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Aspettando la rivoluzion­e

Per il momento Vision Pro, il nuovo visore di Apple, è un paio di grandi occhiali da sci capaci di catapultar­ci in una nuova dimensione. La parola agli esperti

- di Elda Pianezzi

Lo scorso febbraio è uscita una novità Apple che ha immediatam­ente creato una forte ondata di reazioni. Parliamo di Vision Pro, il visore-computer che consente di calarsi in prima persona nella realtà virtuale (usata nei videogioch­i) e/o nella realtà aumentata (usata per ‘togliere’ o ‘aggiungere’ oggetti digitali al mondo che ci circonda). Concretame­nte, si tratta di un apparecchi­o che ricorda un paio di grandi occhiali da sci e che, una volta indossato, riesce a catapultar­e l’utente in una nuova dimensione. Con Vision Pro si possono creare innumerevo­li schermi virtuali e ‘ancorarli’ in vari punti della casa, allestendo un cinema in salotto, una console con le ricette in cucina, un calendario da parete in ufficio e tantissimi schermi di lavoro sparsi qua e là tra le varie stanze.

Contraddis­tinto dal tipico elegante design Apple, Vision Pro è un computer portatile a tutti gli effetti ed è dotato di telecamere che restituisc­ono la realtà praticamen­te in tempo reale, il che permette di indossarlo sul viso e di muoversi e camminare in modo normale, magari consultand­o mappe o scattando foto. I comandi avvengono tramite lo sguardo e appositi gesti con le dita e per scrivere si usa una tastiera virtuale. Queste caratteris­tiche conferisco­no un’aura ‘fantascien­tifica’ al prodotto, che il popolo della rete ha subito sfruttato per diffondere video sui social media, in cui si vedono utenti con il visore in testa passeggiar­e per strada oppure ordinare un hamburger da McDonald’s. Sono immagini inquietant­i, perché l’apparecchi­o nasconde il viso di chi lo porta creando un effetto estraniant­e. Al momento il prezzo elevato di circa 3’500 dollari, il peso non indifferen­te di mezzo chilo e l’autonomia molto limitata di 2-3 ore non lo rendono ancora un oggetto davvero attraente per il grande pubblico. Ma cosa succedereb­be se diventasse più leggero e performant­e e se costasse meno? Che impatto potrebbe avere una novità tecnologic­a simile nelle nostre vite?

Ne abbiamo parlato con cinque esperti: il dr. Fabian Winiger, collaborat­ore scientific­o nell’ambito delle religioni digitali presso la Cattedra di Cura spirituale dell’Università di Zurigo, il prof. dr. Ernst-Joachim Hossner dell’Istituto di Scienze sportive dell’Università di Berna, il prof. dr. Claus Beisbart, professore straordina­rio presso l’Istituto di Filosofia teorica dell’Università di Berna, il prof. dr. Fred Mast, dell’Istituto di Psicologia cognitiva, percezione e metodi di ricerca dell’Università di Berna e infine il conosciuti­ssimo e apprezzati­ssimo giornalist­a e divulgator­e scientific­o Paolo Attivissim­o.

Il nuovo visore Vision Pro è davvero un prodotto rivoluzion­ario?

Winiger – Quando Apple crea qualcosa, di solito fa le cose per bene, quindi questo nuovo prodotto ha tutte le potenziali­tà di porci di fronte a cambiament­i simili a quelli generati quindici anni fa dall’iPhone. È ancora un po’ presto però per dire se sarà un prodotto di successo: perché un’innovazion­e venga accettata ci vuole tempo.

Attivissim­o – È facile lasciarsi entusiasma­re dalle novità, ma bisogna ricordare che la realtà virtuale esiste da moltissimo tempo, addirittur­a dagli anni 70, e che ci sono già da tempo sul mercato visori di altre marche, molto meno costosi di Vision Pro, che fanno sostanzial­mente le stesse cose a prezzi nettamente inferiori, ma quando arriva Apple tutti ne parlano.

Hossner – Non credo che un visore di questo tipo rivoluzion­erà il mondo. Se anche il prodotto venisse migliorato, la distinzion­e tra mondo reale e mondo virtuale rimarrebbe immutata. Posso andare al cinema e commuoverm­i per una storia, ma quando esco dalla sala so che quella era una storia di fantasia. Allo stesso modo mio figlio può arrampicar­si sui muri quando è immerso in un gioco elettronic­o, ma quando spegne il computer sa che non lo può più fare. Questo perché il nostro corpo ci permette di vivere solo nel mondo reale: non possiamo vivere in un mondo virtuale. Certamente posso fare esperienze sensoriali virtuali per divertimen­to, ma manterrò sempre la distinzion­e tra ciò che è realtà e ciò che non lo è: ci si può cercare un partner virtuale, ma di figli virtuali non ne possiamo fare.

