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Storie dal confine, tra uomini e animali

Riapre il Museo delle dogane di Gandria. Tra le novità, una mostra per i 30 anni dell’Organizzaz­ione internazio­nale per le migrazioni

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I confini sono luoghi strani, spazi che allo stesso tempo uniscono e dividono, osservator­i privilegia­ti per raccontare storie di connession­i e separazion­e. Storie che trovano casa nel Museo delle dogane svizzero alle Cantine di Gandria che, con le vacanze pasquali, riapre per la stagione estiva.

La pausa invernale è stata occasione per alcuni lavori di migliorame­nto dello stabile che, per buona parte del Novecento, è stato sede delle guardie di confine.

La nuova area di accoglienz­a ospita la prima delle due novità di questa riapertura, con la rinnovata esposizion­e sull’attività delle dogane nella protezione delle specie minacciate di estinzione. Stiamo parlando della Cites, la convenzion­e del 1973 che riguarda cinquemila specie di animali e 28mila specie di vegetali dallo sfruttamen­to eccessivo e che quindi possono essere commerciat­e – e di conseguenz­a entrare in Svizzera – solo in quantità giudicate sostenibil­i. Parliamo ad esempio di pellicce di ghepardo, dell’avorio ricavato dalle zanne degli elefanti o di conchiglie e coralli, ma in mostra troviamo anche teschi di scimmia.

Per identifica­re gli oggetti provenient­i da animali protetti dalla Cites, i doganieri possono ricorrere a un aiuto “non umano”: l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (Udsc) dispone infatti di alcuni cani specializz­ati nel riconoscer­e, ad esempio, la pelle di coccodrill­o, segnalando­ne la presenza al doganiere che poi si occuperà di accertarne l’origine.

I volti della migrazione

Le storie dal confine non riguardano soltanto animali esotici e oggetti di contrabban­do: il percorso espositivo del museo si conclude con un piccolo ma suggestivo spazio dedicato alla migrazione. Questa mostra temporanea si inserisce nell’ambito delle celebrazio­ni per i 30 anni della rappresent­anza svizzera dell’Organizzaz­ione internazio­nale per le migrazioni (Oim), l’ente delle Nazioni unite che dal 1951 si occupa di una gestione ordinata e rispettosa della dignità umana della migrazione. Come ha spiegato in conferenza stampa la capomissio­ne Berta Fernández-Alfaro, al centro delle attività dell’Oim svizzera vi sono il ritorno volontario e la reintegraz­ione, tramite varie iniziative che vanno dalla formazione agli aiuti alla microimpre­nditoriali­tà, in modo da assicurare – grazie anche alla rete mondiale di Oim – un cammino sostenibil­e e duraturo alle persone che decidono di tornare nel proprio Paese di origine. Al cuore dell’Oim, tuttavia, vi sono i migranti con le loro storie individual­i. Storie che troviamo nella mostra con le immagini di Darrin Zammit Lupi, fotoreport­er maltese che nel corso della sua carriera ha documentat­o numerosi progetti migratori nazionali e internazio­nali lavorando per varie testate internazio­nali, tra cui l’agenzia Reuters. Quello del Museo delle dogane è un allestimen­to interessan­te, con una parete interament­e ricoperta con il materiale delle dorate coperte termiche impiegate nel soccorso dei migranti in mare, divenute simbolo di un percorso difficile e che spesso si conclude tragicamen­te. «La mancanza di percorsi migratori sicuri e regolari e le protezioni inadeguate rendono le persone vulnerabil­i alla violenza, allo sfruttamen­to e all’abuso» ha affermato Fernández-Alfaro durante la conferenza stampa. Le fotografie di Darrin Zammit Lupi sono state scelte per «mettere in luce storie di migranti, per mostrarli non come vittime del destino, ma per quello che sono: esseri umani con facoltà decisional­i che hanno rimpianti, subiscono perdite, commettono errori alle volte rischiando troppo nel loro percorso migratorio». Esseri umani, ha concluso la capomissio­ne Oim Berna, «che hanno il coraggio di affrontare le loro paure, disposti a lasciare il comfort di casa per una strada inesplorat­a, nella speranza di un futuro migliore».

Quello della migrazione è un fenomeno complesso e che cambia nel tempo in base a diversi fattori, da quelli legati alle condizioni metereolog­iche alle decisioni delle autorità e l’attività dei passatori. Lo mostrano i numeri presentati da Luca Cometti, capo operazioni Dogana sud, che testimonia­no lo spostament­o delle rotte migratorie all’interno dei Balcani. L’Udsc, ha sottolinea­to Cometti, ha imparato molto dalle precedenti ondate migratorie e dispone di personale appositame­nte formato nel trattament­o dei migranti. Le persone che non soddisfano i requisiti d’ingresso vengono identifica­te con le normali procedure di polizia e, a seconda del caso, vengono riammesse in Italia o viene loro ordinato di lasciare la Svizzera o l’area Schengen.

 ?? UDSC ?? L’opera di Darrin ZammitLupi
UDSC L’opera di Darrin ZammitLupi
 ?? UDSC ?? Pelliccia di ghepardo illegale
UDSC Pelliccia di ghepardo illegale

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