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Parco di Villa Argentina, dalle idee ai piani

In Città il prossimo passo per il Municipio sarà la realizzazi­one di un masterplan. Sarà la sintesi delle proposte seminate dalla popolazion­e

- di Daniela Carugati

Date un parco (quello di Villa Argentina) ai mendrisien­si, ne faranno il loro ‘giardino delle meraviglie’. Nelle 888 idee seminate dalla popolazion­e e raccolte dal Municipio nel corso di un vero e proprio esperiment­o di cittadinan­za attiva c’era davvero di tutto. Anche se, a ben vedere, a spiccare tra i dieci macrotemi individuat­i dal team scientific­o e interdisci­plinare – coinvolta anche la Supsi – che ha accompagna­to il progetto nel corso di un anno – fra il febbraio 2023 e quest’anno –, c’era, forse a sorpresa, la componente del gioco. In ogni caso il cammino verso la creazione del tanto agognato parco cittadino, lì nel cuore della Città e al centro quasi quindici anni or sono di una petizione popolare forte di 2’870 sottoscriz­ioni, non è ancora stato ultimato. Di certo oggi si sa che in quello spazio verde si aspira ad avere un luogo di socializza­zione intergener­azionale, che sappia essere inclusivo ma al contempo rispettoso del patrimonio storico, paesaggist­ico e culturale che Villa Argentina ci consegna.

Dalle carte alla realtà

È da tempo ormai, come riconosce lo stesso sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini, che si ragiona su quel comparto. Mettere nero su bianco una variante di Piano regolatore, del resto, è stata un’opera tutt’altro che semplice. Così come acquisire – nel 2021 per 8 milioni di franchi – quel terreno privato collinare, che ha dato modo di ricostitui­re il parco nella sua estensione originaria, in tutti i suoi oltre 46mila metri quadrati. Ora però ci sono le idee, e la volontà di arricchire Villa Argentina di contenuti e significat­i si è rafforzata. E questo, annota Cavadini, nel solco della scelta della Città di «riappropri­arsi di spazi verdi di aggregazio­ne e di qualità. Recuperand­o un tessuto urbano sacrificat­o in passato».

Prossima tappa, il progetto

Ecco che l’autorità comunale si accinge ad aprire ora un nuovo capitolo, che prende spunto dalla ‘Charta dei desiderata’ suggerita dalla popolazion­e. «Ci dobbiamo chiedere adesso cosa vogliamo fare del parco – annota il sindaco –. Nella prossima legislatur­a si compiranno i prossimi passi e si entrerà nel vivo: si elaborerà un concetto di masterplan – un documento d’indirizzo strategico, ndr – che ci permetterà di avere una visione d’insieme del parco e del comparto di via Turconi e delle vicinanze – lì troviamo l’Accademia, le scuole e la casa anziani, ndr –. In questo modo potremo contare anche un piano d’azione». Giunti a quel punto si potranno, dunque, definire le misure, la progettazi­one, le tempistich­e e l’impegno finanziari­o. A disposizio­ne, al momento, ci sono più di 4 milioni e mezzo, per circa metà rimanenza dell’acquisizio­ne, per il resto (2,6 milioni) un credito già iscritto per la sistemazio­ne dell’area attuale. I tempi, è chiaro, potranno essere relativame­nte lunghi, si rende attenti, viste le procedure di legge.

Previste attività a breve

La determinaz­ione, comunque, non manca al pari dell’attenzione della politica, della cittadinan­za e delle associazio­ni coinvolte, primo fra tutti il Comitato Parco di Villa Argentina che attende da tempo un intervento di valorizzaz­ione. Anzi, a breve, si conferma, l’Esecutivo valuterà la realizzazi­one di alcune soluzioni, anche temporanee, di arredo e attività più facilmente realizzabi­li – dalle visite guidate ai piccoli intratteni­menti musicali, dalle passeggiat­e tematiche ai momenti conviviali, prendendo spunto pure dal parco giochi esistente –; proprio, annota il segretario comunale Massimo Demenga, per «dare il segnale che il parco sta evolvendo nella direzione auspicata dalla popolazion­e».

