Scalpitano col freno tirato
Della cinquantina di domande di costruzione depositate e pendenti nei vari cantoni, nessuna ha finora ottenuto il nullaosta. L’iter spedito voluto dalla Confederazione, finisce infatti per scontrarsi con ostacoli locali. In Ticino l’imprenditore Rocco Cattaneo, per il suo impianto da 30-40 milioni di franchi previsto sulle pendici del Tamaro, attende l’ok definitivo dopo essersi visto approvare dal Cantone a fine 2023 la domanda di costruzione preliminare. Tuttavia da questo febbraio il ricorso di un privato contesta e blocca davanti al Consiglio di Stato, che ha peraltro concesso l’effetto sospensivo, la convenzione votata dal Patriziato di Mezzovico-Vira per l’usufrutto dell’Alpe Duragno nell’arco di 30 anni in cambio di un introito annuo di 60mila franchi. Troppo pochi secondo il ricorrente (un patrizio), che solleva anche molte altre obiezioni di natura formale e di contenuto, tali da aver comportato anche l’intervento della Sezione cantonale degli enti locali preposta alla vigilanza sul buon funzionamento di Comuni e Patriziati.
Sempre in Val di Blenio, nella vicina zona del Pian di Nara, ancora nulla da fare al momento per il progetto portato avanti dalla Società elettrica sopracenerina (interessata anche l’Azienda elettrica ticinese) in collaborazione col Patriziato di Prugiasco proprietario del terreno. L’incarto è fermo nei cassetti di Bellinzona per l’impossibilità del Dipartimento del territorio di derogare alle condizioni poste da Berna, che non prevedono fasi test con impianti di dimensioni e potenza minori rispetto a una produzione annua minima richiesta di 10 GWh per poter beneficiare della procedura agevolata e di sussidi fino a un massimo del 60% del totale. Alle sollecitazioni inviategli dai promotori, il direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali, ha risposto ricordando le condizioni poste dalla Confederazione, compresa la possibilità entro fine 2025 di produrre almeno il 10% della capacità massima prevista a impianto ultimato; ma anche questa condizione non ha convinto la Sopracenerina a inoltrare la richiesta per un impianto completo anziché quello di prova che sarebbe 35 volte più piccolo.