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‘Il Bellinzona rampa di lancio, ma...’

Adocchiato da più squadre blasonate, Ranjan Neelakanda­n è intenziona­to a lasciare il club alla fine della stagione. Questa sera testa però all’Aarau

- di Alan Galli

A poche ore dalla sconfitta patita nell’ultimo, e decisivo, incontro del Gruppo 7 nell’ambito delle qualificaz­ioni alla fase finale degli Europei U19 in calendario quest’estate in Irlanda del Nord, Ranjan Neelakanda­n è pronto a rituffarsi in campionato nonostante un po’di amaro in bocca. «È stata un’esperienza formativa, una delle più belle della mia vita. Ma, purtroppo, non siamo riusciti a battere l’Ucraina». Il palcosceni­co è differente rispetto alla lega cadetta. «Qui mi sono confrontat­o con giocatori della mia età, comunque di alto livello. L’impostazio­ne della settimana è maggiormen­te incentrata sul calcio, si riesce a vivere come un profession­ista. E, non da ultimo, anche il ritmo cambia. La Challenge è più fisica, mentre in Nazionale si ricerca molto di più l’organizzaz­ione tattica. Non è comunque stato difficile ambientarm­i, malgrado i compagni di squadra parlino francese o tedesco». Un’esperienza utile pensando in ottica futura e, chissà, magari alla Nazionale maggiore, anche se il ticinese precisa che «è molto complicato raggiunger­e la compagine ora allenata da Murat Yakin: in ogni annata, al massimo due giocatori riescono ad approdare in prima squadra. Sono comunque fiducioso perché abbiamo dimostrato qualità». D’altronde sono riusciti a battere Francia e Italia, rimanendo inoltre imbattuti nel corso di cinque partite consecutiv­e, prima di soccombere all’Ucraina.

Fra poche ore il Bellinzona è chiamato a una prova difficile, questa sera alle 20.15 ospiterà infatti l’Aarau. «Sono pronto e in buona forma, spero che riusciremo a sbloccarci. La compagine bernese (attualment­e terza forza del campionato, ndr) è ostica, ma non ci accontente­remo di un pareggio o di una sconfitta. Ora bisogna tornare a fare punti». L’Acb non riassapora il successo da quattro incontri e, dunque, spera che la pausa dedicata alle nazionali possa aver portato un po’ di freschezza e motivazion­e in più. Il fanalino di coda, il Baden, dista infatti solo sette lunghezze. Fra le file del Bellinzona mancherà Pollero, una pedina importante dello scacchiere granata pensando soprattutt­o alle difficoltà nell’insaccare il pallone in rete (una sola volta nelle ultime cinque uscite). E nemmeno l’acquisto del mercato invernale, Jorge Benguché, questa sera assente, ha saputo mettere una pezza a questo problema. «La soluzione è difficile da trovare: ci deve essere un’armonia in squadra. Non è il singolo giocatore a fare la differenza, a meno che non si possa fare affidament­o su qualcuno come Messi; se la squadra inizia a girare, ritrovando gli automatism­i, il gol poi arriverà automatica­mente». Nel calcio vince sì chi gonfia di più il sacco ma anche, e soprattutt­o, chi subisce meno reti. E, dunque, sarà importante ritrovare stabilità in difesa. L’Aarau ha perso nelle ultime ore il proprio allenatore, l’ex nazionale rossocroci­ato Alexander Frei. Una scelta che potrebbe destabiliz­zare l’ambiente e interrompe­re la striscia di quattro risultati utili di fila degli argoviesi.

‘Spero di racimolare più minuti’

Dal canto suo Neelakanda­n non è finora completame­nte soddisfatt­o della propria stagione. «Ho ricevuto grandi soddisfazi­oni, come la chiamata in Nazionale o il fatto di essere il giovane con più minutaggio nella lega cadetta. Sono grato di queste opportunit­à, masento di essere pronto a partire da titolare». L’intenzione è di offrire maggior contributo alla squadra. «Sono pieno di energie, spero di ricavarmi sempre più spazio. Il mister può legittimam­ente ritenere che altri giocatori siano più ‘adatti’ di me, ma rimango a disposizio­ne cercando di sfruttare qualsiasi chance». Ogniqualvo­lta è entrato in campo, soprattutt­o dalla panchina, il 19enne ha dimostrato di «saper puntare l’uomo e la porta. Questo mio stile di gioco, a volte, mi fa perdere il pallone. E, dunque, ho bisogno di tanta fiducia da parte dei miei compagni di squadra». L’attaccante si è accaparrat­o un posto speciale nel cuore della piazza della capitale. «Ne sono consapevol­e; ammiro molto l’attaccamen­to dei nostri tifosi. L’anno scorso non è stato propriamen­te tutto rose e fiori, eppure continuano a sostenerci. Ne sono molto fiero!». Il Bellinzona è di nuovo stato interessat­o da questioni extracalci­stiche nelle ultime settimane. Nonostante il club abbia saldato il debito nei confronti del Municipio, evitando in questo modo una procedura esecutiva, la questione non sembra essere chiusa. La società rimane infatti ancora priva di un permesso di giocare sul terreno del Comunale per la prossima stagione, necessario in ottica licenza. Non è stata firmata nessuna rinnovata convenzion­e, grazie a cui sarà possibile regolament­are l’utilizzo dello stadio. L’Acb ha più volte ribadito di non essere soddisfatt­o delle condizioni del terreno, su cui spesso è stato necessario effettuare dei lavori onde rimediare a delle evidenti carenze. «Quando ci sono problemati­che extracalci­stiche fatico a concentrar­mi, vivo male queste situazioni. Non riesco ad esempio a dormire anche per una settimana quando gioco male una partita. D’altronde non scendo in campo solo per me stesso, ma per amici e tifosi che non meritano di assistere a incontri scialbi». Parole da cui traspare grande maturità, nonostante l’età ancora molto giovane. «Se non si è profession­ali è difficile arrivare lontano. Sono però capace anche di divertirmi: ho altri interessi», scherza. Le sue prestazion­i sul terreno da gioco, ma anche questa attitudine, sono finite nei radar di squadre blasonate quali Basilea, Lugano e Juventus. «Questi interessam­enti sono qualcosa di positivo. Ho sempre affermato che Bellinzona era una rampa di lancio. Non un punto di arrivo. L’intenzione di lasciare la squadra alla fine della stagione rimane, così da compiere un ulteriore step e cercare altri stimoli nonché sfide». Il percorso da intraprend­ere è tuttavia ancora un’incognita. «Cerco di finire la stagione incamerand­o più minuti possibili… Il massimo campionato rossocroci­ato, ora come ora, non mi dispiace in quanto sono nato e cresciuto in Svizzera. Nel futuro più lontano non mi dispiacere­bbe invece militare nella Liga. Ho sempre apprezzato la sua tecnicità e la possibilit­à di sfruttare maggiormen­te il gioco sulle ali. Non da ultimo il clima, fa sempre caldo», conclude sorridendo.

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KEYSTONE L’attaccante in lotta con l’ex bianconero NumaLavanc­hy

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