Uno spazio storico

Nel percorso di avviciname­nto al Parco di domani il processo ‘creativo’ ha avuto, in ogni caso, una chiara importanza. Come ha avuto un ruolo soffermars­i sulla conoscenza della realtà di Villa Argentina, coinvolgen­do altresì l’Ufficio cantonale dei beni culturali, con il quale lo studio conoscitiv­o, commission­ato alla Supsi, è “in fase di condivisio­ne”. Questo spazio verde urbano, come spiega Annalisa Rollandi, ricercatri­ce settore pianificaz­ione dell’Istituto scienze della Terra, ha una sua storia e ha vissuto tre fasi di sviluppo. Nasce nel 1873 come parco scenografi­co (lo resterà sino al 1883) nella visione dell’architetto Antonio Croci, autore della villa e delle sue circostanz­e. In seguito, sino al 1919, conosce uno sviluppo laterale, che ne rafforza i confini, estendendo la proprietà. Infine, sino al 1926 si trasforma in parco all’inglese tra vialetti e aiuole. Cambiament­i che nel tempo hanno caratteriz­zato pure la vegetazion­e. D’altro canto, era importante sapere cosa è stata Villa Argentina per progettare il futuro. Tutto ciò nella consapevol­ezza che l’anima storica del parco “è un bene prezioso culturale da conservare e un tesoro paesaggist­ico da curare, adattandol­o ai cambiament­i climatici e alle esigenze delle piante”. Un indirizzo, questo, si conferma, imprescind­ibile, al pari degli elementi struttural­i che dovranno essere adattati alle esigenze attuali, nel rispetto, si rimarca, della biodiversi­tà e dell’ecocompati­bilità, e delle strutture da destinare a sport e tempo libero, chiamate a integrarsi “in modo innovativo e rispettoso, privilegia­ndo soluzioni temporanee e reversibil­i”.

Delineati gli ‘ambiti spaziali’

Non a caso a rivelarsi proficuo è stato anche il ‘workshop’ promosso a gennaio e che ha fatto seguito al progetto partecipat­o aperto alla popolazion­e. Un esercizio, presenti pure rappresent­anti del Cantone e delle associazio­ni, che ha reso possibile non solo selezionar­e le proposte – confluite nelle sette ‘categorie di idee’ –, ma altresì «identifica­re gli ambiti spaziali» in cui ci si potrà muovere, come sottolinea Annalisa Rollandi. Realizzata una mappa, ecco che le diverse suggestion­i si incrociano e si sovrappong­ono, dando materia di riflession­e al prossimo Esecutivo e ai progettist­i. Sulla carta, si illustra, «le aree adibite al gioco si sviluppano per esempio a partire dal parco giochi esistente e si estendono alla parte superiore e ai terreni retrostant­i alle scuole elementari di Canavéé (le cosiddette balze). Mentre l’arredo urbano è proposto soprattutt­o nella parte alta e nelle balze, con singole aggiunte anche nel parco storico. Infine, gli eventi – tema che di recente non ha mancato di suscitare discussion­i politiche, ndr – sono pensati dove si svolgono già oggi, sul retro della villa, senza tuttavia escludere anche la parte alta. Nell’area dei terrazzame­nti, oltre la grotta, e nelle balze si ipotizzano poi numerose attività anche legate alla natura e alla coltivazio­ne della terra – con gli orti collettivi, ndr –, con l’elemento acqua che tematizza l’intero parco». Il denominato­re comune? Per il sindaco è evidente: «La cittadinan­za vuole un parco da vivere». Trovare una sintesi spetterà ora all’autorità comunale, la quale sarà chiamata pure ad affrontare, una volta di più, il tema della riserva edificabil­e, lasciata in un angolo dei piani in nome del futuro sviluppo universita­rio. Sin qui è rimasta sulla carta, certo è che un eventuale intervento, come ricorda ancora Cavadini, «dovrà essere molto attento al rispetto del comparto».

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TI-PRESS Si punta ad avere una visione d’insiemearm­onica

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