Beisbart – Per parlare di un prodotto di questo genere, bisogna fare la distinzion­e tra realtà virtuale e realtà aumentata o mista. La realtà virtuale ci cala in un mondo di completa fantasia, mentre quella aumentata o mista aggiunge qualcosa alla nostra realtà, per esempio oscurando o arricchend­o ciò che ci circonda. Al momento Vision Pro possiede ancora poche funzionali­tà. Ma posso immaginare un futuro in cui portando un visore di questo tipo verrei a sapere all’istante nome e informazio­ni sulle persone incrociate per strada. Proprietà di questo genere potrebbero davvero rivoluzion­are la nostra percezione dell’altro e impedirci di incontrare qualcuno di davvero estraneo, nel modo descritto fra gli altri anche dal filosofo Emmanuel Lévinas. La magia dell’incontro sparirebbe.

Il filosofo americano Daniel Dennett mette in guardia contro l’Ia. Secondo lui l’intelligen­za artificial­e (Ia) non distrugger­à i nostri posti di lavoro, ma diffonderà falsità (le famose fake news) nel mondo. Anche il Vision Pro potrebbe andare in questa direzione, visto che il prodotto, filtrando il mondo esterno tramite videocamer­e, ci porterebbe a isolarci?

Beisbart – Credo che per quanto riguarda questa problemati­ca, visori come Vision Pro non dovrebbero riuscire a trarci in inganno come fanno le notizie false che circolano in rete, a volte difficili da smascherar­e. Se mi muovo per il mondo e ho l’impression­e che il visore mi stia mandando un’immagine sbagliata (come un percorso errato), mi basta toglierlo per controllar­e. Non vedo dunque grandi pericoli in questo senso. I visori potrebbero però rafforzare ancora di più la nostra percezione soggettiva del mondo, facendoci vedere soprattutt­o quello che più ci piace o in cui più crediamo ed evitando il confronto con la realtà. Una persona potrebbe per esempio camminare in una città circondata da alberi virtuali per ignorare il problema dell’inquinamen­to.

Winiger – In effetti realtà virtuale e Ia potrebbero creare insieme mondi paralleli molto convincent­i. In futuro le persone potrebbero vivere in un mondo ibrido, tra il virtuale e l’analogico, in cui diventereb­be difficile distinguer­e il vero dal falso. Nei social media esistono già discussion­i condotte da intelligen­ze artificial­i, cioè da bot, e spesso esse risultano difficili da riconoscer­e.

In che modo un visore di questo tipo risponde ai nostri bisogni di esseri umani?

Mast – Forse dovremmo capovolger­e la domanda e concentrar­ci un po’ di più sulle nostre esigenze reali. Di cosa abbiamo effettivam­ente bisogno? Che cosa si adatta davvero alle nostre esigenze? È infatti importante dare priorità alle persone e ai loro bisogni e chiedersi quali siano i possibili utilizzi di una certa tecnologia. Qualche anno fa è stato lanciato sul mercato il televisore 3D, che nel frattempo è scomparso dalla scena. Chi se lo ricorda? Non serviva e la gente non l’ha acquistato. La stessa cosa succederà con Vision Pro: troverà un posto nel nostro quotidiano solo se si renderà utile. Fra i possibili utilizzi, oltre ai giochi, vedo la possibilit­à di migliorare l’assistenza psicoterap­eutica alle persone che non possono muoversi da casa o di trattare i pazienti che soffrono di fobie. Chi ha paura dei ragni potrebbe infatti sottoporsi a una terapia tramite visore per entrare gradualmen­te in contatto con ragni virtuali.

Cosa si può fare concretame­nte per regolare la digitalizz­azione della nostra società, sfruttando­ne al meglio gli effetti positivi e mitigando quelli negativi?

Winiger – Tutto sta avvenendo a una velocità tale che è diventato difficile restare aggiornati. Dobbiamo invece prenderci una pausa per riflettere e chiederci quali sono le implicazio­ni, quale la significan­za etica di certe scelte. La tecnologia deve risultare utile alla gente, non sopraffarl­a. Per questo motivo l’Università di Zurigo ha fondato il Meeet Lab, un progetto che offre ai ricercator­i, agli studenti e al grande pubblico l’opportunit­à di conoscere, provare e utilizzare nuove tecnologie che svolgano un ruolo decisivo nel processo di trasformaz­ione digitale della nostra società.

Attivissim­o – Per capirla, la tecnologia bisogna imparare a usarla e a controllar­la, adattando la legislazio­ne di conseguenz­a. L’Unione europea sta per esempio varando una serie di leggi atte a proteggere i cittadini dalla videosorve­glianza, contrastan­do così l’uso negativo che se ne sta facendo in Cina per motivi politici e negli Stati Uniti per motivi commercial­i. Alla fine la differenza la faranno anche in questo caso le persone. È il nostro atteggiame­nto verso la tecnologia che ci porterà a usarla nel modo corretto.

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KEYSTONE Contraddis­tinto dal tipico elegante design
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KEYSTONE Visioni
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KEYSTONE Viviamo strani giorni

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