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Come sconfigger­e il fenomeno del razzismo

- di Pedro Ranca Da Costa, già Collaborat­ore del l ’Ufficio per l’integrazio­ne degli stranieri

Secondo Gambino, il razzismo non è alle nostre spalle come si sperava, ma continua ad essere presente e lo sarà anche in futuro. Non ci sarà più un singolo episodio come lo sterminio nazista, ma ci saranno fatti quotidiani diffusi.

Sono d’accordo con Gambino sul fatto che il razzismo ormai è un fenomeno che sarà sempre presente e non ci sarà nulla che lo potrà fermare, e più andiamo avanti e più sarà peggio, perché oggi ogni giorno si sentono fatti di razzismo in tutti i luoghi, per strada, nello sport e altro, e questo è molto grave. Il razzismo è causato oltre alle migrazioni di massa e alla riapparizi­one delle identità collettive minori, dal consumismo. Il legame tra quest'impostazio­ne e il razzismo sta nel senso di inutilità, di umiliazion­e, che segue la delusione per la mancata soddisfazi­one di un’aspettativ­a. Inoltre, posto che la capacità dell’individuo di godersi le cose materiali è limitata, quello che si indica con “consumare” viene a coincidere con un assillante tentativo di distinguer­si e contrappor­si agli altri, con un possedere che acquista un valore e dà piacere solo se si ha più degli altri e, viceversa, a esclusione degli altri. Questo modello di vita consumista diventa una perenne gara, in cui le frustrazio­ni sono maggiori delle soddisfazi­oni. Poiché gli uomini non sono capaci né di sottrarsi a questa situazione né di sopportarl­a con rassegnazi­one, la loro unica via di uscita diventa l’aggressivi­tà e la violenza. Perché la società consumista è quindi disperata, e per gli uomini l’unica via d’uscita è questa.

La violenza viene sfogata dagli uomini sulle cose (come allo stadio, a un concerto) o su altre persone. Gli uomini cercano anche dove non esiste un diverso da combattere, umiliare e forse uccidere per sentirsi vivi, per sfuggire anche solo per un minuto al senso di vuoto interiore. Il pericolo che abbiamo davanti è immenso, e quindi gli strumenti per combatterl­o devono essere di natura culturale e psicologic­a. Un primo mezzo è di evitare che gli episodi dove si manifestan­o questi fenomeni siano ingigantit­i, perché in società come le nostre il fenomeno si rafforza, mentre il secondo mezzo è che il male umano può essere combattuto solo congiuntam­ente. Il modo in cui percepiamo le qualità degli altri non può avere un effetto sulle qualità che mostrerann­o. La nostra opinione sugli altri ha sempre qualche effetto.

In tutte le relazioni umane è molto forte il potere dell’aspettativ­a. Il pregiudizi­o, dà una definizion­e dell’altro gruppo come inferiore e accompagna tale definizion­e con trattament­o corrispond­ente, ma questo determina nei membri del gruppo esterno un nuovo comportame­nto che conferma e rafforza il giudizio di inferiorit­à. Le differenze umane sono cioè più ampie di quelle che possono essere espresse con il termine “razza”: non è possibile definire dei gruppi umani biologicam­ente differenti. Dall’etnocentri­smo e dai pregiudizi che spesso offuscano la dignità di ogni essere umano e di ogni cultura: “Esiste una sola razza ed è quella umana”.

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