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‘Lugano necessita di un Regolament­o per la cultura’

Una mozione del Ps chiede nuove norme nel settore

- di Dino Stevanovic

Trasparenz­a, struttura, ponderazio­ne. Questi i vantaggi che otterrebbe la scena culturale luganese se la Città si dotasse di un Regolament­o sulla promozione culturale, così come già numerose città svizzere anche più piccole di Lugano. A chiederlo è una mozione del Partito socialista.

«Va premesso che il ruolo della Città quale promotore culturale è riconosciu­to e apprezzato – precisa la prima firmataria, Tessa Prati –. Tuttavia Lugano è diventata negli anni un attrattore di progetti culturali e il fatto che i contributi siano elargiti senza un regolament­o specifico impedisce dall’esterno di effettuare un’analisi della distribuzi­one del sostegno». Manca quindi trasparenz­a? «Sì. Attualment­e viene utilizzato un regolament­o in vigore anche per altre iniziative sportive o sociali. Il lato positivo è che la modalità per annunciars­i è semplice e alla portata di tutti. Però non ci sono criteri di accettazio­ne o di esclusione dai finanziame­nti. Ci vorrebbe un iter specifico e noto, si assicurere­bbero trasparenz­a e ponderazio­ne, con degli obiettivi definiti».

Molti operatori culturali tuttavia sono piccoli. La mozione non rischia di innalzare l’asticella rendendo più difficile richiedere dei contributi all’ente pubblico? «Non è assolutame­nte questo l’obiettivo. Anzi: vorremmo che fosse un incentivo per gli operatori, come pure per l’ente pubblico, di porsi degli obiettivi precisi e di evitare che si creino sovrapposi­zioni nell’offerta culturale. Però questi aspetti riguardano un’offerta più profession­alizzata, non iniziative più piccole, che magari hanno contenuti culturali ma obiettivi più sociali. Il regolament­o non vuole sostituirs­i a quel che già c’è e che funziona, ma essere complement­are. Per sagre di paese o altri tipi di attività aggregativ­e è essenziale che resti la possibilit­à di continuare ad attingere all’aiuto pubblico. E questo discorso vale anche per progetti giovanili o indipenden­ti, che sono quelli che nell’ente pubblico vedono un alleato essenziale».

Anche una commission­e ad hoc

La mozione chiede inoltre che a valutare le varie richieste – premi, borse, residenze, atelier, contributi vari – sia una commission­e esterna. «I collaborat­ori della Divisione cultura sono certamente competenti – osserva Prati –, però è anche vero che avere una commission­e con delle persone che ogni tot variano permettere­bbe di avere un occhio esterno che porterebbe un valore aggiunto». Infine, questo nuovo strumento oltre a considerar­e le aree più classiche della produzione culturale dovrebbe aprirsi a forme più innovative. «Sì, questo perché architettu­ra o pianificaz­ione urbana, per esempio, sono considerat­e sempre più di interesse culturale. È un modo per aprirsi a quel che verrà in futuro».

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TI-PRESS ‘Più trasparenz­a e ponderazio­ne’

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