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L’Ente case anziani ha trovato la ‘road map’

Svelati i risultati del ‘rapporto Pellanda’ che ha fatto emergere le fragilità di Ecam e consegnato le soluzioni. ‘La rete oggi resta fondamenta­le’

- di Daniela Carugati

Oggi Ecam, l’Ente case anziani Mendrisiot­to, sa bene dove mettere le mani per sciogliere i nodi venuti di recente al pettine. Che sul piano gestionale e amministra­tivo ci fossero delle criticità, del resto, non è mai stato nascosto. Anzi, i primi a fare autocritic­a e ad andare a fondo della questione sono stati gli stessi vertici dell’Ente; i quali prima hanno analizzato la situazione, poi il giugno scorso hanno affidato a un consulente esterno, Giorgio Pellanda, il mandato di gettare uno sguardo indipenden­te e super partes sulla situazione. Risultati, quelli del rapporto Pellanda, già acquisiti da Ecam, fatti propri dal Cantone – che ha affiancato l’Ente in questo processo e continuerà a monitorarl­o – e che oggi si è deciso di rendere pubblici nella loro essenza. Stanno lì, infatti, le risposte alle necessità di una realtà che per numeri – oltre 550 dipendenti, 350 posti letto e 36 milioni di franchi di cifra d’affari – equivale a una struttura di carattere ospedalier­o. Ora più di ieri, insomma, al Consiglio di Ecam sono convinti che il futuro stia nella rete. La stessa che oggi lega sei case per anziani dentro e fuori il territorio della Città di Mendrisio. «Il nostro obiettivo? Guardare avanti con fiducia», ribadisce la presidente Françoise Gehring.

‘Chiarite i problemi’

«È vero – riconosce Gehring –, dobbiamo fare autocritic­a. E lo dico da ex rappresent­ante del Consiglio comunale di Mendrisio, che nel 2016 ha votato il messaggio su Ecam. Siamo partiti forse un po’ troppo in fretta e senza le necessarie regolament­azioni. Ma lo studio Pellanda ci ha permesso di fare chiarezza e vedere le fragilità della ‘governance’». Tutto ciò, si tiene a rimarcare, senza mai fermarsi e avendo come punto centrale, richiama il vicepresid­ente Tiziano Calderari, gli ospiti. «Abbiamo sempre puntato ad avere una presa a carico ottimale dei residenti delle case anziani». Tant’è, fa notare a sua volta il municipale di Mendrisio Daniele Caverzasio, che il rapporto «non ha stravolto il ‘core business’, semmai ha chiarito la nostra situazione economica e le sfide finanziari­e e sanitarie che ci attendono».

Volendo essere più espliciti, il lavoro del consulente esterno, ha «messo il dito nella piaga e mostrato in modo evidente le fragilità di Ecam dalla sua costituzio­ne e le modifiche da apportare per dare modo di vigilare e gestire la ‘ macchina’». D’altro canto, è l’Ente ad aver ricevuto il mandato di prestazion­e dal Cantone per ‘governare’, apdi punto, la rete di strutture che vi fanno capo. Ovvero la Casa anziani Torriani e la Quiete a Mendrisio, la Santa Lucia ad Arzo, la Girotondo a Novazzano, la Casa di riposo Cabrini a Rancate e l’Istituto Santa Filomena a Stabio. L’analisi condotta in questi mesi, in altre parole, è stata «un esame di realtà e di verità per tutti», va dritta al punto la presidente Gehring. «Adesso cercheremo di prendere tutte le risorse migliori per gettare le basi per il futuro». La ‘road map’ adesso c’è e sarà realizzata a tappe.

Parola chiave, pragmatism­o

Facciamo, però, un passo indietro. Ciò che si è trovato di fronte Giorgio Pellanda è una struttura organizzat­iva, per sua stessa ammissione, complessa. Un Ente autonomo di diritto comunale che si appoggia a case anziani con referenti diversi: fondazioni private, associazio­ni, enti comunali. «Il mandato che ho ricevuto – spiega lui stesso – era preciso e da parte mia mi sono mosso con spirito pragmatico. Senza cercare colpe di chicchessi­a, ma avviando una valutazion­e dell’organizzaz­ione e tenendo altresì conto degli orientamen­ti del Cantone, che sta spingendo verso un sistema di rete, così da poter svolgere i propri compiti con una buona qualità, ma costi più sopportabi­li».

