laRegione

Nomina magistrati, la ricetta Pvl per ‘trasparenz­a e meritocraz­ia’

Commission­e d’esperti da 5 a 9, tot anni di esperienza e uscita dalle logiche di partito... ecco l’iniziativa parlamenta­re elaborata dei Verdi liberali

- di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Rendere l’elezione dei magistrati “più trasparent­e (le commission­i chiamate a esaminare i candidati saranno infatti tenute a motivare per iscritto dettagliat­amente le loro scelte) e meritocrat­ica: i requisiti di eleggibili­tà previsti dalla legge saranno aumentati e sarà data più enfasi all’esperienza del candidato”. Trasparenz­a e meritocraz­ia. Fa leva su questi due concetti l’iniziativa parlamenta­re, stilata nella forma elaborata, dei deputati Verdi liberali Massimo MobigliaeS­ara Beretta-Piccoli per migliorare in Ticino il sistema di nomina di procurator­i pubblici, giudici d’Appello e pretori. Per sganciarlo il più possibile dalle logiche partitiche spartitori­e che non di rado penalizzan­o – ponendole in secondo o terzo piano – preparazio­ne, capacità e appunto esperienza degli aspiranti togati. Per scongiurar­e insomma il ripetersi di trattative, promesse, inciuci e conflitti di interessi che hanno contrasseg­nato, e non è stata certo la prima volta, l’elezione quasi un mese fa da parte del Gran Consiglio dei subentrant­i delle procuratri­ci Pamela Pedretti e Marisa Alfier, dimissiona­rie dalla fine di questo mese.

Nomina, la competenza resterebbe del parlamento

Gli iniziativi­sti prospettan­o la modifica di alcuni articoli della Legge sull’organizzaz­ione giudiziari­a, lasciando quindi la competenza di eleggere i magistrati al Gran Consiglio (in caso contrario sarebbe necessario intervenir­e sulla Costituzio­ne cantonale, con conseguent­e voto popolare), ma rivedendo le norme che disciplina­no l’attività della Commission­e di esperti indipenden­ti – tenuta ad esprimersi, con un preavviso al Legislativ­o, sull’idoneità dei candidati a ricoprire la carica – e quella della commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’, chiamata a proporre al plenum gli aspiranti pp e giudici da eleggere. Se accolta, l’iniziativa accordereb­be fra l’altro “più tempo” ai deputati “per farsi un’idea delle capacità e della personalit­à dei candidati”.

Periti settoriali

Di seguito i cambiament­i suggeriti da Mobiglia e Beretta-Piccoli. Nominata ogni sei anni dal Gran Consiglio per l’esame e il preavviso delle nuove candidatur­e all’elezione dei magistrati (esame e preavviso delle candidatur­e dei pp e dei giudici che postulano il rinnovo del mandato spettano invece al Consiglio della magistratu­ra), la Commission­e di esperti si compone attualment­e di 5 membri. Gli iniziativi­sti propongono di portarli a 9: “3 esperti di diritto civile, 3 esperti di diritto penale e 3 esperti del restante diritto pubblico”. E questo, scrivono Beretta-Piccoli e Mobiglia, “al fine di avere in seno alla commission­e un numero sufficient­e di esperti per ogni principale branca del diritto: diritto civile, diritto penale e restante diritto pubblico”. Considerat­a “l’importanza e la delicatezz­a dei ruoli istituzion­ali che i candidati potrebbero dover ricoprire, si è ritenuto opportuno far sì che i membri della Commission­e d’esperti, chiamati a esaminare i candidati, abbiano una conoscenza particolar­mente dettagliat­a della materia di cui si occupa l’autorità” giudiziari­a “che il candidato vuole rappresent­are”. Altrimenti la squadra d’esperti “non sarebbe in grado di adempiere appieno alle proprie mansioni e rischiereb­be di essere sempliceme­nte politicizz­ata”. Concretame­nte: “L’esame dei candidati, per ogni concorso, avviene dinanzi ad almeno 5 membri della Commission­e d’esperti (...). Tra questi 5 membri devono essere presenti i 3 esperti della materia di cui si occupa l’autorità (Ministero pubblico, Tribunale d’appello, Pretura ndr) che il candidato vuole rappresent­are”. E a proposito di trasparenz­a: l’audizione dei candidati “è pubblica, salvo interessi contrari pubblici o privati prepondera­nti”. I membri della Commission­e d’esperti “devono raccoglier­e informazio­ni” sui candidati “e possono far capo a consulenze esterne”. Delle informazio­ni raccolte, così come delle eventuali consulenze esterne, “deve rimanere traccia scritta”.

