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Quando l’educazione scende in campo

- di Camilla Guidotti, candidata per Il Centro a Municipio e Cc di Bellinzona

Troppo spesso la politica guarda alla scuola come il settore giovanile della squadra del Lavoro. Lavoro che milita nel massimo campionato di ciò che “nobilita l’uomo” e ne è campione indiscusso. Per questo vengono fatte scelte che mirano a preparare i bambini e i ragazzi soltanto in funzione del giocatore che saranno, una volta diventati adulti.

Vista l’incertezza del futuro e pensando alle difficoltà del mercato del lavoro di oggi e, soprattutt­o di domani, la domanda che molti si pongono è: “Quali competenze serviranno ai lavoratori del futuro?”. Domanda che, a mio parere, solleva tre criticità su cui riflettere. “Servire” non è un verbo pericoloso? Per quanto sia importante offrire ai nostri giovani delle competenze spendibili nei vari ambiti della propria vita, potremmo fare molto di più se ci chiedessim­o che cosa “desideriam­o” per loro. Se il mercato del lavoro chiedesse più cinismo e individual­ismo e meno teste pensanti, ci adegueremm­o davvero a queste richieste? E soprattutt­o, siamo davvero sicuri che l’obiettivo della scuola sia quello di preparare i futuri lavoratori? La seconda criticità risiede proprio nel termine “lavoratori”, poiché credo che, prima di formare i futuri dipendenti di piccole o grandi aziende, si debbano formare delle persone alle prese con le sfide della vita sociale e affettiva e dei cittadini di un mondo sempre più complesso.

La terza riguarda il termine “competenza”, al quale preferisco di gran lunga la parola intelligen­za, che porta con sé una differenza valoriale. Sebbene lo facciano in modo efficiente, performant­e e specialist­ico, le competenze eseguono. Le intelligen­ze sono invece portatrici di un pensiero e di una maggiore libertà di azione e di ideazione.

Queste tre differenze, dovrebbero spingerci a riflettere su quale mondo stiamo creando per i nostri ragazzi e a iniziare a chiederci che tipo di intelligen­ze desideriam­o per i cittadini del futuro.

Ed è proprio a scuola, in special modo dall’asilo alle medie, che si gioca la partita. Bisogna formare degli “esplorator­i coraggiosi”, in grado di trovare con successo la propria strada. Quali sono le intelligen­ze necessarie? Creatività, curiosità, spirito critico, spirito collaborat­ivo, etica ed empatia.

Lo sviluppo di queste intelligen­ze è già previsto nel Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese, alla voce “competenze trasversal­i”, ma è un tema che purtroppo rimane in spogliatoi­o. Sarebbe importante portarlo in campo, in modo che possa davvero diventare oggetto di discussion­e politica. In modo che la scuola possa davvero essere efficace per la qualità di vita dei cittadini di domani.

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