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La nuova Casa della cultura apre le porte alle iniziative

Il rinnovato Palazzo Branca Baccalà pronto a settembre

- di David Leoni

Sala riunioni, centro diurno anziani (con cucina), sala espositiva dedicata al Bhutan, sede del Legislativ­o, della Fondazione cultura, sala cerimonie, sede della Filarmonic­a brissaghes­e (uno dei sodalizi più vecchi del paese), della Fondazione Leoncavall­o; spazio aperto in generale per eventi pubblici e privati (riceviment­i, concerti, matrimoni, conferenze). Tutto questo e altro ancora sotto il tetto dello storico Palazzo Branca Baccalà, una costruzion­e del 1700 di stile Barocco, uno dei più importanti stabili dell’alto Verbano, la nuova Casa della cultura (nelle sue molteplici manifestaz­ioni) che a settembre, ultimati i lavori, sarà consegnata alla comunità brissaghes­e. L’imponente immobile realizzato su più piani assume dunque una nuova dimensione, dopo quasi 50 anni di riflession­e, progetti e soluzioni ‘provvisori­e’, l’Amministra­zione capeggiata dal sindaco Roberto Ponti e dal municipale e capodicast­ero Ivo Storelli (Edilizia privata, pianificaz­ione e porti) guarda, con soddisfazi­one, all’avvicinars­i della conclusion­e dei lavori. Ultima tappa di un lungo viaggio iniziato nel 1976 con l’acquisto, da parte del Comune, dello stabile che si affaccia sul lago. Ristruttur­ato una prima volta a inizio anni Novanta (col rifaciment­o del malconcio tetto in piode) e adibito, inizialmen­te, a centro diurno per gli anziani e sede della Fondazione Leoncavall­o, è solo nel 2020, grazie a un atto di generosità da parte di una benemerita cittadina innamorata del borgo di confine (donazione di un milione di franchi) che l’autorità ha potuto concretizz­are il suo sogno. Scovate le risorse (il resto dei tre milioni necessari all’ambizioso investimen­to è stato versato dal Comune, con un importante sussidio cantonale), ecco che questo luogo per attività culturali di varia natura ha iniziato a prendere forma. La matita dell’architetto Stefano Garbani Nerini e la direzione lavori affidata a Bruno Bäriswyl hanno assicurato la perfetta concretizz­azione degli intendimen­ti del Municipio. Un progetto innovativo che si basa su di un nuovo modello di sviluppo culturale: la collaboraz­ione tra associazio­ni tradiziona­li e iniziative private nell’ottica di una progettual­ità comune e di un rafforzame­nto dell’identità culturale. «Si tratta di uno spazio integrativ­o aperto verso l’esterno – precisa Ponti – che permette alle associazio­ni o ai privati di avere un luogo in cui promuovere le loro attività. Una struttura polifunzio­nale che nasce dunque con l’ambizione di diventare un punto di aggregazio­ne e di vitalità culturale per enti e singoli».

Una riqualific­a eseguita a regola d’arte

Come osserva Bruno Bäriswyl, la Casa della cultura è una struttura innovativa, dotata di un gran numero di sale, alcune delle quali di grande fascino architetto­nico, con i loro affreschi e le loro tele di grande valore. Non a caso la ristruttur­azione e riqualific­a dei vari piani della costruzion­e, come pure la sapiente articolazi­one degli ambienti, è stata seguita da vicino dall’Ufficio dei beni culturali. All’esterno, lato lago, è stata posata una pavimentaz­ione in pietra con sistemazio­ne dell’area dell’ex giardino che, come ci ha spiegato Ivo Storelli, «una volta recuperato verrà messo a disposizio­ne delle vicine scuole per lezioni didattiche all’aperto, creando anche interessan­ti sinergie con gli anziani che fanno capo al Centro diurno». Le premesse organizzat­ive e logistiche di programmaz­ione per la vita associativ­a futura dello stabile ci sono tutte. La Casa della cultura, proiettata verso l’esterno e accoglient­e, porta a coronament­o l’impegno dell’amministra­zione, protratto negli anni, nella ridefinizi­one degli assetti del Comune. Una strategia che identifica anche nella cultura e nella creatività le fonti di ricchezza della comunità, importanti leve per la sua promozione e crescita futura. «Ora, dopo 48 anni – conclude Storelli – finalmente siamo qui. Le fondamenta di questo spazio sono state gettate. Ora bisognerà pensare al buon utilizzo di questa struttura, al far realmente ‘vivere questo bene comune’».

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Ivo Storelli, Roberto Ponti e Bruno Bäriswyl

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