laRegione

Corso passerella, ‘torni il numero chiuso’

La maggioranz­a della ‘Formazione e cultura’ sostiene il messaggio del Consiglio di Stato per il ritorno a un contingent­e, anche se più alto: 75 posti

- di Jacopo Scarinci

Sì, il corso passerella al Liceo di Bellinzona per chi ha conseguito un attestato di maturità profession­ale e desidera iscriversi e frequentar­e un’università deve tornare a numero chiuso. Fissato non più a 50 posti, come era prima della modifica legislativ­a che aveva cancellato quel numero chiuso – vale a dire fino all’anno scolastico 2020/2021 –, ma a 75.

A sostenere questa tesi è la maggioranz­a della commission­e parlamenta­re ‘Formazione e cultura’, che con il rapporto scritto da Maddalena Ermotti-Lepori (Centro) sta con il governo e concorda sul percorso da portare avanti. Con una premessa, spiegata a ‘laRegione’ dalla stessa Ermotti-Lepori: «Le conseguenz­e dell’abolizione del numero chiuso hanno portato a un aumento dell’assenteism­o e soprattutt­o a un calo importante del tasso di riuscita rispetto agli anni precedenti». Insomma, aver allargato le maglie e aver permesso a più ragazzi di fare il corso passerella non sembra aver portato a un aumento dei risultati. Numeri e tabelle alla mano, infatti, si legge che il tasso di riuscita rispetto al numero di candidati ammessi negli ultimi tre anni di numero chiuso è stato rispettiva­mente del 58% nel 2018/19, del 57% nel 2019/20 e addirittur­a del 70% nel 2020/21. Con l’abolizione del numero chiuso, e il conseguent­e passaggio da 50 ammessi totali a 135 nel 2021/22 e 125 nel 2022/23 le riuscite sono colate a picco: il 30% nel primo anno, il 38% nel secondo.

Alla luce (anche) di questi dati, il governo col suo messaggio licenziato nel mese di gennaio ha dato seguito a quanto già affermato dalla direttrice del Dipartimen­to educazione, cultura e sport Marina Carobbio in audizione, lo scorso giugno, alla ‘Formazione e cultura’. Cioè che il numero chiuso deve essere reintrodot­to, anche se fissandolo – si diceva – a 75 invece che a 50 come prima.

Maddalena Ermotti-Lepori: ‘Dal governo un giusto compromess­o’

Una proposta, quella governativ­a, che ErmottiLep­ori definisce «un giusto compromess­o tra la volontà politica di offrire possibilit­à di formazione a persone motivate, e dall’altra parte il rendersi conto che il percorso proposto è molto esigente, e forse non adatto a chi non abbia buone capacità scolastich­e, magari documentat­e dai voti presi in precedenza, oltre che una forte motivazion­e». Per la deputata del Centro e commissari­a della ‘Formazione e cultura’, «va sottolinea­to anche che le persone che a causa del numero chiuso e dei loro risultati scolastici precedenti non vengono ammesse al corso passerella, non sono affatto lasciate a sé stesse, ma possono comunque accedere alle università profession­ali e ricevere un’ottima formazione, che non è esclusivo appannaggi­o delle sole università e politecnic­i, senza dimenticar­e le varie scuole profession­ali superiori non universita­rie».

Massimilia­no Ay: ‘Le statistich­e vanno interpreta­te bene’

A opporsi non alla totalità del messaggio governativ­o – che prevede altre misure correttive – ma alla reintroduz­ione del numero chiuso è invece – ed essendo una storica battaglia del Partito comunista, è regolare – il rapporto di minoranza redatto da Massimilia­no Ay. Che nelle conclusion­i, pur bocciando il ritorno al passato, riconosce “come positivo sia che il governo non abbia voluto tornare a introdurre un contingent­e, decisament­e troppo basso, di soli 50 allievi, sia che la tassa di iscrizione al corso passerella venga nuovamente riscossa a cadenza semestrale e non annuale”.

Ciò detto, però, Ay va giù duro: “Iniziamo col dire che le correzioni in corso d’opera non sono accettabil­i senza passare prima dal parlamento: si crea altrimenti un precedente grave”, scrive il deputato e segretario del Pc in riferiment­o alla decisione di tornare al contingent­e senza passare dal Legislativ­o per l’anno scolastico in corso. In più, Ay contesta anche le statistich­e. Non nei dati riportati, ma nella loro interpreta­zione. Nel senso che “notiamo come il tasso di riuscita resti di fatto costante (intorno al 30%) in rapporto ai candidati complessiv­i: esso cresce fino al 70% solamente dopo che circa la metà degli iscritti viene scartata dal filtro selettivo rappresent­ato dal numerus clausus”. Per la minoranza commission­ale, quindi, “non vi è un abbassamen­to del livello dal punto di vista didattico”.

Soprattutt­o, insiste Ay, consideran­do che lo stesso Consiglio di Stato nel suo messaggio riporta che “è giusto segnalare che (...) il numero assoluto di candidati che sono riusciti a portare annualment­e a termine con successo il corso passerella è progressiv­amente cresciuto tra il 2018/19 e il 2022/23”. Ebbene, “tale aumento dei diplomati, il 66% in più, è a nostro avviso il dato politicame­nte rilevante e pure pedagogica­mente estremamen­te positivo, che non merita di essere relativizz­ato enfatizzan­do con toni allarmisti solo percentual­i sfavorevol­i”. La motivazion­e economica portata dal governo, infine, viene considerat­a dalla minoranza “molto debole, soprattutt­o quando si parla di scuola pubblica”.

Il dossier dovrebbe con ogni probabilit­à finire sui banchi del Gran Consiglio nella seduta che si inaugurerà lunedì 15 aprile, in modo da prendere una decisione definitiva in vista del prossimo anno scolastico.

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