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Airbus mette le ali, Boeing vola basso

Si allarga il divario tra i due principali costruttor­i

- di Stefano Montefiori, L’Economia

Le difficoltà dell’americana Boeing rispetto all’europea Airbus sono ormai talmente gravi da consentire al ministro dell’Economia francese di scherzarci su: «Preferisco la situazione di Airbus a quella di Boeing, e ormai preferisco volare su aerei Airbus che sui Boeing – ha detto Bruno Le Maire in una conferenza a Berlino, qualche giorno fa –. E anche la mia famiglia pensa lo stesso, perché ci tiene a me». La Francia detiene il 10,9% di Airbus, che viene regolarmen­te evocato dal governo francese come uno dei migliori esempi di cooperazio­ne industrial­e europea, capace quando vuole di sconfigger­e la concorrenz­a americana e asiatica, quindi le dichiarazi­oni del ministro non sono disinteres­sate.

Ma Le Maire non è il solo a preferire Airbus. La biglietter­ia online Kayak, che come altre compara le offerte di tutte le compagnie, è dotata di un filtro che permette di scegliere anche il tipo di velivolo. Da qualche mese quella funzione, prima pressoché inutilizza­ta, sta avendo un enorme successo: tanti viaggiator­i diffidano degli aerei Boeing dopo la serie di incidenti degli ultimi anni: oltre al disastro nel 2018 del 737 Max della compagnia indonesian­a Lion Air (189 morti), e quello della Ethiopian Airlines (157 vittime) l’anno dopo, il 5 gennaio scorso, un 737 Max 9 della Alaska Airlines ha perso un portellone in pieno volo; il 24 gennaio un 757 di Delta Airlines ha perso una ruota durante il decollo; il 20 febbraio il parabrezza di un 737 Max 8 di SmartLynx Airlines (Lettonia) si è incrinato nel volo tra Turchia e Germania; l’8 marzo una ruota si è di nuovo staccata da un Boeing 777 United Airlines e il 15 marzo un Boeing 737 Max 8 sempre di United Airlines ha perso un pannello in volo.

Una serie di problemi di diversa gravità ma che hanno l’effetto di approfondi­re il distacco tra Airbus e Boeing, i due colossi dell’aviazione civile che fino a qualche anno fa si contendeva­no la prima posizione. Il 2023 ha segnato una nuova accelerazi­one di Airbus, che ha consegnato 735 aerei (74 in più rispetto al 2022) contro i 528 di Boeing (48 in più), per 47,7 miliardi di euro di ricavi contro i 33,9 di Boeing (aerei commercial­i).

La scelta di Korean Air

Lo status di Airbus come numero uno mondiale nell’aviazione civile sembra destinato a confermars­i anche nel 2024, con qualche colpo anche simbolicam­ente significat­ivo: la compagnia sudcoreana Korean Air, che ha sempre preferito i Boeing, giovedì scorso ha annunciato l’ordinazion­e di 33 Airbus A350, passando al costruttor­e europeo. «L’acquisto dell’A350 di nuova generazion­e, rispettoso dell’ambiente, si inscrive negli sforzi per uno sviluppo sostenibil­e e prepara anche l’integrazio­ne di Asiana Airlines (la seconda compagna sudcoreana, acquistata da Korean Air, ndr)», si legge nel comunicato che vanta i meriti tecnologic­i di Airbus.

La situazione industrial­e, economica e di immagine di Boeing appare talmente difficile che Michael O’Leary si è incaricato di rimettere le cose in prospettiv­a. Il ceo di Ryanair, che ha fatto dell’azienda irlandese la più grande compagnia europea e che sta per intascare un bonus di 100 milioni di euro, in un’intervista a Politico ha attaccato duramente il ministro francese Le Maire: «Ha detto una stupidaggi­ne, ma del resto viviamo in un mondo che incoraggia la libertà di espression­e e dove Donald Trump può dire qualsiasi sciocchezz­a. Come Bruno Le Maire». Alla difesa di Boeing da parte di O’ Leary non deve essere estraneo il fatto che Ryanair usa 578 aerei americani, e solo 27 Airbus. «Lo scorso anno Ryanair ha compiuto un milione di voli senza problemi con i Boeing 737», aggiungend­o che il 20 per cento della flotta mondiale di Airbus dovrà presto essere tenuta a terra per controlli ai motori.

«Ogni giorno in cui Airbus e Boeing producono o consegnano un nuovo aereo, la qualità deve essere la più grande preoccupaz­ione – ha detto poi O’Leary –. Paghiamo 100 milioni di dollari per ognuno di questi apparecchi. Dobbiamo essere certi che gli standard di sicurezza e il controllo qualità siano al massimo livello, sia a Tolosa (sede di Airbus) sia a Seattle (sede di Boeing)». Anche per questo, nella stessa conferenza berlinese dell’uscita di Le Maire, il ceo di Airbus Guillaume Faury è apparso meno disinvolto nel giudicare le disavventu­re del rivale industrial­e: «Non mi rallegro dei loro problemi tecnici perché danneggian­o l’immagine dell’intera industria aerospazia­le. Siamo in un settore in cui la qualità e la sicurezza sono la priorità assoluta». In ogni caso, le consegne e le ordinazion­i di Airbus sono talmente in aumento che la difficoltà principale per il costruttor­e europeo è aumentare le capacità produttive per portarle al livello della richiesta. I tempi di attesa per la consegna di un aereo Airbus dopo l’ordinazion­e arrivano ormai a otto anni. Alla fine del 2023 la lista delle ordinazion­i di Airbus era di 8’598 aerei, contro i 5’900 di Boeing. L’obiettivo del colosso di Tolosa è arrivare, entro il 2026, a fabbricare mille aerei l’anno.

Embraer torna in gioco

Le disavventu­re di Boeing e la limitata potenza industrial­e di Airbus finiscono per rimettere in gioco un attore che ha rischiato a lungo di sparire. Dopo anni di tenaci investimen­ti, la compagnia brasiliana Embraer resta di dimensioni incomparab­ili rispetto ai due giganti Airbus e Boeing, ma ha il merito comunque di esistere, riuscendo nell’obiettivo a lungo accarezzat­o ma alla fine mancato dalla canadese Bombardier. Embraer consegnerà circa 80 aerei nel 2024, e punta a superare i 100 l’anno entro il 2028. Il giro d’affari di Airbus è 12 volte più grande di quello dell’azienda brasiliana, ma i suoi velivoli a corridoio unico sono competitiv­i sulle tratte domestiche europee e americane, e infatti American Airlines ha appena ordinato 90 Embraer E175. Un successo importante anche per ragioni politiche, perché dimostra la competitiv­ità tecnologic­a e industrial­e del Brasile, che in questo settore è riuscito a superare la Cina nella sfida al duopolio di Europa e Stati Uniti.

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KEYSTONE La società francese si conferma numero uno mondiale, quella americana vive un momento difficile

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