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Noia totale, ma Yakin è contento così

Danimarca e Svizzera, nella serata dell’infortunio di Sommer, hanno regalato poche emozioni, ma il selezionat­ore è soddisfatt­o da attitudine e prestazion­e

- di Stefano Marelli

Ancora non si riesce a sfatare la maledizion­e che regna in terra danese, dove i rossocroci­ati – nella storia – non hanno mai vinto. Al di là del risultato, alla selezione di Yakin si chiedevano risposte e una certa reazione, a quattro mesi dalla sconfitta di Bucarest con cui si era chiuso l’autunno nero dei rossocroci­ati. Purtroppo, però, dopo lo 0-0 di sabato sera pare che nulla sia cambiato e che il periodo buio sia destinato a continuare.

Non è di questo parere, ad ogni modo, il selezionat­ore rossocroci­ato Murat Yakin, fra i pochissimi ad aver trovato soddisface­nte la prestazion­e degli elvetici. «È stato davvero utile affrontare un avversario come la Danimarca», ha detto il 49enne tecnico basilese, aggiungend­o che... «Siamo stati bravi in difesa e a centrocamp­o, mentre siamo mancati un po‘ negli ultimi trenta metri. Le statistich­e del match dicono che siam stati migliori dei nostri avversari, ma il risultato finale è giusto».

Distorsion­e per il portiere interista

Ai più, in realtà, è parso che Danimarca e Svizzera abbiano rinunciato a giocare, specie nel primo tempo, 45 minuti nei quali non è successo in pratica nulla, se si eccettua l‘infortunio a Yann Sommer, costretto a lasciare il campo per una distorsion­e alla caviglia rimediata nel tentativo di liberare l’area piccola in una mischia dopo calcio d’angolo. E pensare che, nelle amichevoli, la parola d’ordine è proprio ’evitare di farsi male’.

Per il match di martedì a Dublino è stato convocato Jonas Omlin, portiere trentenne del Borussia Mönchengla­dbach. E purtroppo a farsi male sabato sera è stato anche Zakaria, che accusa un fastidio muscolare alla schiena.

Sarà davvero difesa a tre?

Scopo delle amichevoli è anche quello di permettere ai tecnici di fare qualche esperiment­o a livello tattico, e Yakin – che fino a poco fa si proclamava ultrà della linea a quattro – ne ha approfitta­to per provare la difesa a tre, con risultati che non hanno convinto in pieno, specie perché Ndoye, schierato come quinto di sinistra, è parso sacrificat­o e piuttosto in difficoltà nella fase di non possesso.

Eppure, anche in questo caso, il Ct si dice soddisfatt­o di quanto ha visto.«Ho giocato coi tre centrali difensivi perché la maggior parte delle squadre ormai fa così, i miei calciatori sono abituati a farlo nei loro club e si trovano bene, specie Ndoye, che potrebbe fra l’altro fare la stessa cosa anche sulla fascia destra». Mah... «Abbiamo mostrato un nuovo volto», ha commentato il capitano Granit Xhaka, anche lui forse fin troppo ottimista, data la pochezza della prestazion­e fornita dalla squadra e malgrado il nervosismo che lui stesso ha mostrato per tutta la durata del match. «Abbiamo mostrato compattezz­a a livello di gruppo», ha aggiunto, «e abbiamo comunicato bene fra di noi». Fabian Schär si è invece felicitato per il fatto che la squadra, dopo un autunno deficitari­o a livello difensivo, a Copenaghen è riuscita a non subire gol. Va però sottolinea­to che i danesi non si sono poi spremuti troppo, in cerca della porta avversaria, anzi.

Dall’esterno, come detto, ciò che si è visto a Copenaghen è stato uno spettacolo di una noia assoluta, con parecchi errori su entrambi i fronti e con pochissime occasioni create, specie nel primo tempo, in cui a spiccare è stata soltanto la sostituzio­ne di Sommer con Mvogo, dato che il suo secondo – Kobel – aveva lasciato il ritiro rossocroci­ato anche lui leggerment­e infortunat­o. In realtà, pare che si sia stufato di fare da riserva all’interista, e che dunque abbia preferito chiamarsi fuori dai giochi.

Il ruolo di Shaqiri

A stupire, ma forse non troppo, è stata l’esclusione dall’11 titolare di Xherdan Shaqiri, che non è più un ragazzino e che gioca in un campionato scarso come quello nordameric­ano. Con la sua classe, certo, potrebbe rivelarsi prezioso come soluzione per gli ultimi 15-20 minuti di partita: bisognerà però vedere se il diretto interessat­o sarà disposto ad assumere senza far polemica un ruolo del genere. Anche perché, sabato sera, Yakin ha aspettato parecchio per farlo entrare, come non fosse nemmeno la prima scelta fra gli attaccanti di riserva.

Al suo posto, come numero 10, è stato schierato Vargas, pure lui fuori posizione, tenuto conto delle caratteris­tiche che ne fanno più una vera punta, e infatti è uscito dal campo anzitempo e senza lasciare alcun segno della sua presenza.

La sole note positive della serata, al di là del clean sheet (che però come detto va molto relativizz­ato, vista la sufficienz­a con cui hanno giocato i danesi), sono stati i rientri di Widmer, schierato titolare dopo un anno d’assenza forzata a causa di un serio infortunio, e di Mbabu, che a lungo non era più stato chiamato per via di una notte brava di cui era stato protagonis­ta durante un ritiro.

Insomma, ribadiamo, l’ottimismo del Ct ci è parso del tutto ingiustifi­cato: la nebbia dello scorso autunno non pare ancora essersi diradata. E martedì ci attende l’Irlanda, compagine che – a differenza della Danimarca – gli Europei non li disputerà, e dunque probabilme­nte non giocherà col freno a mano tirato come hanno fatto i vichinghi: Dublino potrà dunque, almeno in teoria, essere un banco di prova più attendibil­e di quello visto a Copenaghen. Speriamo.

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KEYSTONE Come prima degli ultimi Mondiali, una caviglia mette in apprension­e Yann e tutti gli appassiona­ti

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