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Politica, un saliscendi ‘Del passato dico...’

Per tre candidati non sono mancati momenti difficili: Franscella nel feudo di Gilardi, Antunovic nel Partitone e Zanchi come capodicast­ero Sicurezza

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Franscella, lei arriva da diverse esperienze politiche anche di portata cantonale. Ma una, per impatto e se vogliamo anche per drammatici­tà, emerge su tutte: quella muraltese con Ordine e Progresso, interrotta­si bruscament­e causa esclusione dalla Sezione quando da vicesindac­o aveva ventilato l’ipotesi di sfidare il sindaco Stefano Gilardi. Come cambia fare politica nel Centro a Locarno?

FRANSCELLA – Sono abituato a guardare al presente e al futuro. Tuttavia, tutto “fa curriculum”, nel senso che nella mia trentennal­e carriera politica ho vissuto esperienze positive, fra cui la presidenza del Gran Consiglio, ma anche qualcuna negativa; prima fra tutte, in effetti, quella muraltese, anche se solo al suo epilogo, visto che prima avevo comunque trascorso 12 anni in Municipio, raccoglien­do diverse belle soddisfazi­oni. Al di là di tutto, mi piace pensare che anche le brutte esperienze insegnino e aiutino a crescere. Quanto al Centro di Locarno, è stata una bella scoperta e si sta lavorando bene.

A proposito di momenti di difficoltà, lei Pierluigi Zanchi ne ha avuto esperienza come capodicast­ero Sicurezza, esautorato dal compito. Come l’ha vissuta?

ZANCHI – Non bene, di certo. Anche se prima, e sicurament­e più di me, hanno pagato il Corpo di polizia e l’ex comandante Bossalini. Questo, consideran­do che nel primo anno e mezzo di mandato eravamo riusciti a raggiunger­e assieme una buona quindicina di obiettivi, mentre altri 4 di peso sono ancora lì sul tavolo che attendono. Il primo è il Polo regionale di polizia, che avrebbe dato un grande impulso dal profilo della prossimità ai Comuni serviti. Altri punti importanti che stavo iniziando a portare avanti erano la modalità di conduzione con il metodo della cultura dell’errore, la questione della comunicazi­one collaborat­iva e quella della giustizia riconcilia­tiva. A conti fatti ritengo ci sia stato un problema di comunicazi­one: non c’era stata prima che arrivassi e non c’è stata dopo, a vari livelli.

In Municipio si è sentito tutelato od osteggiato?

ZANCHI – Diciamo che ho sofferto l’impossibil­ità di continuare a lavorare. Ma ciò è avvenuto a causa delle fortissime pressioni dall’esterno, che hanno di fatto costretto la maggioranz­a a prendere quella decisione. Devo anche dire che gli audit effettuati in seguito hanno dimostrato che il 70% del Corpo di polizia non si è sentito sostenuto dal Municipio, così come ci aveva segnalato Bossalini prima della sua partenza.

Anche lei Antunovic se n’è andato dal Plr sbattendo la porta. Cosa le era successo nel Partitone? Aveva a che fare con le sue origini straniere?

ANTUNOVIC – Non lo so, credo sia stata soprattutt­o una questione di rispetto ed equità di trattament­o, valori per me importanti­ssimi che qualcuno, non tutti, avevano dimostrato di non avere. Soprattutt­o dopo che non mi ero limitato a rimanere una comparsa, come qualcuno sperava, ma ero entrato in Consiglio comunale.

Fatto sta che lei è poi approdato ai Verdi, ritagliand­osi immediatam­ente un ruolo da protagonis­ta. Eppure, oggi, in Municipio non c’è un Verde, ma un Indipenden­te uscito dai Verdi 5 anni fa. Come la mettiamo?

ANTUNOVIC – Non mi piacciono le etichette. Mi basta constatare che Pier Zanchi è un ecologista, che per tutta la legislatur­a ha portato avanti il programma che avevamo fissato all’inizio. Per me è più Verde lui di tanti altri. Quando mi ero distanziat­o dal Plr, mettendomi in lista con i Verdi, mi avevano avvertito che sarei stato il peggiore della lista sia per il Municipio, sia per il Consiglio comunale. Invece, per il legislativ­o sono stato il più votato, risultando primo subentrant­e in Municipio. Questo, anche grazie al fatto che nel gruppo non c’erano né giochi di potere, né grandi famiglie di mezzo. Il prezzo che ho pagato per la mia scelta, che reputo coraggiosa, sono state alcune storie su di me, alcune decisament­e fantasiose e pittoresch­e.

Ancora per lei, Antunovic: vista la lista oggettivam­ente forte del Centro, è realistico per voi sperare nel mantenimen­to del seggio in Municipio?

ANTUNOVIC – Per me sì. Ricordo che tre anni fa ero l’unico a credere nell’entrata dei Verdi.

Zanchi, si sente a rischio?

ZANCHI – Non ho la colla sotto il sedere. Deciderà la popolazion­e di Locarno se ridarmi la sedia sulla quale sono seduto, oppure no. Non so se sono a rischio, ma non mi sento ansioso. Ho sempre fatto politica anche fuori dai partiti, da cittadino, ogni giorno. Il libro ‘ L’orto inclusivo’, che ho appena presentato, lo dimostra. È vero comunque che mi interessa fare altri 4 anni, perché molti progetti (non solo miei) sono rimasti lì un po’ a metà. Lavorare in Municipio mi ha consentito di raggiunger­e un sacco di obiettivi: rispetto a quanto succedeva in Consiglio comunale, non c’è paragone. Credo inoltre di aver portato nell’esecutivo una ventata d’imprendito­rialità fresca e piacevole per tutti, a partire dai funzionari, con cui sto lavorando bene e ho instaurato un ottimo rapporto.

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TI-PRESS/SAMUEL GOLAY La ‘tavolata’ con i quattro aspiranti municipali diLocarno

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