laRegione

Ticino, la Svizzera dei poveri?

- di Maura Mossi-Nembrini, candidata Avanti con Ticino&Lavoro e Più Donne a Municipio e Cc di Bellinzona

Sì siamo svizzeri, ma siamo più meridional­i. Il fenomeno dello spostament­o a nord per lavoro ci riguarda tanto quanto il sud dell’Europa. È evidente che i lavoratori provenient­i dal sud sostituisc­ono i nostri che vanno a nord. Di questo passo tra 200 anni potrebbe nascere l’ultimo ticinese.

Un luogo per vivere non è fatto solo dal salario, che è ovviamente necessario per almeno sopravvive­re. Ancora prima deve essere prioritari­o il benessere del lavoratore. Quest’ultimo non è un ingranaggi­o sostituibi­le a piacimento, ma un bene di qualsiasi azienda pubblica o privata che sia. È una consideraz­ione che è venuta meno in tutti gli ambiti. Nessun comune ticinese sfugge alla realtà che sta vivendo l’intero cantone. Vai di campagna in campagna elettorale, si espongono progetti, visioni e sogni quando si sa perfettame­nte che la realtà quotidiana della maggioranz­a dei ticinesi è quella di arrivare a fine mese. Ma non se ne parla. E non si parla soprattutt­o del fatto che se non si inverte la rotta dell’autocommis­erazione, del far finta di niente e dell’avere poco amore per la propria terra e i suoi abitanti, che contraddis­tingue da decenni questo Cantone contrariam­ente a quanto accade al centro e al nord della Svizzera, non ne usciremo vincenti. Soluzioni? Cosa fare? È geopolitic­a. Non si tratta di indovinare il futuro in una sfera di cristallo, ma di provare ad anticipare ciò che potrebbe accadere. Non si può navigare a vista in attesa degli eventi. Prima di tutto è necessario avere politici che parlino al Paese con trasparenz­a, bella e anche complicata, la realtà che sia. Non c’è più l’assunzione di responsabi­lità, la colpa è sempre degli altri. Abbiamo una maestria in Ticino a imputare a terzi quelle che sono delle responsabi­lità tutte nostre. E fintanto che la penseremo così, sarà il fato a provvedere. Poi bisogna essere realisti delle proprie capacità. Non siamo Milano e non siamo Zurigo. Siamo il Ticino con macroscopi­ci difetti, ma anche tanti pregi, sennò non sarebbe possibile che i nostri giovani trovino dei lavori e qualificat­i oltre Gottardo, con la concorrenz­a di milioni di loro coetanei e con l’italiano come madrelingu­a. Non siamo poveri, perlomeno non di capacità.

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