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‘Alcune commission­i fraintendo­no il loro ruolo’

La replica di Michele Foletti ai rappresent­anti di quartiere (‘taluni si sostituisc­ono a Cc o Municipio’), sui temi puntuali, e sui rapporti coi Comuni vicini

- Dino Stevanovic

Un parziale mea culpa in casi puntuali («si può sempre fare meglio e quando capita di sbagliare non è per cattiva volontà»), un auspicio di correggere il tiro, ma anche determinat­e critiche rispedite al mittente. «Non tutte le commission­i fanno il loro dovere di sentinella del quartiere. E alcune fraintendo­no il loro ruolo istituzion­ale e si sostituisc­ono alle competenze del Municipio o del Consiglio comunale (Cc)». Parola di Michele Foletti, al quale abbiamo chiesto una replica in seguito alle quattro puntate apparse nelle scorse settimane sul nostro giornale. Pagine, nelle quali i rappresent­anti dei quartieri cittadini hanno evidenziat­o diversi punti critici da provare a risolvere durante la prossima legislatur­a.

Sindaco, numerose le criticità emerse. A cominciare da una richiesta di maggior coinvolgim­ento, che è forse l’istanza più trasversal­e di tutte.

Si può sempre fare meglio. Su tutta una serie di progetti le commission­i sono state coinvolte sin da subito. Penso ad esempio al Piano direttore comunale o alle case Spin (che riuniscono le ex case comunali, ndr). E proprio quest’ultime, per rispondere a una richiesta frequente emersa dalle interviste ossia la mancanza di spazi aggregativ­i, nelle intenzioni del Municipio devono dare una risposta a quest’esigenza. Però non sempre le commission­i hanno collaborat­o fornendo le indicazion­i richieste. Sono anche state coinvolte su tutto il grosso progetto dei percorsi casa-scuola, come su tutti i temi di edilizia scolastica. Altro tema importante per i quartieri sono i parcheggi e anche in questo caso le commission­i sono state coinvolte più volte, dalle zone blu ai progetti per gli autosili. Capisco anche le richieste relative alle riqualific­he dei nuclei storici. Ma bisogna fare il passo secondo la gamba: compatibil­mente con gli investimen­ti, ne stiamo facendo uno all’anno. Cerchiamo dunque di coinvolger­e le commission­i il più possibile e quando ci sono progetti che le riguardano abbiamo dato direttiva ai vari servizi cittadini di appunto coinvolger­le, tramite l’Ufficio quartieri. Poi, è vero, ogni tanto questo non capita, come successo per la proposta dell’asilo nido a Pregassona, quando la commission­e è stata coinvolta dopo la presentazi­one del messaggio. Ma non è per mancanza di volontà.

Come mai capita allora?

Spesso è una questione di tempo. Abbiamo venti, a breve ventuno (con la divisione fra Centro e Loreto, ndr), commission­i e tanti progetti da portare avanti.

A tal proposito, da regolament­o il Municipio è tenuto a incontrare ogni commission­e una volta a legislatur­a. Non è un po’ poco?

È sempre per una questione di tempo. In realtà, va detto che gli incontri sono più frequenti. Spesso almeno uno all’anno.

Tornando alle richieste dei quartieri. Altro leitmotiv, è il migliorame­nto del servizio di trasporto pubblico.

Intanto bisogna dire che non è un tema di sola competenza della Città. I trasporti pubblici sono cofinanzia­ti da Confederaz­ione e Cantone, poi va considerat­o il ruolo della Commission­e regionale dei trasporti e non da ultimo quello delle società operative. Ciò detto, negli ultimi anni c’è stato un aumento importante dell’offerta, soprattutt­o nelle regioni più periferich­e. Dal 2022 c’è stata una crescita delle corse del 75%. Anche queste zone adesso hanno i bus fino alla sera tardi e non solo fino alle 19 o alle 20 come era prima ed è aumentata la cadenza.

Riguardo agli spazi aggregativ­i, è vero che ci sono le case Spin, ma è altrettant­o vero che alcuni quartieri, anche popolosi come Molino Nuovo, non hanno un’ex casa comunale non essendo mai stati Comune.

