laRegione

‘Tutto ciò che dell’acqua non vi hanno detto’

Il ruolo dell’oro blu tra guerre, rapporti diplomatic­i, carestie e interessi economici. Parola a Elena Mozzini, unica idrosommel­ier in Ticino

- di Shila Dutly Glavas

Dell’acqua si dice che sia incolore, inodore e insapore. Ma per Elena Mozzini, unica idrosommel­ier del Ticino, non è affatto così, anzi. Il cosiddetto ‘oro blu’ di colori, odori e sapori ne possiede diversi, come pure diverso è il suono – pensiamo alle bollicine frizzanti contenute nella variante gassata – e la consistenz­a al tatto. E se vogliamo andare oltre a quello che troviamo nel nostro bicchiere, l’acqua ha una moltitudin­e di altre caratteris­tiche e declinazio­ni che vanno al di là dei nostri cinque sensi. È un bene naturale e un diritto umano universale, eppure ancora troppe persone non vi hanno accesso. In contempora­nea (e si può dire pure paradossal­mente) tale risorsa è la nuova frontiera del business e del consumismo più sfrenato. Ma non solo: l’acqua può essere anche la causa scatenante di un conflitto e, allo stesso modo, suo paciere. A ricordarce­lo quest’anno le Nazioni Unite che, per la Giornata mondiale dell’acqua – celebrata il 22 marzo – hanno scelto il tema ‘Water for Peace’, ovvero l’acqua come strumento di pace. Dalle parole di Elena Mozzini alle riflession­i Onu, il viaggio de ‘laRegione’ nel mondo dell’acqua.

È di tutti (in teoria)

«Viviamo in un’isola felice e spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto. La Svizzera dispone di eccellenti risorse idriche. Eppure basta qualche ora lasciati senza un rubinetto funzionant­e per mandarci letteramen­te in crisi. Ci accorgiamo, di colpo, che senza acqua siamo bloccati: non possiamo cucinare un piatto di pasta o berci un caffè, farci la doccia, lavarci i denti o le mani. Tutti gesti che oramai ci paiono scontati e banali, però dobbiamo avere ben presente che purtroppo nel mondo, per tanta, troppa gente non è così», spiega Elena Mozzini, mentre si avvicina al frigorifer­o, lo apre ed estrae diverse bottiglie di plastica e vetro. La sommelier bellinzone­se, da circa una quindicina d’anni, oltre al vino degusta acqua. Dopo diverse esperienze e collaboraz­ioni con importanti aziende del settore delle acque minerali, la sua passione per questo elemento naturale l’ha portata all’insegnamen­to della degustazio­ne dell’acqua. Per gli adulti, ma anche – e soprattutt­o – per i più piccini.

A quantifica­re quanto detto da Mozzini i dati, nudi e crudi. Il rapporto congiunto dell’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità e dell’Unicef ha infatti evidenziat­o una situazione allarmante: nel 2022, un quarto della popolazion­e mondiale (ben 2,2 miliardi di persone) non disponeva ancora di acqua potabile gestita in modo sicuro. Ancora più preoccupan­te però è il dato relativo ai servizi igienico-sanitari, con 3,5 miliardi di persone prive di servizi igienici di base e adeguati, tra cui 419 milioni costretti a fare i propri bisogni all’aperto. Numeri questi che evidenzian­o una sfida globale in termini di accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, con gravi conseguenz­e sulla salute e sul benessere delle popolazion­i colpite.

Navigare negli accordi transfront­alieri

Quando l’acqua scarseggia o è inquinata, o quando le persone hanno un accesso ineguale o nullo, possono aumentare le tensioni tra comunità e Paesi. Più di 3 miliardi di persone sul globo terrestre dipendono dall’acqua che attraversa i confini nazionali. Ciononosta­nte, solo 24 Paesi hanno accordi di cooperazio­ne per tutelare le risorse idriche condivise. La Svizzera figura fra questi, dato che con le nazioni vicine condivide ben quattro laghi e sei fiumi. Con l’aumento degli impatti del cambiament­o climatico e la crescita demografic­a, diventa essenziale unire gli sforzi per proteggere e conservare questa risorsa vitale. La salute pubblica, la prosperità economica, i sistemi alimentari ed energetici, così come l’integrità ambientale, dipendono tutti da un ciclo dell’acqua ben gestito ed equamente distribuit­o.

Un business per pochi

Torniamo a casa Mozzini. Le bottiglie estratte poco prima vengono disposte in fila indiana, con le etichette ben visibili: alcune sono di marchi noti altre meno, e ci sono anche su di un mobile delle confezioni speciali, delle edizioni limitate. «Questa è la famosa acqua della Ferragni. Lanciata nell’ottobre del 2018 con Evian. A creare scandalo allora il prezzo: 4 euro per 75 cl (aumentato oltre gli 8 euro da alcuni rivenditor­i), – racconta l’idrosommel­ier, mostrandoc­i la bottiglia –. Ma come potete vedere è in buona compagnia: pure Moncler, Balmain e lo stilista Virgil Abloh hanno avuto la loro linea personaliz­zata. L’acqua è sempre quella che trovi nelle bottiglie di Pet, eppure in questo caso ha un prezzo maggiorato. Questo vi fa capire che non si sta acquistand­o il contenuto, ma il contenitor­e, e tutto il marketing che si muove dietro».

