Aumento dei contributi o mix con Iva più elevata
Dal Consiglio federale due varianti per finanziare la rendita supplementare. E la proposta di ridurre temporaneamente la quota della Confederazione
Una microtassa sulle transazioni finanziarie? Un’imposta sulle successioni? Aumentando l’imposta federale diretta? Attingendo dalla ben fornita cassa dell’assicurazione contro la disoccupazione? Nelle ultime settimane, dopo il sì di popolo e Cantoni alla 13esima Avs, sono state avanzate le idee più disparate su dove trovare i 4-5 miliardi di franchi necessari ogni anno dal 2026 per aumentare (dell’8,3%) le rendite di vecchiaia ai 2,5 milioni di pensionate e pensionati del Paese e/o su come garantire, a più lungo termine, la salute finanziaria del primo pilastro. Il Consiglio federale invece ha seguito la via ‘classica’. Le possibilità erano «poco numerose» visto «il poco tempo a disposizione», ha spiegato ieri in una conferenza stampa a Berna Elisabeth Baume-Schneider (Ebs, d’ora in poi), titolare del dossier. Le risposte alle principali domande.
Cos’ha deciso il Governo?
Ha fissato i parametri della modalità di attuazione e del finanziamento della 13esima Avs. Per quest’ultima ha presentato due opzioni: la prima prevede esclusivamente un aumento dei contributi salariali di 0,8 punti percentuali (0,4% a carico del lavoratore e 0,4% del datore di lavoro), sancendo così il principio di solidarietà su cui poggia l’Avs (la popolazione attiva paga per le rendite dei pensionati); la seconda prevede un aumento combinato dei contributi salariali (+0,5%) e dell’Iva (+0,4%), con la quale l’onere finanziario supplementare verrebbe ripartito sull’intera popolazione (pensionati compresi, dunque). Un giornalista ha chiesto a Ebs se il Consiglio federale ne preferisce una. «No, una variante è una variante», ha tagliato corto la socialista giurassiana.
Perché un finanziamento supplementare?
I sindacati durante la campagna di votazione avevano affermato che, attingendo dalle riserve dell’Avs, la 13esima rendita di vecchiaia avrebbe potuto quasi autofinanziarsi al momento della sua introduzione (2026). A loro parere, solo dopo qualche anno si sarebbe reso necessario un lieve aumento dei contributi salariali. Il Consiglio federale invece vuole garantire il finanziamento della 13esima già al momento della sua introduzione, «per non fragilizzare l’Avs» e «minimizzare i rischi finanziari» (Ebs).
Quanto pesa la 13esima sulle casse dell’Avs?
Secondo gli ultimi calcoli dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (Ufas), nel 2026 la 13esima rendita costerà 4,2 miliardi di franchi. La somma salirà gradualmente fino a 5 miliardi entro i cinque anni successivi. Senza un finanziamento supplementare, il risultato di ripartizione dell’Avs (entrate meno uscite) sarebbe negativo (-643 milioni) già nel 2026 (vedi tabella). I deficit poi aumenterebbero velocemente negli anni successivi, fino a raggiungere i 7,3 miliardi nel 2033. Lo stesso anno il Fondo Avs riuscirebbe a coprire soltanto il 45% delle rendite correnti.
E il contributo della Confederazione?
La 13esima Avs non pesa solo sulle finanze del primo pilastro. Anche la Confederazione – che contribuisce per il 20,2% alle spese dell’Avs – è chiamata alla cassa: 840 milioni nel 2026, un miliardo a medio termine. Su questo fronte la situazione è «estremamente tesa»: già così (senza 13esima Avs) si prevede un deficit strutturale di 1,5 miliardi di franchi nel 2026; un ‘rosso’ che nel 2030 raggiungerebbe i 4 miliardi, ha ricordato Ebs. Per non appesantire ulteriormente il bilancio generale, il Consiglio federale ha quindi deciso di ridurre temporaneamente – dal 20,2% al 18,7%, fino all’entrata in vigore della prossima riforma dell’Avs – la quota delle spese del primo pilastro a carico della Confederazione (in termini assoluti, invece, il contributo continuerà ad aumentare: sarà di 11 miliardi nel 2026). Per compensare la riduzione di questa partecipazione, il Governo prevede anche qui due varianti: nella prima, i fondi necessari saranno prelevati dal Fondo Avs; nella seconda, invece, occorreranno ulteriori entrate, generate da un aumento dei contributi salariali (+0,2%) o da un incremento combinato dei prelievi salariali e dell’Iva (rispettivamente, +0,1% e +0,2%). Le maggiori entrate confluirebbero nell’Avs.
