Tra Pse e Campo Marzio i quartieri reclamano
Le aree periferiche richiedono di distribuire meglio gli eventi. I municipali replicano: ‘Spesso sono sponsor e organizzatori a volerli sul lungolago o in centro’
Mentre è partito il cantiere per il Polo sportivo e degli eventi (Pse) e si sta portando avanti il progetto del Polo congressuale del Campo Marzio, si alza sempre più la voce dai quartieri che chiedono più investimenti, luoghi e attività fuori dal centro.
EVENTI, FIERE E CONGRESSI
‘Non tutto in centro’
Da più parti c’è la richiesta di distribuire meglio sul territorio gli eventi. È fattibile?
BADARACCO – Nella programmazione annuale degli eventi, oltre duecento all’anno sono sparsi per i quartieri. Certo, la maggior parte sono organizzati da associazioni locali. Il problema dei grossi eventi è che spesso devono essere supportati da una logistica e da una disponibilità di spazi che ci sono solo o sul lungolago o in centro. Fare qualcosa di grande fuori dal centro non sempre si può e in ogni caso va messo in conto che diventa più dispendioso.
GALEAZZI – Nel 2019, da consigliere comunale, ho presentato una mozione che chiedeva proprio di distribuire gli eventi sul territorio. Il Blues to Bop si potrebbe anche fare in Val Colla, ma gli sponsor sono principalmente attratti dal centro.
Però il Vallemaggia Magic Blues si tiene in posti altrettanto discosti e funziona bene.
BADARACCO – Spesso ci capita di fare delle proposte alternative agli organizzatori e sono loro a dirci di no perché preferiscono stare in centro. A giorni diventeremo proprietari del parco San Grato a Carona, che è stupendo: sarebbe bello poter inserire lì degli eventi. Ma non dipende solo dalla Città.
PRATI – Credo che gli Eventi facciano un gran lavoro e l’offerta sia invidiabile. Allo stesso tempo, una critica che raccolgo tra cittadini e operatori culturali è che la Città tenda a voler essere l’organizzatrice principale. Forse l’ente pubblico dovrebbe lasciare un maggior spazio ad associazioni e privati da questo punto di vista, supportandoli chiaramente.
BADARACCO – È un sentimento diffuso, ma non trova riscontro nella realtà. Il 70% degli eventi a Lugano sono organizzati da privati. Penso allo Studio Foce, noi diamo solo un supporto logistico.
PRATI – Sì, ma guardando alla locandina degli eventi proprio al Foce la prima cosa che spicca è il logo della Città e della Divisione eventi. Forse è una questione comunicativa, di immagine.
Un settore che appare in crisi è quello fieristico. Come supportarlo? A fronte di questa crisi, il progetto del Polo congressuale del Campo Marzio non andrebbe ricalibrato?
BADARACCO – Il settore effettivamente è in crisi, ma è un trend globale e non luganese. Ma comunque si tengono ancora fiere. Assieme agli organizzatori si sta cercando di modificarne l’impostazione rendendole delle esperienze immersive. Possiamo ancora organizzarne perché attualmente il costo è molto basso visto il cattivo stato del Centro esposizioni. Quanto al futuro Campo Marzio, la priorità non sarà più data alle fiere, ma ai congressi, che invece sono in fase di ascesa. Ma il cantiere non è realistico che parta prima del 2030.
PRATI – Noi siamo critici su alcuni aspetti del progetto, principalmente quelli legati al finanziamento e a un rischio di speculazione edilizia: va edificato quel che è effettivamente necessario, privilegiando il verde pubblico. Per la popolazione locale il valore aggiunto sarebbe un nuovo parco, non tanto il centro congressuale in sé. E ci piacerebbe che ci fosse una quota di alloggi di utilità pubblica.
GALEAZZI – Lugano ha un’anima cosmopolita ed è molto importante tornare a contare sullo scacchiere internazionale come era una volta e se i congressi possono contribuire a questo, li sostengo. Penso che l’ente turistico Lugano Region debba potenziare il suo ruolo di megafono in quest’ambito.
PRATI – Io ci aggiungo anche il Cantone e i Comuni della cintura urbana: tutti beneficiano e beneficerebbero di un importante settore congressuale a Lugano e sarebbe corretto che facessero, progettualmente ma anche finanziariamente.
SPORT
‘Questione di priorità’
Partito il cantiere del Pse, diverse zone della città chiedono o di rimodernare gli impianti esistenti o di costruirne di nuovi. Il Municipio sta lasciando indietro i quartieri?
BADARACCO – No, cerchiamo di essere attenti a tutto il territorio. È appena passato il messaggio sul rifacimento delle infrastrutture a Barbengo, siamo intervenuti al tennis club di Breganzona, per citare due esempi. È vero che le strutture comunali esistenti sono oramai sature. E il palazzetto dello sport in programma al Pse vuole essere una risposta parziale a quest’esigenza.
PRATI – Sì, io credo che si debba investire di più soprattutto in quegli spazi, anche sportivi ma non solo, più liberi, come ad esempio i campetti. Mancano e la popolazione li richiede. Se davvero verrà alzato il moltiplicatore d’imposta nei prossimi anni come sembra, mi auguro che i cittadini dei quartieri possano avere qualcosa in più in cambio.
GALEAZZI – È giusto investire, e comprendo le richieste che arrivano dai quartieri. Ma la ‘Mamma Lugano’ deve darsi delle priorità compatibilmente con la situazione finanziaria. Quando ci saranno più soldi gli interventi si faranno.