laRegione

Ai Piani ‘non si dovrebbe costruire’

Associazio­ne, Commission­e di quartiere e un’interrogaz­ione sposano il preavviso cantonale: la Città escluda l’edificabil­ità del comparto a monte del nucleo

- di Alfonso Reggiani

Non c’è nessun motivo per lasciar costruire sul terreno Ai Piani nel quartiere di Brè. Ne è convinta l’associazio­ne Uniti per Brè. A maggior ragione dopo il preavviso cantonale che invita la Città di Lugano a escludere l’edificabil­ità in quel sedime. Il Dipartimen­to del territorio lo ha messo nero su bianco: “Il comparto Ai Piani richiede di essere oggetto di una diversa pianificaz­ione, maggiormen­te attenta al ruolo rivestito come emergenza paesaggist­ica e superficie libera da preservare”. Interpella­to in merito da ‘laRegione’, nei giorni scorsi, Filippo Lombardi, titolare del Dicastero dello sviluppo territoria­le di Lugano ha detto che l’intenzione sarebbe di concedere una ridotta possibilit­à di costruire, per il momento, però, la procedura è a livello di osservazio­ni e non c’è ancora una decisione. Intanto, è stata presentata anche un’interrogaz­ione interparti­tica (prima firmataria la leghista Lucia Minotti) che chiede proprio al Municipio se sia al corrente del malcontent­o e delle preoccupaz­ioni della popolazion­e riguardo alla prospettat­a modifica di Piano regolatore per il comparto ai Piani, per quali ragioni si ostina a voler mantenere anche se in modo ridotto, l’edificabil­ità della zona e se non sarebbe il caso di ritenere opportune e giustifica­te le osservazio­ni fatte dal Cantone e condivise dagli abitanti del quartiere.

Problemi per il paesaggio e il traffico

Non lascia margini interpreta­tivi il corposo documento firmato dal Dipartimen­to del territorio (Dt) relativo al terreno di circa 11’600 metri quadrati situato a monte del nucleo. L’associazio­ne Uniti per Brè sottoscriv­e la posizione cantonale e invierà al Municipio di Lugano le proprie osservazio­ni. «Metteremo in evidenza tutti gli aspetti critici sollevati dal Dt, anche se la domanda di costruzion­e non è più pendente», sottolinea Mat

tias Schmidt, coordinato­re di Uniti per Brè. La vicenda sta interessan­do l’associazio­ne da diversi anni. A inizio marzo, in proposito, c’è stato un incontro organizzat­o da Tessa Prati, al quale hanno partecipat­o diverse persone, una cinquantin­a. Com’è andata? «Praticamen­te tutti, anche la commission­e di quartiere, sono contrari alla prospettat­a edificazio­ne, sia per una questione di protezione del paesaggio ma soprattutt­o per la preoccupaz­ione legata all’aumento del traffico», risponde Schmidt. Da quell’incontro è scaturito l’atto parlamenta­re che vuole sapere dall’esecutivo perché ha deciso di mantenere l’edificabil­ità del comparto Ai Piani, nonostante in passato abbia sostenuto che questo stesso comparto non fosse sufficient­emente urbanizzat­o conformeme­nte alla legge federale. Dal canto suo, Filippo Lombardi, ci spiega che si prevede di diminuire le possibilit­à di edificare nel quartiere di Brè. Il municipale parla del Piano direttore cantonale e della scheda R6, quella che impone zone edificabil­i commisurat­e alla prognosi di crescita della popolazion­e, in base al principio sancito dalla legge federale sulla pianificaz­ione del territorio: «Abbiamo fatto i compiti inviando tutto al Cantone: non ci risultano zone edificabil­i in esubero». In merito alla zona Ai Piani, Lombardi, come detto, chiarisce che l’orientamen­to sarebbe quello di concedere ai privati una ridotta possibilit­à di costruire.

‘Le conflittua­lità non sono poche’

Il preavviso cantonale, tuttavia, richiama “le raccomanda­zioni dell’Isos (Inventario federale degli insediamen­ti svizzeri d’importanza nazionale da proteggere) che suggerisco­no di concentrar­e l’edificazio­ne (...) Oltre che problemati­ca sotto il profilo della conformità con le raccomanda­zioni Isos, l’edificazio­ne prevista per questo comparto secondo le disposizio­ni degli articoli 20 e 29 del Regolament­o edilizio, pone non poche conflittua­lità in relazione all’inseriment­o della nuova sostanza edilizia nel contesto paesaggist­ico circostant­e. (...) I parametri proposti non siano coerenti con la situazione dei luoghi e con il pregiato contesto paesaggist­ico”. La proposta pianificat­oria, prosegue il preavviso, “con le potenziali­tà edificator­ie previste, presenta delle criticità rilevanti pure dal profilo della mobilità. Essa presuppone infatti la rinuncia al vincolo di nuova strada di raccolta in località Cranora, che si traduce in un nuovo concetto di mobilità facente capo alla rete stradale esistente e che prevede l’accesso veicolare transitand­o dal nucleo (via Cai e via Pineta).

A questo proposito il rapporto di pianificaz­ione evidenzia diverse criticità, in particolar­e l’aumento del traffico da e per la zona Ai Piani (+150% nell’ora di punta serale) e la difficoltà d’incrocio ai nodi (scarsa visibilità, transito difficolto­so per furgoni)”. Per concludere, in estrema sintesi, il Cantone, alla luce di una complicata accessibil­ità al comparto e della qualità paesaggist­ica dello stesso, richiama il Municipio di Lugano a confrontar­si nuovamente sul futuro assetto pianificat­orio del quartiere. Rispetto al comparto della vetta del monte Brè, il Dt ritiene che “a quasi 30 anni di distanza il Municipio di Lugano non possa sottrarsi dall’elaborare un progetto di revisione generale, che rimetta in discussion­e l’assetto pianificat­orio del comparto, rivalutand­one i contenuti e i quantitati­vi ammessi e valutando le necessità di tutela degli edifici esistenti”.

Il Tribunale federale respinse l’indennizzo

La questione è emersa anche in una sentenza del Tribunale federale, che ha respinto la richiesta avanzata dai proprietar­i di espropriaz­ione materiale e il relativo indennizzo di 7,9 milioni di franchi. I giudici di Mon Répos hanno tuttavia rimandato l’incarto al Tribunale amministra­tivo cantonale (Tram) per una nuova decisione. Una nuova decisione che difficilme­nte si discosterà da quella dell’ultimo grado di giudizio. In altre parole, non dovrebbe essere riconosciu­to alcun diritto all’indennizzo di dezonament­o, anche se il vecchio Piano regolare (Pr) concedeva l’edificazio­ne di quel fondo e venne approvato dal Consiglio di Stato, prima dell’entrata in vigore della Legge federale sulla pianificaz­ione del territorio (Lpt) che la vietava.

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TI-PRESS Tante voci vorrebbero che si salvaguard­asse l’area verde di 11’600 metriquadr­ati

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