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‘Pronti ad aggiornare le misure di sicurezza’ Il comandante della Polizia cantonale dopo l’aggression­e a Zurigo e l’attentato a Mosca: ‘L’attenzione resta alta e vigiliamo. Il rischio zero comunque non esiste’

- di Andrea Manna

«Il rischio zero ovviamente non esiste. Oggi però non abbiamo segnali concreti che ci portano a ritenere che in Ticino, e nel resto della Svizzera, stia per succedere qualcosa. I nostri agenti continuano a vigilare sul territorio. Al momento, alle dieci e trentanove minuti, non intravedia­mo problemi», assicura, con un occhio all’orologio, il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi. A pochi giorni dal terribile attentato a Mosca rivendicat­o dall’Isis e nell’imminenza del ponte pasquale, che potrebbe tradursi in un incremento anche importante, molto dipenderà dalla meteorolog­ia, di turisti nel nostro cantone, torna d’attualità la minaccia terroristi­ca in Europa, dove in molti Paesi i controlli sono diventati più rigidi e il lavoro di intelligen­ce si è intensific­ato.

‘Scambio informazio­ni, aspetto centrale’

In Svizzera, riprende Cocchi intervenen­do alla presentazi­one, ieri a Bellinzona, dell’attività 2023 della PolCantona­le, «l’attenzione non è mai venuta meno da parte delle forze dell’ordine: è sempre stata elevata, sia a livello di Confederaz­ione sia sul piano cantonale. Dopo quanto capitato qualche settimana fa a Zurigo (l’accoltella­mento di un ebreo ortodosso, ndr), si ripropone il tema degli attacchi perpetrati dai cosiddetti lupi solitari, da persone che tutt’a un tratto passano all’atto. Sono situazioni che non sempre è possibile prevenire. Da questo punto di vista – aggiunge il comandante – un aspetto centrale è lo scambio rapido di informazio­ni anche tra Polizie cantonali, per essere ancor più celeri nell’azione di contrasto e dunque nella prevenzion­e e nella repression­e di determinat­i fenomeni. Certo, ciò che è avvenuto a Mosca ci preoccupa e a dipendenza di come evolverann­o le cose a livello internazio­nale, potrebbe rendersi indispensa­bile l’aggiorname­nto delle misure di sicurezza anche in vista di grandi eventi e manifestaz­ioni che si tengono in Ticino e che richiamano parecchio pubblico, come ad esempio il Festival del film. Siamo pronti a compiere i passi necessari».

Il 2023 della PolTi: più furti con scasso

Riguardo al bilancio 2023 della Polizia cantonale, si registra un aumento dei furti con scasso rispetto all’anno precedente: 1’190 contro i 781 constatati nel 2022. «Si è tornati alle cifre di prima della pandemia (nel 2019, rammenta la polizia, sono stati 1’255), sebbene non si sia ai numeri di una decina di anni fa, quando i furti erano circa il doppio di quelli del 2023», osserva il capo del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi. A ogni modo c’è stato un incremento: tra i principali bersagli «abitazioni, esercizi pubblici e negozi». In crescita pure i furti nei veicoli. Furti, in generale, «commessi sempre di più, come si constata in altri cantoni e nazioni, da richiedent­i asilo provenient­i dal Maghreb».

Il reato... digitale

E in crescita, indica la nota della Cantonale, anche i “reati digitali”. Dai 381 del 2022 ai 408 rilevati lo scorso anno: “Gli incrementi maggiori si hanno per l’acquisizio­ne illecita di dati (34 nel 2022, 44 nel 2023) e l’accesso indebito a sistemi per l’elaborazio­ne dei dati (da 6 a 11)”.

In calo le rapine. Lo scorso anno sono state trentaquat­tro, cinque in meno di quelle commesse in Ticino nel 2022. C’è però un dato che deve far riflettere ed è la giovane età dei protagonis­ti, protagonis­ti di rapine messe a segno anche sulla pubblica via, a danno, fra gli altri, di coetanei. “Quasi la metà dei casi – scrive la Polcantona­le – vede coinvolti minorenni, sia come imputati sia come vittime. In quasi il 75 per cento degli episodi, con un buon tasso di risoluzion­e, si è potuto risalire ai responsabi­li, effettuand­o arresti o emanando ordini di arresto nazionali e/o internazio­nali”. Un risultato conseguito “anche grazie alla collaboraz­ione con gli altri Cantoni e con Fedpol (l’Ufficio federale di polizia, ndr), come pure con le autorità estere, in particolar­e italiane”.

