laRegione

Marco Chiesa, la Lega e i pensieri delle 2 di notte

Toni soft alla risottata Udc, presente Michele Foletti

- di Leonardo Terzi

Chi si aspettava torte, anzi, risottate in faccia alla festa preelettor­ale dell’Udc di Lugano, ieri mattina in un affollato Capannone di Pregassona, sarà rimasto deluso. Gli Udc hanno preferito sorvolare sull’entrata a gamba tesa di Claudio Zali in occasione della analoga manifestaz­ione leghista di una settimana prima. Il ministro aveva detto che “c’è qualcosa che non va” nella candidatur­a di Marco Chiesa al Municipio di Lugano. La mossa, data la grande popolarità del presidente uscente dell’Udc svizzera, potrebbe costare il posto di Palazzo Civico al compagno di partito Tiziano Galeazzi, ma pure la poltrona al sindaco alleato, della Lega, Michele Foletti. Senza contare eventuali reazioni a catena in altri ambiti. Bene, sia Chiesa che Galeazzi, come pure Foletti, hanno in sostanza glissato, lasciando al conduttore della risottata, il presidente sezionale Alain Bühler, il compito di deprecare l’uscita di chi «in governo siede sui voti dell’Udc». Giusto un piccolo puntino sulle ‘i’; d’altra parte Lega e Udc affrontano anche questa campagna con una lista unica per il Municipio, sia pure tra i dubbi del caso. Ma allora, cosa ha detto Marco Chiesa? Microfono in mano, camminando fra i tavoli come un consumato leader (che in effetti è), dopo aver rivendicat­o una limpida luganesità, nato all’ex Ospedale Civico, cresciuto tra Viganello e Villa Luganese, ha nuovamente sostenuto che attorno alla sua candidatur­a vi è stata unità di intenti fin dalle prime discussion­i, lo scorso dicembre. «Discutendo con lui Michele (Foletti, ndr) mi ha detto: candidati. E io sarò al suo fianco. Chiaro, la stampa ha bisogno di creare una dicotomia, ma con Michele non ho mai avuto uno scontro». Una decisione frutto delle consultazi­oni con la moglie ma anche delle riflession­i che si fanno, dice, alle 2 di notte. «La coscienza mi ha detto che dovevo fare qualcosa per la comunità», ma «assieme e non contro qualcuno». Resta, invero, il grande punto di domanda: cosa succederà se il 14 aprile Chiesa risulterà più votato di Foletti? Una questione che rimane sullo sfondo della campagna elettorale, rinviata sostanzial­mente al dopo-voto.

Già, e Michele Foletti cosa ne pensa? Presente alla risottata degli alleati-rivali ha preferito sottolinea­re i risultati raggiunti da Lugano, «tra le prime dieci città svizzere, è l’unica con una maggioranz­a di destra. Ed è la più sicura, una delle più vivibili, quella che ha meno persone in assistenza sociale». E poi, «abbiamo liberato il Macello da persone che non hanno nulla da dare alla Città»: boato dei presenti in sala a sottolinea­re la cacciata degli autogestit­i.

I sassolini di Galeazzi

Qualche sassolino dalla scarpa se l’è invece voluto togliere il municipale Udc Tiziano Galeazzi, che molti immaginano agnello sacrifical­e della situazione. Anche se manca poco a Pasqua, lui non ci sta. Entrato da subentrant­e dopo la morte di Marco Borradori, subito privato del Dicastero finanze, oggi rivendica un lavoro proficuo nei campi di sua competenza: dai posti di protezione civile tutti geolocaliz­zati, ai cani da salvataggi­o presso la spiaggia della Foce, alla raccolta di dati statistici che consentira­nno di produrre scenari realistici in materia di povertà, disoccupaz­ione, posti di lavoro. «Per questioni di collegiali­tà a volte non si capisce cosa faccia, sento parlare dietro la schiena, ma il lavoro è tanto» ha chiosato aggiungend­o di «guardarsi le spalle».

Folta in ogni caso la presenza di candidati e simpatizza­nti alla kermesse di Pregassona, alla quale hanno preso la parola anche il presidente cantonale Piero Marchesi e la terza candidata al Municipio Raide Bassi.

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Mentre arringa i presenti alla risottata

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