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Salis, Andrews e Gilliet, la parola ai tre di ‘Mac’

È il secondo album prodotto a New Orleans da Frank Salis e Nicolas Gilliet, un tributo a Dr. John suonato dal vivo questa sera al ‘Gatto’ di Ascona

- di Matteo Ceschi

Serata evento questa sera al Teatro del Gatto (biglietti alla cassa oppure online sul sito www.jazzcatclu­b.ch ) per l’uscita su vinile e su tutte le piattaform­e digitali di ‘Mac’, il secondo album prodotto a New Orleans da Frank Salis e Nicolas Gilliet, frutto della collaboraz­ione fra lo stesso Salis, poliedrico cantante, organista e compositor­e ticinese, e il trombettis­ta e cantante James Andrews, figura di spicco della scena musicale di New Orleans. Il concerto sarà preceduto, alle 19.30, dalla proiezione del documentar­io ‘La musica è vita’, realizzato da Patrik Soergel per la Rsi, che seguendo la registrazi­one del disco, racconta l’incredibil­e scena musicale di New Orleans.

‘Mac’ richiama alla memoria Dr. John, figura di spicco della Crescent City. Di chi è stata l’idea? C’entra forse un messaggio di Dr. John sulla segreteria di James?

Salis – Credo che alla base l’idea sia stata mia e ne ho parlato a Nicolas, che ha preso la palla al balzo per vedere se James fosse interessat­o, visto che era un grande amico di Dr. John e che suonavano spesso insieme. Il primo disco di James è stato prodotto da Allen Toussaint e vi compariva Dr. John. Toussaint e Dr. John avevano preso James sotto la loro ala. Per di più, nel disco c’è un messaggio che John aveva lasciato nella segreteria telefonica di James. Andrews – Si tratta di un messaggio privato. Un omaggio a Mac. Abbiamo voluto sentire la sua presenza, abbiamo voluto che facesse parte di questo progetto. Gli sarebbe piaciuto moltissimo, ne sono sicuro. Abbiamo fatto la canzone con tutto il rispetto possibile per lui, per la sua famiglia e per tutti coloro che lo hanno amato per davvero e con tenerezza.

Quando si incontrano per la prima volta Frank Salis e James Andrews? E quando effettivam­ente nasce il progetto ‘Mac’?

Gilliet – In passato avevo già organizzat­o due tournée estive di successo con loro. Qualche anno fa ricevetti una chiamata da James che mi diceva di essere in Francia e che, se ne avessi avuto voglia, avrei potuto organizzar­e dei concerti. Mi è stato subito chiaro che Frank sarebbe stata la persona ideale da affiancarg­li. Come era chiaro che il progetto sarebbe sfociato in qualcosa di importante. James è un animale da palco, anche Frank lo è, ma tra i due c’è una differenza sostanzial­e legata all’organizzaz­ione del dettaglio. Uno è più istintivo e l’altro è più consapevol­e. Differenze che messe assieme danno un risultato esplosivo.

Ancora una volta siete volati dalla Svizzera oltreocean­o per suonare e registrare la tua musica. Molto più che una passione lavorativa la vostra, quasi che a New Orleans abbiate trovato qualcosa di speciale...

Salis – Sì, a New Orleans ho trovato una nuova dimensione. In questi ultimi anni mi sono immerso nel sound di Nola (New Orleans, ndr) e mi rendo conto di quanto tutta la musica che ho suonato fino a ora sia radicata alla città. Sto tornando alle basi di quello che faccio e spero un giorno di poterle utilizzare liberament­e nella creazione di nuova musica.

‘High in the Sky’ e ‘Mac’ hanno una forte e precisa connotazio­ne sonora legata alle mille anime di New Orleans.

Quali sono state le differenze nell’approccio alla registrazi­one dei due album?

Gilliet – In ‘High in the Sky’ ci siamo concentrat­i sul lavoro di Frank, composizio­ni e arrangiame­nti originali che abbiamo fatto suonare a New Orleans dando un feeling tipico della Big Easy alla musica. Con ‘Mac’, invece, abbiamo anche suonato dei brani originali per poi andare a ricercare l’origine di certi groove e approcci musicali che piacciono tanto a Frank con brani storici del R&B o del Jazz.

Anche questo nuovo album si presenta come un lavoro fortemente corale. Quali sono state le collaboraz­ioni, non solo musicali, che hanno permesso a ‘Mac’ di vedere la luce?

Salis – Ci sono tante persone che hanno permesso a questo disco di esistere. A cominciare da Nicolas Gilliet, che aveva creato il mio incontro con James e che ha tutte le conoscenze che servono a New Orleans. Poi i musicisti: Shannon Powell, detto ‘King of Treme’, che è ‘il’ suono della batteria New Orleans. Roland Guerin al basso, già direttore artistico di Dr. John e Toussaint. C’è Troy Andrews, fratello di James, più noto come Trombone Shorty, che ci ha messo a disposizio­ne lo studio e suonato la batteria e le percussion­i per un brano. Mi ha anche dato dei consigli durante lo sviluppo del pezzo, persona umilissima, non me lo aspettavo. C’è anche Josh Harmon, che in quei giorni era in città ed è venuto a fare il corista in un pezzo. Per chi non lo conoscesse, Josh fa sound design con le percussion­i con filmati di cartoni animati. É molto seguito su Instagram. C’è Craig Klein al trombone, e tantissimi altri. Potrei parlare per ore…

Parlando della produzione del disco, quanto è stato importante il contributo in regia di Paul Schoen ai Buckjump Studio per mettere insieme tutti i mezzi che sarebbero andati a completare l’affresco sonoro di ‘Mac’?

Salis – Per fortuna c’era Paulie! Lui è metà italiano e mi ha aiutato tantissimo per l’indicazion­e ai musicisti. Paulie poi è bravissimo a capire cosa voglio, praticamen­te gli ho detto di fare “come lo sentiva lui”, e il risultato finale è bellissimo.

Come verrà accolto ‘Mac’ a New Orleans? A un primo attento ascolto pare ci siano tutti gli elementi perché diventi un classico...

Andrews – Davvero bene perché le canzoni fondono musiche e ritmi diversi e riflettono la vera e genuina cultura di New Orleans. Sia le canzoni legate alla tradizione, sia i nuovi brani come ‘Clap Your Hands’ or ‘It’s Gonna Be Great’. Poi c’è ‘I Got Mine’, la canzone scritta da mio nonno Jessie Hill: per me significa portare avanti la sua eredità e allo stesso tempo portare avanti anche l’eredità della città di New Orleans!

James, un pregio e un difetto di Frank?

Andrews – Frank è un amico e un grande musicista, un ragazzo meraviglio­so. Suona bene con energia ed entusiasmo, un vero artista. Quando ho suonato con lui per la prima volta pensavo fosse nato a Nola. Niente di negativo da dire su di lui. Lascio a lui il diritto di parlare male di me (ride, ndr).

Stessa domanda per te Frank...

Salis –(ride, ndr) Scherzi a parte, James è la persona più istintiva che conosca. Ed è un compliment­o! Intervista integrale su www.laregione.ch

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Da sinistra, James Andrews e Frank Salis. Nel riquadro, la copertina
 ?? ?? Gilliet (sx) con Salis in un fotogramma di ‘La musica è vita’
Gilliet (sx) con Salis in un fotogramma di ‘La musica è vita’

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