Sostanzial­e stabilità sul fronte della violenza domestica. Sono stati 1’037 gli interventi delle forze dell’ordine “per disagio famigliare (più 6 per cento)”, di cui “175” per reati perseguibi­li d’ufficio “fra coniugi o partner”. Sessanta gli allontanam­enti disposti “a protezione delle vittime”.

Risparmi/tagli, l’altra sfida

Ma la Polizia cantonale non è chiamata soltanto a contrastar­e la grande e la piccola criminalit­à. Anche lei deve fare i conti... con i risparmi/tagli preannunci­ati dal Consiglio di Stato con la manovra di rientro bis e dunque col Preventivo 2025. Nulla ancora si sa dei provvedime­nti ai quali sta lavorando il governo per risanare le casse del Cantone, ovvero per conseguire il pareggio di bilancio. Gobbi non si sbilancia più di tanto. «Tutti i settori saranno toccati – sostiene –. Per il Dipartimen­to istituzion­i, la voce principale è il costo del personale, perché, come ricordo sempre, siamo la ‘fanteria’ dell’Amministra­zione cantonale. Si ragionerà anche sulle priorità». Risparmian­do per esempio sulla Scuola di polizia, interrompe­ndone il ritmo annuale? «Ci sono diversi agenti nonché collaborat­ori e collaborat­rici del corpo di polizia che andranno presto in pensione, poiché appartengo­no alla cosiddetta generazion­e dei baby boomer»: ora, la polizia, evidenzia il consiglier­e di Stato, deve eseguire una serie di compiti necessari a garantire la sicurezza pubblica, il che presuppone (anche) un numero di effettivi adeguato alle esigenze operative. «In passato – prosegue Gobbi – si era saltato un anno di Scuola ma senza che questo comportass­e un vero risparmio per le casse del Cantone. Quello che semmai andrà valutato è, mantenendo la cadenza annuale della Scuola di polizia, il numero di allievi, di aspiranti agenti» da formare. Detto ciò, il Cantone «dovrà diventare un datore di lavoro più interessan­te, maggiormen­te attrattivo per le giovani generazion­i», sottolinea Gobbi.

Stipendi, la concorrenz­a delle Polcomunal­i

Sfida non da poco. Intanto ci sono Polizie comunali che pagano stipendi più alti di quelli percepiti in Polizia cantonale, con conseguent­e passaggio di alcuni gendarmi nelle prime… «La concorrenz­a è un problema anche tra Polcomunal­i, un aspetto segnalato a più riprese dalle polizie dei principali centri – chiarisce Gobbi –. C’è la proposta, provenient­e anche dal mondo sindacale e che io condivido, di allestire una base legale cantonale, come peraltro si è già fatto per i docenti, che disciplini la questione stipendi per gli agenti sia della Cantonale che delle Polizie comunali. Una sola legge al posto delle varie normative comunali».

Sull’incidente nulla da dichiarare

E dell’incidente stradale occorso in Leventina a Gobbi? L’argomento non viene menzionato nell’incontro con la stampa. D’altronde né il direttore del Dipartimen­to né il comandante della Polizia cantonale avrebbero risposto a domande in merito, come preannunci­ato ai media da Renato Pizolli, l’ufficiale responsabi­le del servizio comunicazi­one della PolTi. Si attende la presa di posizione del Consiglio di Stato sulle interpella­nze, e relativi quesiti, inoltrate dal deputato e presidente del Centro Fiorenzo Dadò e dall’Mps.

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(GRAFICO/DATI POLIZIA CANTONALE) TI-PRESS/E. BIANCHI Matteo Cocchi e il capo del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi. Nel riquadro il numero dei furti con scasso dal 2012 inTicino

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