Traffico di migranti, condannato il capo
Per il giudice Pagnamenta il 40enne alla testa dell’organizzazione in Svizzera ‘ha agito in maniera spregiudicata’. Dovrà scontare una pena di 3 anni e 6 mesi
«Non è stato facile trovarlo. Dopo un anno e mezzo, siamo riusciti a fermare il capotratta che organizzava i viaggi della speranza tra l’Italia e la Germania». Con queste parole la procuratrice pubblica
Chiara Buzzi ha iniziato la requisitoria nel corso del processo a carico di un 40enne cittadino iracheno, colpevole di aver organizzato il trasporto di migranti provenienti dal Medio Oriente. Alle Assise criminali in Lugano, davanti al presidente della Corte Amos Pagnamentae ai giudici a latere Emilie Mordasini e Renata Loss Campana, l’imputato difeso da Pascal Delprete stato condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere ed espulsione per 8 anni dalla Svizzera per usura aggravata e incitazione all’entrata, alla partenza o al soggiorno illegale, aggravata.
‘L’ho sempre visto come un aiuto’
Il 40enne ha quattro figli minorenni e ha lasciato il Kurdistan perché era perseguitato dall’Isis a causa della sua religione yazidi: «Quando l’Isis è arrivata nella mia città – spiega durante l’interrogatorio –, hanno iniziato a uccidere la gente. Sono stato costretto a scappare illegalmente verso la Germania». L’imputato sostiene di aver cominciato a causa di un suo amico: «Mi aveva chiesto se avessi potuto trovare un auto per questi trasporti. Poi ho continuato ad aiutare la gente che si trovava in difficoltà. Il mio compito era solo di fare da tramite tra l’organizzatore e gli autisti. Io trovavo gli autisti, stabilivo il punto di ritrovo, la quantità di migranti e anche quanto dovevano pagare». Stando all’atto d’accusa, i prezzi erano di 900 franchi a persona da Milano a Weil am Rhein (Germania), 1’050 franchi da Varese a Weil am Rhein e di 150 da Varese a Lugano. I bambini pagavano la metà, mentre i neonati fino ai due anni non pagavano. Riguardo le altre cifre, i migranti trasportati dalla sua organizzazione sono stati, secondo la pp, almeno 447. Dati che però il 40enne ha contestato: «Durante questo periodo ho passato alcuni giorni in carcere in Olanda (sempre per lo stesso reato), quindi non avrei potuto pianificarli, perché questi viaggi si organizzano in giornata ed è passato tanto tempo, non ricordo gli importi (i fatti sono avvenuti tra il 2020 e il 2022, ndr), ma non avevo intenzione di guadagnare. Ho fatto anche io questo viaggio e so bene quanto loro hanno bisogno di questo aiuto».
‘Un capo che non si sporca le mani’
Tornando alla requisitoria la pp ha sostenuto che si tratta di «un’organizzazione internazionale: il viaggio è suddiviso tra responsabili di ogni tratta e per il nostro territorio lo era il 40enne. Lui era l’unico organizzatore, aveva il ruolo di capo che non si sporca le mani. Organizzava i trasportatori che erano una ventina, ma di questi solo 10 sono stati identificati, pertanto il numero di viaggi e persone trasportate possono essere anche molte di più. Gli autisti si muovevano solo con le auto piene e spesso i bambini venivano messi nel bagagliaio». La pp ha anche rimarcato il fatto che «dedicava così tanto tempo al trasporto che era diventata la sua attività principale». Queste considerazioni e l’agire «sul lungo periodo, coinvolgendo numerose persone e sfruttando i più deboli facendosi versare cifre esorbitanti» hanno portato la pp a proporre una pena detentiva di 4 anni più l’espulsione per 8 anni dalla Svizzera.
‘Le persone trasportate non sono 447’
Per l’avvocato Delprete si tratta di «uno dei casi più grandi degli ultimi anni alle nostre latitudini». Nella sua arringa ha ritenuto sbagliati i calcoli fatti dalla pp e, con un dossier di una novantina di pagine, ha rifatto tutti i conteggi dei trasporti definendo «claudicante» l’atto d’accusa: «Le imputazioni sono state scritte giorno per giorno e non per ogni viaggio. Questo è un passaggio importante soprattutto per il reato d’usura, dati i 110 viaggi». A questo punto l’avvocato ha iniziato ad analizzare mettendo in dubbio tutti i 59 episodi compresi nell’atto d’accusa. Tra queste critiche si possono notare che «il numero di migranti non si può interpretare, in alcuni casi i migranti erano minori di quanto pattuito inizialmente, solo gli autisti possono saperlo». Oppure, «i viaggi organizzati quando l’imputato era in prigione in Olanda devono essere tolti dalle imputazioni»; o ancora «i migranti in quel caso non erano più sotto la sua responsabilità», fino «il punto di partenza del viaggio in alcuni casi è sbagliato, la partenza non è stata effettuata a Varese, ma a Bellinzona» e dunque non in tutti gli episodi si può accusare l’imputato di «entrata illegale». La richiesta è quindi stata una pena di tre anni, di cui la metà da espiare. Non si è opposto riguardo l’espulsione dalla Svizzera.
‘È molto pericoloso’
Nella sua sentenza il giudice ha ricordato che la storia nasce da procedimenti già cresciuti in giudicato, nel quale erano stati arrestati alcuni suoi correi, «ma lui è il protagonista principale di questa storia. Gli altri imputati giunti finora in aula lo hanno definito come “molto pericoloso” e tutti quelli che lo conoscono hanno paura di lui». In aula alcuni punti della vicenda non erano molto chiari e Pagnamenta ha precisato che «la Corte concorda con la difesa che ricostruire i fatti non è agevole, date le numerose persone che sono intervenute con un diversi ruoli. La ricostruzione fatta dall’accusa in alcuni punti è, però, confusa». Diversamente da quanto detto dalla pp, per il presidente della Corte bisogna basarsi su quanto ha ammesso l’imputato: «I trasporti accertati sono 100 e se consideriamo 4 migranti per viaggio nel totale sono 400». Il 40enne durante la fase d’interrogatorio ha affermato che agiva per aiutare i suoi connazionali. Per il giudice invece «dalle intercettazioni telefoniche si evince che si vantava di quanto guadagnava. Il fatto che dica di essere intervenuto come ‘benefattore’ non è credibile».