Condannato, non espulso il ‘mediatore’ dei migranti
Se l’è cavata con una condanna, a dieci mesi sospesi con la condizionale, ma soprattutto ha evitato l’espulsione dalla Svizzera il 42enne curdo (di nazionalità irachena) comparso in aula penale ieri. L’uomo, residente a Winterthur, ha chiesto di poter restare con la sua famiglia (una moglie e tre figli), sollecitando il perdono per aver incassato e riciclato parecchio denaro, almeno circa 90’000 franchi, in due anni, quale mediatore tra passatori e un’organizzazione criminale attiva nel trasporto di migranti lungo la tratta Italia, Svizzera e Germania.
L’imputato ha inoltre riconosciuto di aver ingannato l’Ufficio del sostegno sociale di Winterthur che, in due anni, gli ha versato 158’000 franchi (per prestazioni assistenziali ordinarie, affitto, cassa malati spese dentarie e corsi di lingua tedesca), omettendo di dichiarare le proprie entrate finanziarie frutto dell’attività illegale. Un’attività illegale che si è tradotta nell’agevolazione del transito, della partenza o del soggiorno di almeno 18 clandestini, in nove occasioni.
Riconosciuto il caso di rigore
Al termine del dibattimento il giudice Amos Pagnamenta ha riconosciuto nei confronti dell’uomo il caso di rigore, nonostante la natura dei reati commessi dal 42enne imponesse l’espulsione dalla Svizzera. Del resto è proprio grazie alla sua collaborazione, riconosciuta anche dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi, che gli inquirenti sono riusciti a ricostruire le modalità operative dell’associazione, della quale faceva parte anche il 40enne, e individuare il capo dell’organizzazione, che è stato condannato a tre anni e mezzo di carcere e a otto anni di espulsione dalla Svizzera per usura aggravata e incitazione all’entrata, alla partenza o al soggiorno illegale, aggravata, nel processo che si è tenuto lo scorso 22 marzo. La procuratrice pubblica ha tuttavia chiesto alla Corte delle Assise correzionali di espellere l’imputato dal Paese, mentre l’avvocata Benedetta Noli, nell’arringa, ha invocato il caso di rigore. Pagnamenta ha apprezzato i passi compiuti dall’uomo per integrarsi in Svizzera e ha fatto prevalere l’interesse pubblico che, in questo caso, consiste nel risarcimento del maltolto che l’imputato sarà chiamato a versare all’assistenza della Città di Winterthur.