laRegione

Châlons, Voltaire e l’ombelico di Gesù

- DI ROBERTO ANTONINI E ANTONIO FERRETTI

La ventisette­sima tappa del nostro tour da Assisi a Bruges ci conduce nel cuore delle forti trasformaz­ioni che il paesaggio rurale ha subito nei secoli: da centro nevralgico del Medioevo a area agricola quasi disabitata, la Champagne si riscatta con le sue città e la sua cultura. Troyes – Châlons-en-Champagne

La Champagne è mondialmen­te associata ai suoi vigneti, ma qui dopo Troyes e per tutto il percorso che ci porta dal dipartimen­to dell’Aube a quello della Marne più a nord, è un moltiplica­rsi di grandi distese agricole: frumento, orzo, colza, mais, barbabieto­le da zucchero, foraggi, patate a perdita d’occhio. Per vedere i primi grappoli di uva bisognerà attendere la prossima tappa. Pazienza, qui si macinano chilometri senza incontrare un essere umano ed è la condizione ideale per meditare. Se vi piace pedalare in solitudine, questo è il posto che cercavate. Che il percorso sia sostanzial­mente in pianura, interrotta da qualche avvallamen­to e da qualche modesta collinetta, lo si poteva dedurre dall’etimo stesso della regione (Champagne dal vecchio francese canpayne che significa “grande distesa piatta”). Pianura sterminata, a tratti di un verde abbagliant­e dopo le piogge primaveril­i, terra fertile grazie al sottosuolo cretoso. Con l’industrial­izzazione questi luoghi hanno subito un fortissimo spopolamen­to che si è protratto per un secolo a partire dal 1850. Nel primo dopoguerra si è cominciato a disboscare per recuperare aree da consegnare all’agro-industria. La meccanizza­zione ha trasformat­o paesaggio e società. Di agricoltor­i ne rimangono ben pochi, molti possedimen­ti superano i cento ettari, i villaggi che incontriam­o non sono disabitati, sono anche curati, ma comunque ci vive poca gente. Mentre pedaliamo ci immaginiam­o la Champagne feudale, nata nell’epoca carolingia e che ha visto esplodere il numero dei villaggi rurali tra il XII e il XIII sec. Attorno al 1300 l’Europa era addirittur­a sovrappopo­lata! A Troyes si imbocca la rue Michelet che ti fa attraversa­re la Senna e subito una ciclabile ti porta in periferia dalle parti dello stadio dell’Aube (che sembra listato a lutto, il Troyes è appena stato retrocesso in Serie B!). Si giunge a Creney, poi Luyères con le sue fattorie a graticcio. Un memoriale con impressi i nomi di quattro resistenti fucilati dai nazisti il 26 agosto del 1944 ci ricorda quanto il Grand Est sia stato nel corso della storia un campo di battaglia, dal tempo dei romani alla Guerra dei Cent’anni, allo scontro di Sedan durante la guerra franco-prussiana, fino all’offensiva tedesca delle Ardenne. La sterrata, circa 5 chilometri dopo il villaggio di Corbeil, è un tuffo in mezzo ai campi di cereali. Sembra di annegare nelle coltivazio­ni e di scomparire dalla terra. Si è soli, gli unici suoni percettibi­li sono il gracchiare dei corvi e il lamento del vento che soffia da nord. Il nostro obiettivo è quello di fare una sosta a Vitry-le-François dove inizia la via ciclabile che lungo la Marne conduce alla nostra meta: la Véloroute 52 che parte da qui è perfetta, costeggia il canale del fiume, tra viali disegnati da aceri ricci, ippocastan­i, robinie, querce, pini, da una parte e prairies fleuries proprio sulla riva del canale, dall’altra. Apprezziam­o lo sforzo per la ciclopista (che in prospettiv­a dovrà condurre da Parigi a… Praga) e quello per la rinaturazi­one che si manifesta ormai un po’ ovunque attorno ai corsi d’acqua: una rivoluzion­e ideologica, la natura non più da dominare, ma da rispettare e comprender­e. Si entra a Châlonsen-Champagne senza incappare in macchine, rombi di motori, gas di scarico. Si è immersi nella natura, tra parchi giochi, famiglie che passeggian­o, ciclisti, jogger. Quoi de mieux?

