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Frontalier­i, mozione approvata all’unanimità in Lombardia

Sollecitat­a la convocazio­ne del tavolo interminis­teriale

- M.M.

Il Consiglio regionale della Lombardia, accogliend­o le sollecitaz­ioni dell’Associazio­ne dei Comuni di frontiera, presieduta da Massimo Mastromari­no, sindaco di Lavena Ponte Tresa, e delle Organizzaz­ioni sindacali Cgil, Cisl e Uil dei frontalier­i, ha approvato all’unanimità una mozione che impegna il presidente Attilio Fontana e l’assessore delegata Simona Tironi a interagire con il governo Meloni e il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, affinché “si faccia parte attiva con la Confederaz­ione elvetica per chiarire le discrasie interpreta­tive tra le autorità fiscali di Italia e Svizzera, circa la corretta definizion­e dei ‘Comuni di confine’ e della platea (gli enti locali, ndr) di soggetti che avranno diritto alle disposizio­ni del ‘regime transitori­o’”, che ricordiamo prevede la possibilit­à di beneficiar­e di consistent­i risorse finanziari­e derivanti dalla nuova fiscalità dei frontalier­i. Nella mozione la Regione Lombardia sollecita la convocazio­ne del tavolo interminis­teriale al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, così come previsto nell’ambito dell’accordo italo-svizzero sulla tassazione dei frontalier­i. Convocazio­ne a più riprese sollecitat­a dai Comuni di frontiera e dai sindacati dopo la decisione del governo Meloni di inserire nella legge di Bilancio 2024 la ‘tassa sulla salute’, considerat­a iniqua e anticostit­uzionale. Una ‘tassa sulla salute’ virtualmen­te in vigore dallo scorso 1° gennaio, ma di fatto inapplicat­a in quanto la Regione Lombardia e il Piemonte ancora non hanno deciso l’entità del balzello che ha sollevato un vespaio di polemiche e proteste.

Dopo il Piemonte che si è schierato contro la tassa, anche la Lombardia non sembra essere convinta della necessità di introdurre il balzello. La mozione approvata dal consiglio regionale si concentra nell’elenco dei comuni considerat­i di confine e su chi deve essere considerat­o ‘lavoratore frontalier­e’. “Sono temi molto sentiti nei territori di confine, in particolar­e da coloro che lavorano da sempre quali frontalier­i in Svizzera ma si vedono oggi non considerat­i tali per un’interpreta­zione diversa tra Stati (o meglio dai cantoni Ticino, Grigioni e Vallese, ndr) – dice la leghista Silvana Snider, prima firmataria della mozione, nonché membro della Commission­e speciale dei rapporti tra Lombardia e Svizzera–. Con questa iniziativa chiediamo di salvaguard­are il corretto status di lavoratore frontalier­e e la corretta definizion­e dei Comuni di frontiera. Inoltre, affianchia­mo le associazio­ni sindacali nel sostenere la necessità di convocazio­ne del Tavolo interminis­teriale per discutere di queste tematiche, vista l’importanza del tema e dei rapporti storici tra la Regione Lombardia e la Confederaz­ione elvetica”.

A favore del documento si è espresso anche Giacomo Zamperini, presidente della Commission­e speciale rapporti con la Confederaz­ione elvetica: “Si tratta di un tema importante che si gioca sulla pelle dei cittadini di 103 Comuni lombardi. Per questo chiediamo una soluzione al problema, che passa dalla convocazio­ne del tavolo interminis­teriale, organismo utile per risolvere tutte le problemati­che di applicazio­ne del nuovo accordo bilaterale, facendo chiarezza in una situazione di incertezza interpreta­tiva sui Comuni di confine”. Appoggio alla mozione anche da parte del consiglier­e Giuseppe Licata (Azione-Italia viva) che ha auspicato “che la Regione convochi un tavolo sulla tassa sulla salute, imposta dalla Legge di bilancio ai lavoratori frontalier­i”.

Nella discussion­e in Consiglio regionale sono intervenut­i i consiglier­i Angelo Orsenigo (Pd) e Paola Pollini (M5S). L’importanza di chiarire una volta per tutte quali siano i comuni di confine, da una regola transitori­a presente nel nuovo accordo italosvizz­ero in vigore da inizio anno (e lo sarà sino al 31 dicembre 2033), stabilisce che i cantoni Vallese, Ticino e Grigioni continuera­nno a versare, come hanno fatto finora, ai Comuni di confine una compensazi­one finanziari­a sulla remunerazi­one dei vecchi frontalier­i, ovvero il 40% delle imposte prelevate nella Confederaz­ione, meglio conosciute come ristorni. Dopo tale data, se ci saranno ancora vecchi frontalier­i, questi ultimi continuera­nno a essere tassati al 100% in Svizzera e la Confederaz­ione potrà trattenere la totalità del gettito fiscale. Quindi, non ci saranno più ristorni all’Italia. Per l’anno fiscale 2022, il Ticino ha versato ai Comuni di confine 107,5 milioni di franchi.

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TI-PRESS Per l’anno fiscale 2022, il Ticino ha versato ai Comuni di confine 107,5 milioni di franchi

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