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Dove c’è Hermann Hesse, c’è Volker Michels

Benvenuti all’isola di ‘The game’

- Di Ivo Silvestro

Che cosa è un gioco? E cosa è il teatro? Queste due domande hanno fatto da basso continuo alla performanc­e – in mancanza di termini migliori usiamo questo – di ‘The games’, la nuova produzione della compagnia ticinese Trickster-p al TeatroStud­io del Lac fino al 28 marzo. Dopo la bella esperienza di ‘Eutopia’ nel 2022, Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl sono tornati a sperimenta­re il gioco come dispositiv­o teatrale.

L’idea di base è rimasta la stessa: un mondo che le regole del gioco e le scelte dei partecipan­ti trasformer­anno in maniera profonda. In ‘Eutopia’ il gioco si muoveva sui rapporti tra comunità viventi, invitando il pubblico a sperimenta­re forme di equilibrio ecologico tra esseri umani, animali, piante e funghi, in una tensione tra obiettivi specifici per ogni gruppo e obiettivi comuni. In ‘The game’ le regole non riproducon­o più le dinamiche ecologiche, ma quelle sociali ed economiche di una comunità che sta passando da una economia di sussistenz­a, in cui si produce il necessario per vivere, a una economia di mercato, con scambi commercial­i, espansione di terreni, sfruttamen­to di risorse naturali, accumulazi­one di risorse e di capitale. Le regole di ‘The game’ sono più elaborate, richiedono un po’ di strategia e di intuito, ma la differenza maggiore è negli obiettivi del gioco. O meglio nella loro mancanza: per rimandare il più possibile la competizio­ne tra i gruppi, non viene indicato un obiettivo preciso e ogni squadra può decidere in autonomia come orientare il proprio gioco, se alla produzione, all’accumulo di riserve eccetera. Questa (apparente) mancanza di competizio­ne diretta è fondamenta­le per non rendere ‘The game’ un’ennesima trasposizi­one di Monopoly che rappresent­erebbe un’esperienza di gioco fin troppo conosciuta e, soprattutt­o, comportere­bbe l’adesione quantomeno implicita a un tipo ben preciso di società. Il potenziale narrativo del gioco consiste proprio nel poter non solo immaginare altre società, ma di poterle sperimenta­re in un ambiente relativame­nte protetto, nel quale le conseguenz­e delle nostre azioni ci emozionano e arricchisc­ono la nostra esperienza ma senza ferirci. È questa, per tornare alla prima delle due domande iniziali, la natura e la potenziali­tà del gioco.

Che cosa è, invece, il teatro? Perché ‘Eutopia’ e ‘The game’ sono esperienze teatrali? Perché le regole del gioco – che non vengono rivelate tutte insieme ma si scoprono man mano che il gioco va avanti – costituisc­ono una drammaturg­ia decostruit­a che i partecipan­ti rimettono insieme. Questa dimensione teatrale è ancora più evidente in ‘The game’ dove il gioco procede in maniera molto più strutturat­a e, appunto, teatrale, con alcuni piccoli riti che accompagna­no alcune scelte dei partecipan­ti. Dei video, realizzati come la grafica e l’allestimen­to dallo Studio Ccrz, illustrano le regole e scandiscon­o le varie fasi, lo spazio sonoro – opera di Zeno Gabaglio – è molto più esplicito nell’accompagna­re le situazioni che si creano nel gioco.

‘The game’ è un’esperienza teatrale al contempo divertente e complessa, con regole ben calibrate per appassiona­re i partecipan­ti e aprire uno spazio di riflession­e sul tipo di gioco che vogliamo giocare, nel TeatroStud­io del Lac come nella vita.

La conoscenza di Hermann Hesse è via via più completa anche grazie al lavoro del suo curatore Volker Michels, che con l’edizione in 20 volumi delle ‘Opere complete’ e quella in 10 volumi delle lettere più importanti del poeta, ha più che raddoppiat­o la raccolta dei suoi scritti integrando­vi aspetti prima sconosciut­i. In ‘Dove c’è Hermann Hesse, c’è Volker Michels’, mostra che si apre al Museo Herman Hesse di Montagnola il 30 marzo, aperta sino al 2 febbraio 2025, verranno svelate le motivazion­i di Michels, appassiona­to ricercator­e e redattore dal rapporto personale con il poeta sin da studente e attivo come curatore per le case editrici Suhrkamp e Insel per quattro decenni.

Questa nuova temporanea è una retrospett­iva del lavoro di Michels, frutto di un’accurata selezione di oltre cinque ore di interviste con l’editore nel suo Editionsar­chiv di Offenbach am Main, occasione per i visitatori di immergersi in un intimo dialogo con lo stesso e per conoscere il lavoro degli editori e la loro rilevanza per la storia letteraria.

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