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Gestione del personale con ‘gravi carenze’

L’Autorità di vigilanza non lesina critiche. Constata un ‘flagrante incremento’ dell’insoddisfa­zione e raccomanda di eliminare ‘con urgenza’ le lacune

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Il Servizio delle attività informativ­e della Confederaz­ione (Sic) palesa “alcune gravi carenze” a livello di gestione del personale. È il lapidario giudizio cui giunge il rapporto 2023 dell’Autorità di vigilanza indipenden­te sulle attività informativ­e (Avi-AIn). Tali lacune devono essere “eliminate con urgenza”, stando al documento diffuso ieri, dal momento che il Sic può incorrere in rischi per la sua sicurezza: tradimento, furto di dati o spionaggio. Inoltre, come accaduto, collaborat­ori insoddisfa­tti rischiano di dimettersi.

Questi rischi sono aumentati negli ultimi anni, sottolinea il rapporto che cita il flagrante incremento delle segnalazio­ni di insoddisfa­zione all’interno dei ranghi del Sic, i numerosi avvicendam­enti ai piani alti, i risultati dell’ultimo sondaggio svolto fra il personale e le significat­ive fluttuazio­ni all’interno del Sic in generale.

Pur tenendo conto della trasformaz­ione in corso in seno al Sic, l’autorità di sorveglian­za ha individuat­o “gravi carenze” nei fascicoli del personale, e la relativa documentaz­ione, come anche nello svolgiment­o dei colloqui e nelle valutazion­i. Le risorse umane vanno riviste affinché possano svolgere correttame­nte i compiti associati al reclutamen­to, alla gestione e alla partenza dei dipendenti. “Questa rivalutazi­one è essenziale se il Sic vuole completare la sua trasformaz­ione”.

‘Insicurezz­a pericolosa’

«Non ci sono pecore nere che dovrebbero essere licenziate», ha dichiarato la presidente dell’Avi-AIn Prisca Fischer in una conferenza stampa a Berna. Con i cambiament­i in corso a vari livelli gerarchici, e soprattutt­o alla testa del Sic, la sfida è ottenere l’accettazio­ne del personale. «Le persone devono sapere a chi rivolgersi», ha dichiarato Fischer. «Questo tipo di insicurezz­a è pericolosa», ha aggiunto, parlando di trasparenz­a e fiducia.

L’autorità di vigilanza si è anche occupata delle attività d’archiviazi­one. Nel 2020-2021 aveva esaminato il caso Crypto, raggiungen­do un’intesa sul trasferime­nto dei documenti del Sic all’Archivio federale. Si è anche verificato se alcuni documenti fossero stati rimossi o distrutti prima o dopo essere stati offerti all’archivio o dopo il riconoscim­ento del loro valore storico. Stando all’AVI-AIn, la situazione è migliorata: il lavoro di archiviazi­one – che copre il periodo 1938-2021 – ha registrato progressi significat­ivi ed è tuttora in corso.

Nel 2023, l’autorità ha anche esaminato la ricerca di informazio­ni open-source (ossia disponibil­i per chiunque) da parte dei Sic. Le possibilit­à di raccoglier­e dati sono pressoché illimitate per i servizi di intelligen­ce incrociand­o le informazio­ni diffuse dai media, oppure consultand­o i registri delle autorità federali e cantonali, cui si aggiungono i dati personali che gli individui mettono a disposizio­ne del pubblico. Esaminando un certo numero di queste ricerche non sono state riscontrat­e attività di ricerca illegali. Tuttavia, il quadro giuridico di queste operazioni deve essere meglio definito: senza limiti chiari sulla necessità di ottenere o meno un’autorizzaz­ione preventiva c’è il rischio di una raccolta illegale di dati.

Un altro aspetto analizzato riguarda l’individuaz­ione precoce di un problema, attività essenziale per consentire al Sic di reagire in modo rapido ed efficace. A tale proposito, stando all’autorità di vigilanza c’è ancora un po’ di strada da fare per colmare il divario fra la teoria e la realtà.

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KEYSTONE ‘Le persone devono sapere a chi rivolgersi’, ha detto la presidente dell’Avi-AIn PriscaFisc­her

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