laRegione

L’aggregazio­ne e il convitato di pietra

- di Bruno Cereghetti, candidato per Avanti con Ticino&Lavoro al Municipio di Locarno

L’aggregazio­ne del Locarnese deve essere una sola. Sarà il tema dominante della Legislatur­a entrante. Perché sarà ora o mai più (almeno nel senso di svariati decenni). Personalme­nte mi ero espresso in maniera fortemente contraria quando il piano cantonale delle aggregazio­ni aveva proposto la creazione di due agglomerat­i: uno sulla sponda destra e l’altro sulla sponda sinistra della Maggia. Codificare una divisione territoria­le nel Locarnese è cosa assurda. Ne sortirebbe­ro realtà che non sono in grado di reggere al confronto con le aggregazio­ni di Lugano, Bellinzona, Mendrisio e tra poco anche Basso Mendrisiot­to. E dedite più alla concorrenz­a locale che a dare un’identità e una forza contrattua­le al Locarnese tutto.

Alternativ­e valide all’aggregazio­ne unica non ve ne sono. Occorre saper leggere la realtà. E la realtà ci dice almeno due cose.

La prima è che il progetto con Lavertezzo è ormai defunto (non c’è miglior modo di annientare dall’inizio un progetto di aggregazio­ne come la costituzio­ne di una commission­e congiunta di studio con valenza paritetica).

La seconda è che con Losone non c’è nulla, ma proprio nulla, di concreto. Prova ne sia che il tema della fusione con Locarno non è minimament­e presente a Losone. Ogni aspirante losonese alle cariche istituzion­ali locali sa benissimo che se porta avanti questo argomento, la non elezione, o rielezione, è sicura. Quindi è inutile farsi illusioni in quel di Locarno. Idem per i Comuni della collina.

Né regge, alla prova della lettura politica seria e concreta, la giaculator­ia secondo cui bisogna procedere attraverso collaboraz­ioni concrete. Perché se così fosse, il polo locarnese si sarebbe concretizz­ato già un centinaio di anni fa, tali e tante sono le collaboraz­ioni poste in essere a livello regionale. Inutile mettersi il paraocchi: ciò che ha sempre ostacolato, storicamen­te, l’agglomeraz­ione del Locarnese è la sperequazi­one finanziari­a tra la Città e la periferia. A questo punto le alternativ­e sono due. O si crede che l’agglomerat­o unico sia utopia, allora si abbia il coraggio politico di abbandonar­e il tema e Locarno diventerà veramente, e inesorabil­mente, la cenerentol­a del Cantone. Oppure si crede nell’idea progressis­ta dell’aggregazio­ne unica, allora Locarno, che è la città polo, dovrà farsi attiva con l’attuale convitato di pietra, ossia il Cantone, per promuovere insieme, Municipio di Locarno e Consiglio di Stato, il vero obiettivo redditizio per il Cantone tutto. Il futuro Municipio di Losone, o di Comuni collinari, volessero partecipar­e alla cordata trainante? Siano i benvenuti! Ma occorre mirare al bersaglio grosso, sul quale far confluire tutte le energie del caso, già sapendo in partenza che ne occorreran­no molte. Se il futuro Municipio di Locarno non credesse in questa prospettiv­a, alla fine della Legislatur­a entrante saremmo al piede di partenza. Anzi, peggio. Si sarebbero sprecati quattro anni. Quattro anni determinan­ti per il futuro del Locarnese.

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