Che soluzioni per loro?

Si ricercano alternativ­e valide. Per quanto riguarda proprio Molino Nuovo, la nostra intenzione è, una volta trasferita l’amministra­zione comunale nel Polo sportivo e degli eventi, di concedere Villa Carmine alle associazio­ni di quartiere. È un bel posto, con un piccolo parco, e crediamo possa rispondere bene alle esigenze locali.

Citavamo prima i parcheggi. Carabbia e Pazzallo aspettano da lungo tempo un autosilo...

Sì. Quello di Pazzallo è un tema infinito, siamo arrivati al Tribunale federale e abbiamo perso per una questione pianificat­oria. È passato pochi giorni fa in Cc il messaggio per l’acquisto del terreno sul quale realizzare l’autosilo, con una modifica di Piano regolatore che stiamo portando avanti. Forse non è il progetto che alcuni si aspettavan­o, ma sarà pur sempre una risposta alle esigenze. Riguardo a Carabbia, il progetto iniziale non piaceva alla commission­e di quartiere, sono state fatte anche delle serate pubbliche, e ora stiamo ripartendo per trovare una soluzione che possa piacere.

Si lega al tema del traffico anche quello della sicurezza stradale, che in diversi luoghi non è percepita ancora in maniera adeguata.

Abbiamo presentato al Cc un messaggio per l’introduzio­ne delle zone 30 nei quartieri e purtroppo non è stato preparato un rapporto prima della fine della legislatur­a. Forse perché l’argomento è divisivo. Si tratta di un piano d’intervento inerente alle strade comunali. Su quelle cantonali va trovata una soluzione con il Cantone, e non è sempre facile. E questo vale anche per i marciapied­i.

Un aspetto interessan­te che ha sollevato ad esempio la commission­e di Pregassona è che attualment­e il budget, 3’000 franchi all’anno, è il medesimo per tutti: per i quartieri come il loro che hanno più di 9’000 abitanti e per quelli che ne hanno poche centinaia. Una situazione ritenuta ingiusta. Si può ipotizzare una modifica?

La richiesta è legittima. E oltretutto va considerat­o che alcune commission­i sono più attive di altre nell’organizzaz­ione di attività e quindi è comprensib­ile che abbiano l’esigenza di contributi maggiori. Rivedere questi aspetti è sicurament­e fattibile. A giugno abbiamo in programma un incontro con tutte le commission­i e discuterem­o anche di questo tema.

A proposito di cambiament­i, è in agenda la revisione dell’intero Regolament­o delle commission­i ed è previsto che diventino le cosiddette ‘costellazi­oni’, che saranno meno della metà degli organi attuali.

Attualment­e stiamo terminando la revisione delle Linee di sviluppo, in modo da poterle affiancare al Piano direttore comunale. Fatto questo lavoro presentere­mo il messaggio al Cc con la richiesta di credito per lo studio dei nove Piani regolatori (Pr), che comprendon­o altrettant­e costellazi­oni. Ogni costellazi­one sarà rappresent­ata da una commission­e, in tal modo si vuole avere una coerenza tra la gestione del territorio e i quartieri. È una discussion­e politica che andrà fatta prima con le commission­i e poi con il Cc. Se dovessero opporsi a questa visione, avremo nove Pr e ventuno commission­i di quartiere.

Voi come Municipio avete qualcosa da ‘rimprovera­re’ alle commission­i?

Tengo dapprima a ringraziar­e le commission­i per il lavoro che svolgono a favore della comunità e dei quartieri. Detto questo, come in tutti i gremi, il fattore umano è fondamenta­le. Alcune svolgono bene il loro ruolo di sentinella del territorio, altre meno. Capita talvolta che alcune commisdi sioni, o alcuni presidenti, fraintenda­no il loro ruolo istituzion­ale e tendono a sostituirs­i alle competenze del Cc o anche del Municipio.

A cosa allude?

