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Il contributo svizzero all’Unrwa resta bloccato

Bozza Usa all’Onu: ‘Cessate il fuoco immediato’

- Ansa/ats/red

Di fronte alla carestia che affligge Gaza 17 organizzaz­ioni umanitarie hanno chiesto il rapido sblocco dei fondi svizzeri per l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestines­i (Unrwa). Ieri hanno inviato un appello in tal senso al Parlamento e al Consiglio federale. Tuttavia, il Dipartimen­to federale degli affari esteri (Dfae) lo ha respinto.

Riguardo al pagamento dei 20 milioni di franchi previsti per il 2024 sarà possibile decidere solo quando saranno disponibil­i maggiori informazio­ni sulle accuse mosse da Israele contro l’agenzia umanitaria, ha indicato il Dfae.

Le organizzaz­ioni umanitarie in Medio Oriente potranno essere sostenute solo dopo aver consultato le commission­i di politica estera del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati. Il Parlamento aveva deciso in tal senso durante la sessione invernale di dicembre, in occasione dell’esame del bilancio. Secondo il Dfae, queste consultazi­oni sono previste per il secondo trimestre del 2024. I fondi saranno – nel caso – versati a rate, ha aggiunto il dipartimen­to cui è a capo Ignazio Cassis. La Svizzera, con il suo contributo, è uno dei maggiori donatori dell’organizzaz­ione umanitaria palestines­e dell’Onu. Philippe Lazzarini, direttore svizzero dell’Unrwa, si presenterà intanto lunedì davanti alla Commission­e di politica estera del Consiglio nazionale (Cpe-N) a rispondere delle accuse di infiltrazi­oni di Hamas nell’Unrwa. Diversi sono gli Stati che hanno sospeso i pagamenti all’agenzia di aiuti a causa di queste accuse. La Svezia li ha ora ripresi.

Le mosse di Biden

GliUsa accelerano, per la prima volta in oltre cinque mesi di guerra, su un cessate il fuoco a Gaza. Entro la settimana – forse già oggi – la diplomazia americana presenterà al Consiglio di sicurezza Onu una bozza di risoluzion­e in cui si chiede un “cessate il fuoco immediato e prolungato, in connession­e con il rilascio di tutti gli ostaggi”. Un “segnale forte” che rovescia le precedenti posizioni degli Usa che avevano posto il veto ad altre risoluzion­i – come quella dell’Algeria – obiettando proprio sull’aggettivo “immediato”. La svolta Usa giunge alla vigilia della visita in Israele del segretario di Stato Antony Blinken. Il capo della diplomazia Usa – che oggi incontrerà Benyamin Netanyahu – ha ribadito che l’annunciata operazione di terra a Rafah, nel sud della Striscia, sarebbe “un errore”, una mossa “non necessaria” per eliminare la minaccia di Hamas, come invece sostiene con forza il premier israeliano. Allo stesso tempo Blinken ha stimato “possibile” un accordo sullo scambio di prigionier­i perché le distanze tra le parti si stanno “riducendo”. “Una tregua si avvicina”, è la sua convinzion­e.

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KEYSTONE Lancio di aiuti sullaStris­cia

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