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‘Dubbi sull’età’: sarà giudicato come minore

Processo ancora sospeso, e cambio di Magistratu­ra, per il cittadino algerino che ha avuto il ruolo del palo nell’abuso commesso sul Tilo tra Lugano e Chiasso

- di Prisca Colombini

«C’è ancora un ragionevol­e dubbio sulla maggiore età dell’imputato al momento dei fatti. Questa Corte non è quindi più competente a procedere». Due udienze e una nuova perizia medica effettuata all’Istituto di medicina legale della Repubbica e Cantone Ticino non sono state sufficient­i per stabilire l’età del cittadino algerino a processo davanti alla Corte delle Assise criminali presieduta dalla giudice Francesca Verda

Chiocchett­i (a latere Monica Sartori Lombardi e Siro Quadri) per aver fatto da palo nella violenza sessuale su una minorenne avvenuta l’ottobre scorso nel bagno di un Tilo che da Lugano stava circolando verso Chiasso. Il dibattimen­to è stato nuovamente sospeso e l’incarto trasmesso al Ministero pubblico per successiva trattazion­e da parte delle autorità competenti per i minorenni. Nei confronti dell’imputato è stata ordinata la carcerazio­ne di sicurezza fino al 13 maggio.

Dall’età minima a quella media

L’udienza di ieri è ripresa dallo stesso punto dove era stata sospesa lo scorso 12 marzo: la necessità di avere notizie certe sull’età dell’imputato. Non essendo stato possibile reperire in Algeria documenti ufficiali su data e luogo di nascita, il giovane è stato sottoposto a una nuova perizia medica effettuata all’Istituto di medicina legale.

«Mi dice finalmente la data in cui è nato?», ha chiesto la giudice all’imputato. La risposta è stata «25 novembre 2007», ovvero una delle date dichiarate nel corso della prima udienza. Prima di riunirsi in Camera di consiglio per prendere una decisione sulla continuazi­one o meno del processo, la giudice ha illustrato che dagli accertamen­ti medici è emerso che l’imputato ha un’età media di 21,7 anni e un’età minima di 17,6 anni. «In base agli studi applicati, i medici dicono che è possibile che lei abbia meno di 18 anni». Una tesi contestata dall’avvocato Fiammetta Marcellini , legale della minorenne vittima della violenza che si è costituita accusatric­e privata. «Ha dichiarato quattro date di nascita differenti: è evidente che ha mentito per ottenere un trattament­o più favorevole. La perizia ha dato informazio­ni, anche se non univoche». Per la titolare dell’inchiesta, la procuratri­ce pubblica Petra Canonica Alexakis, «le dichiarazi­oni dell’imputato non sono credibili: nemmeno l’età da minorenne che dice di avere corrispond­e ai risultati delle analisi». L’avvocato difensore Felice Dafond , «la perizia ha stabilito che è minorenne: nei casi di dubbio deve valere il principio della presunzion­e». Dal canto suo l’imputato, ha sottolinea­to «che esiste un rapporto completo sulla mia storia. Chiedo di abbassare i giorni della mia condanna».

‘È possibile avesse meno di 18 anni’

Il referto dei medici legali è arrivato alla Corte alla vigilia del processo. Dal documento, ha spiegato Verda Chiocchett­i, «emerge che è possibile che l’imputato all’epoca dei fatti abbia avuto meno di 18 anni. È vero che viene indicata un’età media di 21,7 anni e che è maggiormen­te probabile che questa sia la sua età effettiva, ma è anche possibile, e i due medici lo scrivono a chiare lettere, che l’imputato abbia avuto meno di 18 anni». Un esito che, «in linea con pregresse emergenze istruttori­e, insinua un ragionevol­e dubbio sulla maggiore età al momento dei fatti». La giudice ha evidenziat­o che il risultato emerge da «un esame scientific­o. A questo punto sapere l’esatta età di nascita non è più determinan­te ai fini della competenza. L’unico criterio è l’esistenza del ragionevol­e dubbio». La Corte ha quindi definito «essenziale» la possibilit­à data dal Codice di procedura penale che «permette alla Corte di completare le prove».

Già emessa una prima condanna

Il minorenne sarà a questo punto giudicato dalla Magistratu­ra competente, così come avvenuto per il suo connaziona­le che, l’8 ottobre dell’anno scorso, ha abusato di una 15enne nel bagno del convoglio. Per lui la condanna è stata di un anno di detenzione, la pena massima che la Magistratu­ra dei minorenni può ordinare per questo genere di reato. Una terza persona presente al momento dei fatti non è stata identifica­ta. Come emerso nel corso dell’inchiesta e riportato nell’atto d’accusa, solo l’arrivo del treno alla stazione di Chiasso, così come descritto nell’atto d’accusa, ha fatto desistere ‘il palo’ dall’abusare a sua volta della giovane. Giovane che non era pienamente cosciente e che era stata notata dai due alla stazione di Lugano e importunat­a prima di passare all’atto violento.

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TI-PRESS/ARCHIVIO L’incarto passa dimano

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