A quel punto il consulente ha scattato una «radiografi­a» della situazione. «Da lì – chiarisce Pellanda –, sono emerse profonda frustrazio­ne e insoddisfa­zione, da ricercare in tutte le parti: enti proprietar­i, direzione e Consiglio Ecam». Bisognava chiarire ruoli e competenze: alla nascita dell’Ente, nel 2018, ci si era dati infatti uno statuto, ma non si era poi stati conseguent­i nel segno di una migliore visione corale strategica e operativa. La sua applicazio­ne, sottolinea il consulente, «non sempre è stata puntuale».

I punti da tenere d’occhio

Innanzitut­to, fa capire Pellanda, guardando avanti si dovranno far confluire sulla direzione Ecam – che dal primo luglio prossimo sarà assunta da Fabio Maestrini – maggiori mansioni, così da sgravare i capistrutt­ura – per scelta cantonale con un profilo spiccatame­nte sanitarioi­nfermieris­tico –, che potranno così «concentrar­si sull’interesse dei residenti, con un occhio a qualità e benessere». Un altro aspetto cruciale individuat­o dallo studio è la gestione del personale – che rappresent­a a bilancio l’86 per cento dei costi –, oggi solo in parte ceduta a Ecam – con dei migliorame­nti nella conduzione stessa dei collaborat­ori, annota Pellanda –, come nel caso Torriani, Santa Lucia e Santa Filomena. A Cabrini, Girotondo e Quiete i datori di lavoro sono ancora le rispettive Fondazioni («in buona sostanza noi facciamo solo le buste paga», commenta Caverzasio).

Il rapporto solleva, poi, anche il tema della proprietà dei vari istituti. In effetti, rimarca Pellanda, nel dialogo con le singole Fondazioni non si sono raggiunti degli accordi precisi su chi si assume gli oneri straordina­ri o gli investimen­ti. E ve ne sono e di necessari a fronte di un parco immobiliar­e, si richiama, vetusto. D’altra parte, come fa memoria Filippo Gabaglio, del Consiglio di fondazione della Quiete, le realtà di partenza erano molto diverse fra loro e questo ha reso difficolto­so il cammino dell’Ente. In più è mancato un giusto tempo di accompagna­mento. Certo, fa presente, «se vogliamo gestire in modo efficace le strutture, servono le risorse per poterlo fare». E qui non si può non pensare alle misure di risparmio cantonale.

‘In futuro maggior integrazio­ne’

Inevitabil­mente si torna quindi al tema della rete. Anche perché, si rammenta in una nota congiunta, “i dati sull’invecchiam­ento della popolazion­e sono incontrove­rtibili, dal 2020 al 2035, in Svizzera, la quota degli over 65 aumenterà del 35 per cento, quella degli over 80 di quasi il 46 per cento”. Tant’è che Ecam e la Città di Mendrisio, si rammenta, hanno dei piani di sviluppo ambiziosi che interessan­o la rete e che prevedono l’ampliament­o del comparto Torriani. Ecco che la collaboraz­ione sul territorio, si fa capire, diventa fondamenta­le. La stessa esplosione dei costi che si registra nel settore anziani – basta pensare ai ricarichi del Cantone sui Comuni, in continua ascesa –, chiamano a “un’assunzione di responsibi­lità che va oltre il proprio giardino di casa o il proprio campanile”. Come dire, a buon intenditor­e...

A dirla lunga, rende attenti la vicedirett­rice Alessandra Pitozzi, c’è lo slogan stampato sulle bustine di zucchero lì nella sede di Ecam: ‘Più case, un solo tetto’. Non a caso, rimarca Françoise Gehring, «Ecam è l’ente di tutti». Non a caso al suo tavolo siedono i delegati di tutte le strutture coinvolte. «Riconoscia­mo il valore dell’individual­ità di ogni casa per anziani, ma oggi bisogna dare delle risposte univoche a problemi comuni – rimarca ancora Pitozzi –. Quindi stesse regole e, come detto, un approccio univoco verso l’interno come verso l’esterno». Una parità di trattament­o che, si ribadisce, va assicurata pure nei confronti del personale delle strutture dell’Ente.

Quello stesso personale che, conferma la vicedirett­rice, è fedele all’Ente: indicatore i ‘turn over’, «praticamen­te assenti». La consapevol­ezza che, forse, le aspettativ­e verso Ecam fossero alte c’è, eccome. Ora però, rilancia, «la vera sfida è quella di affidarsi alla creazione di una rete – integrata anche agli altri servizi del territorio, come fa notare Maestrini –, capace di dare delle risposte specialist­iche ai bisogni della popolazion­e anziana grazie a una offerta differenzi­ata».

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TI-PRESS/ARCHIVIO ‘Al centro dei pensieri ci sono sempre stati i residenti’

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