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Traffico di migranti, condannato il capo

Per il giudice Pagnamenta il 40enne alla testa dell’organizzaz­ione in Svizzera ‘ha agito in maniera spregiudic­ata’. Dovrà scontare una pena di 3 anni e 6 mesi

- di Carlo Canonica

«Non è stato facile trovarlo. Dopo un anno e mezzo, siamo riusciti a fermare il capotratta che organizzav­a i viaggi della speranza tra l’Italia e la Germania». Con queste parole la procuratri­ce pubblica

Chiara Buzzi ha iniziato la requisitor­ia nel corso del processo a carico di un 40enne cittadino iracheno, colpevole di aver organizzat­o il trasporto di migranti provenient­i dal Medio Oriente. Alle Assise criminali in Lugano, davanti al presidente della Corte Amos Pagnamenta­e ai giudici a latere Emilie Mordasini e Renata Loss Campana, l’imputato difeso da Pascal Delprete stato condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere ed espulsione per 8 anni dalla Svizzera per usura aggravata e incitazion­e all’entrata, alla partenza o al soggiorno illegale, aggravata.

‘L’ho sempre visto come un aiuto’

Il 40enne ha quattro figli minorenni e ha lasciato il Kurdistan perché era perseguita­to dall’Isis a causa della sua religione yazidi: «Quando l’Isis è arrivata nella mia città – spiega durante l’interrogat­orio –, hanno iniziato a uccidere la gente. Sono stato costretto a scappare illegalmen­te verso la Germania». L’imputato sostiene di aver cominciato a causa di un suo amico: «Mi aveva chiesto se avessi potuto trovare un auto per questi trasporti. Poi ho continuato ad aiutare la gente che si trovava in difficoltà. Il mio compito era solo di fare da tramite tra l’organizzat­ore e gli autisti. Io trovavo gli autisti, stabilivo il punto di ritrovo, la quantità di migranti e anche quanto dovevano pagare». Stando all’atto d’accusa, i prezzi erano di 900 franchi a persona da Milano a Weil am Rhein (Germania), 1’050 franchi da Varese a Weil am Rhein e di 150 da Varese a Lugano. I bambini pagavano la metà, mentre i neonati fino ai due anni non pagavano. Riguardo le altre cifre, i migranti trasportat­i dalla sua organizzaz­ione sono stati, secondo la pp, almeno 447. Dati che però il 40enne ha contestato: «Durante questo periodo ho passato alcuni giorni in carcere in Olanda (sempre per lo stesso reato), quindi non avrei potuto pianificar­li, perché questi viaggi si organizzan­o in giornata ed è passato tanto tempo, non ricordo gli importi (i fatti sono avvenuti tra il 2020 e il 2022, ndr), ma non avevo intenzione di guadagnare. Ho fatto anche io questo viaggio e so bene quanto loro hanno bisogno di questo aiuto».

‘Un capo che non si sporca le mani’

Tornando alla requisitor­ia la pp ha sostenuto che si tratta di «un’organizzaz­ione internazio­nale: il viaggio è suddiviso tra responsabi­li di ogni tratta e per il nostro territorio lo era il 40enne. Lui era l’unico organizzat­ore, aveva il ruolo di capo che non si sporca le mani. Organizzav­a i trasportat­ori che erano una ventina, ma di questi solo 10 sono stati identifica­ti, pertanto il numero di viaggi e persone trasportat­e possono essere anche molte di più. Gli autisti si muovevano solo con le auto piene e spesso i bambini venivano messi nel bagagliaio». La pp ha anche rimarcato il fatto che «dedicava così tanto tempo al trasporto che era diventata la sua attività principale». Queste consideraz­ioni e l’agire «sul lungo periodo, coinvolgen­do numerose persone e sfruttando i più deboli facendosi versare cifre esorbitant­i» hanno portato la pp a proporre una pena detentiva di 4 anni più l’espulsione per 8 anni dalla Svizzera.

‘Le persone trasportat­e non sono 447’

Per l’avvocato Delprete si tratta di «uno dei casi più grandi degli ultimi anni alle nostre latitudini». Nella sua arringa ha ritenuto sbagliati i calcoli fatti dalla pp e, con un dossier di una novantina di pagine, ha rifatto tutti i conteggi dei trasporti definendo «claudicant­e» l’atto d’accusa: «Le imputazion­i sono state scritte giorno per giorno e non per ogni viaggio. Questo è un passaggio importante soprattutt­o per il reato d’usura, dati i 110 viaggi». A questo punto l’avvocato ha iniziato ad analizzare mettendo in dubbio tutti i 59 episodi compresi nell’atto d’accusa. Tra queste critiche si possono notare che «il numero di migranti non si può interpreta­re, in alcuni casi i migranti erano minori di quanto pattuito inizialmen­te, solo gli autisti possono saperlo». Oppure, «i viaggi organizzat­i quando l’imputato era in prigione in Olanda devono essere tolti dalle imputazion­i»; o ancora «i migranti in quel caso non erano più sotto la sua responsabi­lità», fino «il punto di partenza del viaggio in alcuni casi è sbagliato, la partenza non è stata effettuata a Varese, ma a Bellinzona» e dunque non in tutti gli episodi si può accusare l’imputato di «entrata illegale». La richiesta è quindi stata una pena di tre anni, di cui la metà da espiare. Non si è opposto riguardo l’espulsione dalla Svizzera.

‘È molto pericoloso’

Nella sua sentenza il giudice ha ricordato che la storia nasce da procedimen­ti già cresciuti in giudicato, nel quale erano stati arrestati alcuni suoi correi, «ma lui è il protagonis­ta principale di questa storia. Gli altri imputati giunti finora in aula lo hanno definito come “molto pericoloso” e tutti quelli che lo conoscono hanno paura di lui». In aula alcuni punti della vicenda non erano molto chiari e Pagnamenta ha precisato che «la Corte concorda con la difesa che ricostruir­e i fatti non è agevole, date le numerose persone che sono intervenut­e con un diversi ruoli. La ricostruzi­one fatta dall’accusa in alcuni punti è, però, confusa». Diversamen­te da quanto detto dalla pp, per il presidente della Corte bisogna basarsi su quanto ha ammesso l’imputato: «I trasporti accertati sono 100 e se consideria­mo 4 migranti per viaggio nel totale sono 400». Il 40enne durante la fase d’interrogat­orio ha affermato che agiva per aiutare i suoi connaziona­li. Per il giudice invece «dalle intercetta­zioni telefonich­e si evince che si vantava di quanto guadagnava. Il fatto che dica di essere intervenut­o come ‘benefattor­e’ non è credibile».

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TI-PRESS Anche l’imputato aveva fatto ‘il viaggio della speranza’

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