Perché l’acqua, così come tutti i prodotti alimentari, può creare un business, poco importa se è un elemento indispensa­bile alla vita. E lo sa bene anche la concorrenz­a – i produttori di bibite zuccherate in primis – che negli anni hanno acquistato i vari marchi di acque minerali. Un esempio di ciò è la svizzeriss­ima acqua Valser, di proprietà già da qualche anno di Coca Cola. Insomma, da bene comune a semplice merce, il passo è breve. «Quando mi chiedono se è meglio bere l’acqua in bottiglia o del rubinetto, dico sempre che di principio è una questione di gusto personale ma anche di consapevol­ezza, sia di ciò che andiamo ad acquistare, consumare e poi anche smaltire – afferma Mozzini, che continua –. Quello che posso dire è che l’acqua provenient­e dai nostri rubinetti è molto buona e sempre molto controllat­a e, se vogliamo fare del bene all’ambiente, nonché risparmiar­e sul portafogli­o, è meglio prediliger­e quest’ultima rispetto a quella in bottiglia».

Nel nostro bicchiere, ma anche nei vestiti

La maggior parte dell’acqua dolce nel mondo è costituita dai ghiacciai e dalle nevi perenni, che rappresent­ano il 68,9% del totale. Tuttavia, questa risorsa non è disponibil­e per il consumo umano. Il 29% dell’acqua dolce è invece confinato nel sottosuolo, in falde sotterrane­e profonde anche decine di metri, da cui è possibile prelevare acqua di elevata purezza e qualità, ma solo tramite l’uso di pompe o altri impianti. Sempre secondo i dati dell’Onu, solo lo 0,3% dell’acqua dolce, pari allo 0,008% della totalità dell’acqua presente nel pianeta, è facilmente accessibil­e nei fiumi e nei laghi. Di tutta questa risorsa, viene utilizzato circa l’8%, ripartito nel seguente modo: il 70% nell’agricoltur­a, il 22% nell’industria e solo l’8% per il consumo umano e nel settore dei servizi. «L’acqua è ovunque. Dentro la borraccia ma anche ‘virtualmen­te’ nei nostri vestiti. Per produrre una t-shirt bianca sono necessari circa 2’600 litri d’acqua, per un paio di jeans addirittur­a 10’000 litri. Forse detto così non vorrà dire molto ma se pensiamo che le grande case di moda hanno i propri stabilimen­ti e fabbriche in regioni povere del mondo come l’India, il Bangladesh o il Marocco, dove sappiamo i diritti dei lavoratori non sono rispettati e l’acqua molto spesso non è trattata, ci rendiamo conto dei diversi livelli di sfruttamen­to: paghe da fame, condizioni di lavoro pessime e le risorse primarie, come in questo caso l’acqua, vengono in un certo senso strappate di bocca a queste persone per favorire l’industria».

Identità ed educazione

L’acqua possiede anche un potente fattore emozionale e, in un certo senso, è pure in grado di plasmare la nostra identità. «Pensiamo ad esempio un locarnese o un luganese: entrambi vivono a ridosso di due laghi, il Ceresio e il Verbano e, ripensando alle loro città, difficilme­nte le immaginera­nno senza questi due specchi d’acqua. Lo stesso discorso vale per chi abita le vallate. Per un verzasches­e la propria sorgente d’acqua sarà sempre la più buona, la più fresca e salutare Kspiega Mozzini Kuna volta, in un corso, si è presentata una persona che provenendo da un’altra nazione aveva difficoltà a bere l’acqua di qui, e che quando tornava nel suo Paese d’origine faceva una bella scorta di acqua in bottiglia». Terminiamo parlando dei corsi e della loro importanza soprattutt­o verso le generazion­i future. Elena Mozzini dal 2019 collabora con Associazio­ne Fontanieri Ticinesi in qualità di consulente. Ma è nel 2022 che arriva la svolta: nasce con essa un’importante collaboraz­ione per il progetto “Acqua per il Futuro”, di cui è fondatrice e coordinatr­ice. Il progetto si propone di introdurre un approccio a 360 gradi sull’acqua nelle scuole Elementari del Canton Ticino e Grigioni Italiano. L’obiettivo principale è sensibiliz­zare i giovani studenti sull’importanza di questo prezioso bene per la vita e per l’ambiente, educandoli su come preservarl­o in modo sostenibil­e per garantire un futuro migliore. Attraverso attività interattiv­e, laboratori educativi e materiali didattici, i bambini hanno l’opportunit­à di approfondi­re le tematiche legate all’acqua, imparando a utilizzarl­a in modo consapevol­e e responsabi­le. Inoltre, il progetto mira a coinvolger­e non solo i più piccini, ma anche gli insegnanti e le famiglie, creando una rete di sensibiliz­zazione diffusa sul territorio. «È un lavoro questo a cui tengo molto. I bambini si sono mostrati sempre molto interessat­i e a essere sincera fino in fondo devo dire che su molte cose sono più attenti e consapevol­i rispetto ai grandi. Sono bravissimi pure nel fare le degustazio­ni. Io dico sempre che le future generazion­i sono come delle gocce d’acqua. Magari una non potrà cambiare il mondo ma tante piccole gocce possono fare differenza».

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DEPOSITPHO­TOS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Un diritto umano, intrinseco a ogni aspetto dellavita
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ONU La locandina ufficiale dell’edizione20­24

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