Châlons-en-Champagne, bella, ma non è Venezia…

La cittadina, 45mila abitanti, ritrova il suo nome medievale nel 1995. Prima, dall’800, si chiamava Châlons-sur-Marne. Soppresso dalla Rivoluzion­e Francese in quanto retaggio del feudalesim­o, il vecchio nome è dunque riapparso ma Châlons-en-Champagne è rimasta comunque la préfecture del dipartimen­to della Marne. Fatto alquanto singolare se si considera che pure Reims fa parte dello stesso dipartimen­to. Ma agli occhi dei rivoluzion­ari del 1789 quest’ultima doveva pagare pegno per essere stata la città in cui venivano incoronati i re di Francia. Una

cancel culture ante litteram! Châlons è piacevole, ha indubbiame­nte un certo charme, ma non è incontourn­able, anche se i luoghi degni di interesse non mancano: l’incantevol­e Grand Jard, il parco attraversa­to da un canale laterale della Marne, gli altri tre parchi con aree di svago e di sport, il Mau e il Nau, nomi che potrebbero ricordare personaggi di cartoni animati, due piccoli corsi d’acqua che penetrano fino in centro, le sue maison à pans de bois meno numerose e raffinate delle consorelle a graticcio di Troyes, ma pur sempre esteticame­nte pregevoli. E poi naturalmen­te i suoi edifici religiosi medievali scampati alle distruzion­i della Rivoluzion­e Francese. Delle due chiese più grandi, la più interessan­te non è la cattedrale (Saint Étienne) bensì la collegiata Notre-Dame-en-Vaux, promossa a patrimonio mondiale dell’Unesco. Non gode purtroppo di un buono stato di salute, anzi. Facciate corrose dallo smog, statue pericolant­i, infissi logori, pietre sfaldate; restauri importanti sarebbero urgenti. Il problema ovviamente riguarda i costi e i finanziame­nti. Intorno all’edificio notiamo con piacere e un po’ di emozione numerose pietre d’inciampo che portano il nome di uno dei più illustri figli di questa città, Cabu, fumettista di Charlie Hebdo, trucidato nell’attentato del gennaio 2015. Il fanatismo religioso percorre tutta la storia, Cabu agli occhi degli islamisti era certamente un eretico. La collegiata risale a quel XII sec. di grande effervesce­nza architetto­nica in cui vennero avviate le costruzion­i di 15 chiese, due abbazie, quattro conventi e sette ospedali. Notre-Dame-en-Vaux attirava numerosi pellegrini per una ragione di cui si può trovar traccia nel “Trattato sulla tolleranza” di Voltaire. Il grande illuminist­a che non amava troppo il clero, aveva tessuto gli elogi di Gaston de Noailles, vescovo di Châlons. A cavallo del Settecento il prelato aveva fatto esaminare la reliquia all’origine dei pellegrina­ggi nella sua città e consideran­dola fasulla l’aveva fatta distrugger­e. Atto che Voltaire aveva considerat­o onesto e pure coraggioso, in quanto totalmente impopolare. Di che reliquia si trattava? Del saint ombilic du Christ, cioè del cordone ombelicale di Gesù che secondo la tradizione sarebbe stato consegnato dall’imperatore di Bisanzio a Carlo Magno, il quale l’avrebbe poi dato a un pontefice e questi a sua volta al vescovo di Châlons. Una narrazione molto emblematic­a delle credenze medievali. Notre-Dame-en-Vaux colpisce per la sua complessit­à e armonia. Una chiesa ariosa, la cui costruzion­e risale al XIII sec., con diverse vetrate originali del ’500 tra cui quella famosa che ritrae la leggendari­a battaglia di Clavijo (844) che secondo la tradizione cristiana vide la partecipaz­ione di San Giacomo apostolo (Santiago) sul suo cavallo bianco! Aiutò i soldati delle Asturie a sconfigger­e i Saraceni e per questo il santo all’origine del più celebre dei pellegrina­ggi fu battezzato matamoros , cioè colui che ammazza i mori, i musulmani. Dopo esser stati a Troyes e prima di giungere a Reims, siamo comunque coscienti che a Châlons non vi sia un’analoga esuberante offerta storica e culturale. Forse meglio così. Dobbiamo lasciare un po’ di spazio mentale alla spensierat­ezza e ne approfitti­amo per gironzolar­e in una città che pare ben gestita, sempre più pedonale e sempre più verde. Molto riposante e a tratti seducente con i suoi canali. La chiamano la petite

Venise , anche se a dire il vero Venezia è parecchio lontana...

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 ?? ?? I ‘matronei’ di Notre-Dame-en-Vaux.
I ‘matronei’ di Notre-Dame-en-Vaux.
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Châlons-en-Champagne.
 ?? ?? Lungo i canali della Marna, la perfetta ciclabilit­à.
Lungo i canali della Marna, la perfetta ciclabilit­à.

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