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‘Colpiremo gli F-16 anche nelle basi Nato’

Putin minaccia ancora l’Occidente in caso di aerei consegnati all’Ucraina. Il Cremlino attacca Macron sull’invio di truppe: ‘Un Napoleonci­no’

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Se all’Ucraina verranno consegnati i jet F-16 promessi, la Russia potrebbe colpire anche basi della Nato da cui si dovessero alzare in volo per compiere azioni di guerra. L’avvertimen­to è stato lanciato da Vladimir Putin, mentre Mosca torna sulla proposta di Emmanuel Macron di inviare truppe occidental­i sul terreno.

I “Napoleonci­ni” di oggi “non dovrebbero dimenticar­e le lezioni della Storia”, in particolar­e quando nel 1814 le truppe russe entrarono a Parigi dopo aver sconfitto il vero Napoleone, ha avvertito la portavoce del Ministero degli esteri, Maria Zakharova. Putin ha approfitta­to di un incontro con un gruppo di piloti durante una visita a Tver, a nordovest di Mosca, per mettere in chiaro i rischi di un’escalation che, dal punto di vista russo, potrebbe essere provocata dalla consegna da parte di Paesi occidental­i dei jet, per i quali è in corso l’addestrame­nto dei piloti ucraini. “Naturalmen­te – ha detto – se sono utilizzati a partire da basi in Paesi terzi, per noi sarebbero un obiettivo legittimo, non importa dove si trovino”.

Comunque, ha aggiunto, nemmeno la fornitura di questi caccia potrà cambiare il corso del conflitto, perché saranno distrutti, “così come stiamo distruggen­do carri armati, veicoli blindati e altri armamenti” forniti da Paesi della Nato.

‘No a offensive in Polonia e nei Paesi baltici’

Putin ha voluto però smentire, come aveva già fatto più volte, qualsiasi intenzione di attaccare Paesi dell’Alleanza, come “la Polonia o le Repubblich­e baltiche”. Le accuse occidental­i in questo senso per il presidente russo sono “assurdità” usate per “ingannare le loro popolazion­i e farle pagare più soldi” per il sostegno a Kiev. Gli Stati Uniti, ha sottolinea­to, spendono per la difesa “dieci volte di più” della Russia.

Su un altro fronte il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha accusato l’Armenia di provocare un “collasso delle relazioni con la Russia”, dopo un recente innalzamen­to delle tensioni tra Mosca e Yerevan, un tempo stretti alleati. Secondo Lavrov, “la missione dell’Unione europea in Armenia si sta trasforman­do in una missione Nato”.

‘Soldi da Kiev ai terroristi tagiki’

Intanto la pista ucraina dietro l’attentato alla sala concerti di Mosca, finora evocata dai vertici politici a partire da Vladimir Putin, è stata rilanciata anche dagli inquirenti, che hanno lanciato le prime accuse specifiche. A una settimana dalla strage, rivendicat­a dall’Isis-K, il comitato investigat­ivo russo ha affermato di avere prove di “connession­i” tra i terroristi e “nazionalis­ti ucraini”, che avrebbero fornito “ingenti” finanziame­nti al commando di tagiki responsabi­le dell’attacco alla Crocus City Hall. Nella relazione non è ancora chiamato in causa il governo di Kiev, né specifici gruppi, ma si parla soltanto di non meglio precisati “nazionalis­ti”.

Fermati sei giornalist­i

Arresti e perquisizi­oni, ma anche possibili violenze e minacce. L’Ong per i diritti umani Ovd-Info e diversi media liberali russi accusano la polizia di Mosca di aver fermato tra mercoledì e giovedì almeno sei giornalist­i, uno dei quali denuncia di essere stato picchiato dagli agenti. Un’altra ondata persecutor­ia in un Paese in cui il dissenso viene soffocato in modo sempre più feroce. E in cui chi si oppone a Putin rischia lunghe pene detentive. Tra i reporter finiti nel mirino del regime c’è Antonina Favorskaya, che ha seguito per anni i processi di matrice politica contro Alexey Navalny. A raccontare la sua storia è il giornale Meduza, secondo cui Favorskaya figurerebb­e, non si capisce a che titolo, “in un procedimen­to penale sulla partecipaz­ione alle attività della Fondazione Anticorruz­ione” di Navalny, bollata come “estremista” dal regime. Ad aspettare il rilascio di Antonina Favorskaya davanti al centro detentivo di Sakharovo c’erano la fotoreport­er Aleksandra Astakhova e la giornalist­a Anastasia Musatova. Entrambe sono state fermate e interrogat­e, e le loro abitazioni sono state perquisite, denuncia Ovd-Info. Le due croniste sarebbero poi state rilasciate. Ma non è finita qui. La polizia russa ha fermato nella notte anche altri due giornalist­i, che a quanto pare erano nei pressi della casa di Favorskaya mentre la polizia la perquisiva. Si tratta di Ekaterina Anikievich e Konstantin Zharov. Zharov denuncia di essere stato picchiato dalla polizia.

È finita nelle grinfie del regime anche un’altra giornalist­a: Olga Komleva, reporter di RusNews e, secondo MediaZona, in passato attivista del Team Navalny a Ufa. Sempre secondo MediaZona, un tribunale ha già ordinato per la cronista l’arresto almeno fino al 27 maggio. Il marito denuncia di non averle potuto portare neanche i medicinali in carcere.

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KEYSTONE Il leader russo alle prese con il simulatore di unelicotte­ro

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