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Largo alle donne (o tenerle alla larga)

Silvia Gada e la sua sezione Plr che ne candida una sola: ‘C’è ancora molto da fare per migliorare la conciliabi­lità lavoro-politica-famiglia. Il tema va approfondi­to’

- di Marino Molinaro

Palazzo Civico non è un luogo per donne? Talune cifre e situazioni lo indichereb­bero. A parte la parentesi di Flavia Marone che è stata municipale Ppd dal 2004 al 2012, l’esecutivo di Bellinzona pre e post aggregazio­ne è sempre stato declinato al maschile al contrario di realtà come Lugano, Locarno, Chiasso e Mendrisio che han saputo valorizzar­e un po’ meglio la differenza di genere. Ora, tra le forze turrite in corsa alle Comunali del 14 aprile alcune spiccano per un inseriment­o di donne in lista per il Municipio, altre meno, talune affatto. Quattro candidati Lega/Udc, qui intervista­ti il 16 marzo, han fatto ‘mea culpa’: «Non siamo riusciti a coinvolger­ne, talune si sono autoesclus­e, a destra siamo rimasti indietro». Il sindaco ha detto che per farsi eleggere «non basta essere uomini o donne e nemmeno essere militanti di un partito». Maura Mossi Nembrini, granconsig­liera e consiglier­a comunale di ‘Più Donne’ ha lanciato il sasso: «Una volta candidate, le donne devono anche essere messe nella condizione di poter essere elette. Purtroppo quasi sempre vengono privilegia­ti i candidati uscenti oppure quelli che il partito caldeggia». Nel Centro l’uscente Giorgio Soldini è sotto pressione (c’è voglia di rinnovamen­to) e le candidate sono ben quattro. Due nell’Unità di sinistra (fra cui la presidente sezionale) i cui due attuali seggi sembrano però già essere attribuiti. Idem nel Plr, dove nell’altra metà del cielo brilla soltanto Giulia Mozzini, 28 anni, a digiuno di politica attiva. La presidente sezionale

Silvia Gada, designata un anno fa, analizza con noi la situazione.

Cos’è successo? Perché non siete riusciti a fare meglio? Cosa metterete in campo per favorire un riequilibr­io che molti auspicano?

La commission­e cerca ha incontrato persone politicame­nte molto valide. Giulia Mozzini lo è, come lo sono gli altri sei candidati. L’unica differenza è che molte altre donne e uomini sentiti non hanno dato la disponibil­ità a candidarsi per motivi profession­ali. La loro non è stata una rinuncia per disaffezio­ne verso la politica. Il problema sta a monte, e mi spiego. Per svolgere bene una funzione bisogna anzitutto integrarsi e dare prova di sé. Perciò politica e società devono saper creare le condizioni quadro che consentano a chiunque di proporsi, trovare spazio, raccoglier­e opportunit­à, imparare, appassiona­rsi, crescere. In tal senso vedo che c’è ancora molto da fare per migliorare la conciliabi­lità lavoro-politica-famiglia, specialmen­te in una città in crescita come Bellinzona dove fare il municipale assorbe almeno il 50% del tempo lavorativo e parecchio tempo libero. E sebbene questo discorso valga a maggior ragione per le donne, non per forza mettere in lista quattro donne su sette è sinonimo di qualità a prescinder­e.

Però zero o una su sette sono poche. Cosa farà per favorire la donna in politica?

Si potrebbe valutare l’abbandono del sistema di milizia, che in base al Regolament­o comunale prevede attualment­e, comunque, retribuzio­ni e rimborsi spese. Ma ciò non cambierebb­e il fatto che nel nostro sistema democratic­o la rielezione non è garantita, sebbene probabile. In questo contesto s’inserisce la reale possibilit­à di elezione di una o più candidate donne a fronte del concreto obiettivo del partito di vedere quantomeno confermati i seggi occupati da uomini.

Quindi il problema, viste le cifre esigue di donne candidate, è semmai dei partiti che non sanno formare al loro interno politiche donne?

Se la donna vuol far parte della politica deve proporsi. A loro volta i partiti devono saper coinvolger­e, specialmen­te le nuove generazion­i. E creare le condizioni affinché si appassioni­no alla cosa pubblica.

Ma se una parte del problema è la funzione – che ‘mangiando’ lavoro e tempo libero allontana ottimi papabili –, il Plr non intende suggerire una modifica del sistema?

Il tema va affrontato e approfondi­to, perché stiamo parlando della risposta che una persona eletta sa e può dare alle esigenze della popolazion­e. Un problema che non è solo di Bellinzona. Ricordo la contestazi­one, anche forte, sfociata nel referendum del 2018 contro le remunerazi­oni previste nel primo Municipio della Città aggregata. In quel momento ha prevalso l’idea che il municipale fosse attivo per solo qualche ora alla settimana e per il resto deleghi a funzionari e tecnici, mentre in realtà è tenuto a tenere tutto sotto controllo e a occuparsi anche dei contatti con la popolazion­e. Perciò a mio avviso si può immaginare una rivalorizz­azione della funzione a livello di struttura e sistema, senza però andare verso una profession­alizzazion­e o un riconoscim­ento previdenzi­ale.

Ma come rivalorizz­are la funzione se non si colma il vuoto pensionist­ico e se in definitiva è sempre l’elettore a decidere?

Purtroppo non sempre l’impegno di un municipale ottiene il giusto riconoscim­ento del cittadino votante. Sarebbe utile aumentare la consapevol­ezza generale di quanto la politica e i municipali fanno in un contesto assai complesso. Con troppa facilità si sminuisce e banalizza. Assumendo un anno fa la presidenza della sezione ho voluto impostare un lavoro di ‘rete’ nella quale confrontar­ci e individuar­e soluzioni. Confido che da questo contesto arrivi il sostegno verso chi intende ingaggiars­i maggiormen­te, come pure proposte migliorie.

Proprio perché il problema non è solo di Bellinzona e le grandi Città aggregate richiedono funzioni e impegno maggiori rispetto agli ex piccoli Comuni, non è il caso di rivedere la situazione su scala cantonale?

Appunto, bisognereb­be partire da una rivalorizz­azione del lavoro svolto. Inoltre credo che si dovrebbero definire in modo preciso il carico di lavoro e la conseguent­e remunerazi­one. Senza però perdere lo spirito del sistema di milizia, che garantisce un contatto diretto col territorio.

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TI-PRESS Da un anno presiede la sezione liberale-radicaleci­ttadina

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