Come verrà versata la 13esima Avs?
Sarà una vera e propria 13esima: analogamente a quanto avviene con i salari, verrà versata una volta all’anno, in dicembre. In questo modo, scrive il Governo, “si soddisfa al meglio la volontà del popolo”: in effetti, nel titolo dell’iniziativa e durante la campagna di votazione si è sempre parlato di una 13esima mensilità. Scartata l’ipotesi di versarla in tranches mensili. Rispetto a questa opzione, il versamento annuale sarà «un po’ più difficile da mettere in atto, ma tecnicamente non è impossibile», ha detto Ebs. Cosa succede, ad esempio, con una persona che va in pensione a metà anno? E se il beneficiario della rendita muore a ottobre? Questi e altri dettagli restano da chiarire. Per contro, è assodato che la 13esima Avs non comporterà né la perdita né una riduzione delle prestazioni complementari per chi ne beneficia.
Come hanno reagito partiti e sindacati?
Sindacati e Ps vogliono finanziare la 13esima Avs esclusivamente tramite un aumento dei contributi salariali. Il presidente dell’Unione sindacale svizzera, il ‘senatore’ Pierre-Yves Maillard (Ps/Vd), critica la paventata riduzione del contributo della Confederazione mentre il Consiglio federale rimpingua il budget dell’esercito. Aumentare solo i contributi salariali è ritenuto però “inaccettabile” dagli altri partiti e dalle organizzazioni economiche, che preferiscono far capo a un incremento dell’Iva e a risparmi in altri settori (siaUdc che Plr citano in particolare asilo, aiuto allo sviluppo, amministrazione e cultura). L’Alleanza del Centro propende a breve termine per un mix fra Iva e prelievi salariali (a lungo termine invece il partito caldeggia una microtassa sulle transazioni finanziarie). Sulla stessa linea d’onda i Verdi liberali.
Qual è il calendario?
Il Consiglio federale lo definisce “serrato”. Entro l’estate avvierà la consultazione. In autunno vuole trasmettere il messaggio al Parlamento, che «avrebbe due sessioni per approvarlo» (Ebs). Le modifiche di legge per l’attuazione della 13esima rendita e quelle per il suo finanziamento faranno parte di un ‘pacchetto’con due progetti separati. Questo per garantire che le prime, di natura tecnica, possano entrare in vigore anche se le seconde dovessero subire ritardi o essere respinte in un’eventuale votazione popolare. Una cosa è certa: le modifiche di legge devono entrare in vigore a inizio 2026. Se necessario, ha ventilato ieri Ebs, il Consiglio federale procederà per via d’ordinanza.
Cosa succederà in seguito?
Il numero dei pensionati continuerà ad aumentare più rapidamente rispetto a quello delle persone attive che versano contributi; inoltre si vivrà in media sempre di più, per cui le rendite dovranno essere versate più a lungo: nei prossimi anni le sfide poste all’Avs dall’evoluzione demografica non si esauriranno, anzi. Il Parlamento già tre anni fa ha incaricato il Consiglio federale di elaborare entro la fine del 2026 una nuova, vasta riforma per garantire la stabilità finanziaria dell’Avs nel prossimo decennio. Al vaglio vi sono “anche misure strutturali quali l’aumento dell’età di riferimento e altre possibilità di finanziamento non attuabili a breve termine”, scrive l’Esecutivo.