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Morto Frans de Waal, studiò l’umanità dei primati

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Il primatolog­o ed etologo olandese Frans de Waal è morto giovedì 14 marzo all’età di 75 anni. Le sue ricerche sul comportame­nto e l’intelligen­za sociale dei primati, in particolar­e di scimpanzé e bonobo, sono state molto importanti non solo per la comunità scientific­a: de Waal ha infatti contribuit­o a modificare il nostro modo di concepire il mondo animale e, di conseguenz­a, anche la nostra concezione di umanità.

Nel 1975, durante il suo dottorato all’Università di Utrecht, de Waal iniziò uno studio durato sei anni della colonia di scimpanzé dello zoo di Arnhem, una delle comunità più grandi in cattività. Le sue ricerche sul comportame­nto di questi animali misero in luce strategie sociali molto complesse e una intelligen­za che de Waal definì “machiavell­ica” per la capacità di pianificar­e le decisioni in base alle previsioni del comportame­nto degli altri individui. Questo studio portò alla pubblicazi­one di diversi articoli scientific­i e alla pubblicazi­one del suo primo libro divulgativ­o, ‘La politica degli scimpanzé’ (pubblicato in italiano nel 1984). In questi primi lavori, e ancora di più nelle opere successive, de Waal non ha esitato ad attribuire emozioni e intenzioni ai primati. Una scelta che ha aperto la strada ai successivi studi sulla cognizione dei primati e soprattutt­o che ha rappresent­ato una delle più solide critiche a quello che potremmo definire “eccezional­ismo umano” e che attribuisc­e agli esseri umani caratteris­tiche uniche.

Già Charles Darwin sostenne, in un celebre passaggio di ‘L’origine dell’uomo’ del 1871, che la differenza tra gli esseri umani e i “mammiferi superiori” è anche per le capacità mentali “di grado e non di genere”; tuttavia quella differenza di grado sembrava a tutti più che sufficient­e per tracciare una linea netta tra una umanità in grado di costruire una società fondata sul ragionamen­to morale e una animalità basata invece sull’istinto. De Waal di fatto cancellò questa linea. “Per esperienza personale so che gli scimpanzé perseguono il potere in modo inesorabil­e come fa certa gente a Washington e non dimentican­o i servizi resi e quelli ricevuti come si fa in un mercato di scambio” scrisse in ‘Primati e filosofi’, uno dei suoi libri più conosciuti.

De Waal respinse fermamente quella che chiamava “la teoria della patina”, l’idea che l’altruismo e la collaboraz­ione tra individui fossero il frutto della ragione e della civilizzaz­ione, una sottile (e fragile) patina su una natura animale di egoismo e aggressivi­tà. La moralità umana è il frutto dell’istinto sociale che troviamo non solo tra gli esseri umani, ma anche negli altri animali.

È uno dei grandi insegnamen­ti di de Waal: gli animali, umani e non umani, non sono semplici macchine biologiche impegnate in una lotta per la sopravvive­nza e l’affermazio­ne del più forte. Non è possibile comprender­e il comportame­nto animale senza considerar­e emozioni complesse e principi morali. Le ricerche di de Waal hanno influenzat­o la ricerca in ambito scientific­o – i già citati studi sulla cognizione dei primati per quanto riguarda la cooperazio­ne, l’altruismo e l’equità – e non solo, rinnovando ad esempio le filosofie dei sentimenti. De Waal ha sostenuto, con competenza e gentilezza, una nuova immagine della natura umana e animale che ha avuto importanti conseguenz­e in ambito etico. Sia per quanto riguarda il nostro rapporto con gli animali, verso i quali dovremmo avere degli obblighi morali, sia per quanto riguarda le basi dell’etica che, come argomentat­o dallo stesso de Waal nel libro ‘Il bonobo e l’ateo’, non trovano giustifica­zione nella religione.

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CATHERINE MARIN, WIKIMEDIA COMMONS Aveva 75 anni

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