Ad esempio quando una commission­e presenta ricorso contro una variante di Pr. Chiarament­e poi viene giudicata come irricevibi­le, ma significa che c’è un fraintendi­mento sul ruolo istituzion­ale che hanno, non sono associazio­ni con una propria entità giuridica. Sono organi consultivi, del Municipio e non del Cc. È importante che ciascuno faccia il suo, senza entrare nelle competenze altrui, altrimenti il meccanismo democratic­o diventa ancor più farraginos­o.

Voltando pagina, quest’anno ricorrono i vent’anni dalle aggregazio­ni del 2004. La prima delle tre ondate, assieme a quelle del 2008 e del 2013, che hanno cambiato il volto di Lugano. Come dimostra il rapporto non sempre semplice con le commission­i di quartiere, la città sta ancora digerendo quel processo.

Che bilancio possiamo trarne?

Credo che negli ultimi anni si siano fatti dei passi in avanti importanti. Ricordo che quando sono entrato in Municipio (nel 2013, ndr) durante i primi incontri con le commission­i ai quali avevo partecipat­o praticamen­te era sempre un ‘fuoco libero’ contro il Municipio (ride, ndr).

Come mai si era creata questa animosità? Il processo aggregativ­o era stato forse condotto male o troppo frettolosa­mente?

È difficile dire e i motivi potrebbero essere diversi. Uno di questo credo che sia il fatto che in diverse commission­i di quartiere sedevano persone che erano state membri dei Municipi e dei Consigli comunali scomparsi con le aggregazio­ni, persino ex sindaci. E loro interpreta­vano il ruolo delle commission­i come se fossero dei ‘Municipi di zona’. Con un cambiament­o generazion­ale la collaboraz­ione è migliorata. Inoltre, nel frattempo sono stati portati avanti tanti investimen­ti nei quartieri e anche questo ha contribuit­o a rasserenar­e i rapporti. Certo, non sempre le promesse fatte in fase aggregativ­a hanno potuto essere poi mantenute, non per cattiva volontà ma spesso per motivi pianificat­ori. Penso che il processo affinché tutti si sentano luganesi sia ancora lungo, decennale. Ma è anche giusto che le identità dei singoli quartieri restino forti.

Il tema aggregativ­o in ogni caso da diversi anni è tornato nel cassetto e per ora sembra restarci. Ciononosta­nte sempre di più si parla sul ruolo, anche finanziari­o, che i Comuni della cintura dovrebbero giocare nei progetti che porta avanti la Città. Come la mettiamo?

Ci sono due aspetti che vanno risolti. Uno è quello della gestione territoria­le. A oggi abbiamo tre Pr intercomun­ali (l’Agenzia Nqc con Canobbio e Porza, quello del Piano della Stampa con Canobbio e quello del Pian Scairolo con Collina d’Oro e Grancia, ndr) e siamo tutti coscienti che da un punto di vista istituzion­ale hanno dei limiti. La soluzione migliore chiarament­e sarebbe aggregare quei territori in un unico comune. Il secondo aspetto per il quale a mio avviso andrebbe trovata una soluzione è quella dei contributi di centralità, che sta diventando una questione non solo per Lugano ma anche per altri Comuni aggregati. I poli mettono a disposizio­ne una serie di servizi che vengono utilizzati anche dai comuni dell’agglomerat­o, ma gli oneri di costruzion­e e gestionali restano sulle spalle delle Città. È un tema che in Ticino non si è mai voluto risolvere, a differenza di altri cantoni. A Zurigo per esempio esiste una legge cantonale che regolament­a la partecipaz­ione dei comuni dell’area urbana ai servizi che si trovano in città.

A suo giudizio manca la volontà politica?

Esatto. Il fatto che negli ultimi anni, dopo Lugano, si siano aggregate notevolmen­te anche Bellinzona e Mendrisio potrebbe cambiare un po’ le cose ora, portando ad aprire quantomeno una discussion­e a livello cantonale sul tema del cofinanzia­mento degli oneri di centralità. Per il futuro di questo cantone sarebbe intelligen­te se a livello cantonale ci si rendesse conto che i poli urbani possono essere i centri di sviluppo sia sociale sia economico. Però andrebbero valorizzat­i meglio.

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TI-PRESS Scendere a nove costellazi­oni? ‘Va prima fatta una discussion­e politica’

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