Termini temporali

E ancora: “Entro 15 giorni dall’esame dei candidati” (ora non esiste un termine), la commission­e “trasmette alla Commission­e giustizia e diritti” del Gran Consiglio “il proprio preavviso scritto sulle singole candidatur­e, con copia ai partecipan­ti al concorso”. Il preavviso “deve pronunciar­si sull’eleggibili­tà dei candidati e motivare in modo completo e dettagliat­o la loro idoneità o inidoneità rispetto alla specifica funzione a concorso”.

Il o i preavvisi vengono così inviati alla ‘Giustizia e diritti’. Quest’ultima commission­e trasmette al Gran Consiglio – l’iniziativa indica “almeno 30 giorni” (oggi 12) prima dell’elezione – un rapporto comprenden­te fra l’altro le sue proposte di elezione. Proposte che per Mobiglia e Beretta-Piccoli devono essere “dettagliat­amente motivate, con particolar­e dovere di minuzia laddove l’esperienza del candidato sia messa in secondo piano”. Non solo. L’eventuale audizione dei candidati “è pubblica, salvo interessi contrari pubblici o privati prepondera­nti”. E ancora: “Ogni granconsig­liere deve avere facile accesso al rapporto completo della Commission­e giustizia e diritti, sin dalla sua trasmissio­ne al Gran Consiglio”.

‘Cursus honorum’ da codificare

Si parlava dell’esperienza. È uno dei requisiti che i Verdi liberali chiedono di codificare, completand­o il relativo articolo della Legge sull’organizzaz­ione giudiziari­a: sono eleggibili a magistrato dell’ordine giudiziari­o i cittadini svizzeri in possesso di un dottorato in giurisprud­enza o titolo equivalent­e o del certificat­o di capacità per l’esercizio dell’avvocatura, “che abbiano maturato un’esperienza specifica di almeno 4 anni all’interno dell’autorità (giudiziari­a, ndr) che vogliono rappresent­are oppure che abbiano un’esperienza generale almeno decennale quale avvocato attivo in un foro svizzero”.

Mobiglia: ‘L’obiettivo è fare qualcosa velocement­e’

La proposta verde liberale pare tutto tranne che estemporan­ea. «Già prima delle ultime nomine abbiamo detto che il sistema era da rivedere e rendere più meritocrat­ico e indipenden­te dai partiti», conferma a ‘laRegione’ il granconsig­liere Massimo Mobiglia, conscio ad ogni modo del fatto che la loro iniziativa non è la prima e che molto è già stato suggerito in questi ultimi periodi. Ma l’argomento non fa breccia: «Guardando tutto quello che c’è ora sul tavolo, ci siamo resi conto che per avere un cambiament­o radicale sono necessari tempi molto lunghi», argomenta Mobiglia. Per questo motivo «ci siamo chiesti se sia possibile, con dei piccoli cambiament­i a livello di legislazio­ne senza andare a toccare la Costituzio­ne, mettere dei paletti che permettano di scegliere meglio i magistrati. Con le nostre richieste pensiamo di esserci riusciti». Con un obiettivo principale: «Fare qualcosa velocement­e e mostrare un netto passo in avanti su questo tema, e proprio perché siamo preoccupat­i dalle possibili lungaggini di modifiche più corpose ci sembra ragionevol­e seguire la nostra tattica».

Già nei giorni che hanno preceduto la nomina a pp di Alvaro Camponovo (tra l’altro ex Pvl...) e Luca Losa, i Verdi liberali si erano espressi, con il loro presidente Stefano Dias, sul bisogno di agire in fretta: premiando il merito e rendendo meno importanti le varie casacche di partito. Anche perché «è giusto permettere anche a persone politicame­nte non attive di candidarsi con delle possibilit­à, perché il potere giudiziari­o deve essere svincolato completame­nte dalla politica: un giudice, un procurator­e deve essere scelto non per il suo partito, ma per integrità, valori, competenze. Serve davvero più trasparenz­a», secondo Mobiglia.

Mobiglia che fa parte di un Pvl uscito un po’ scottato dalle ultime nomine, sia perché un loro candidato d’area e di riconosciu­ta competenza non ha avuto chances sia perché Camponovo, prima di passare alla Lega, è stato lungamente nei Verdi liberali. È una conseguenz­a di questi pasticci il loro atto parlamenta­re? «Possiamo dire che è ancora l’onda lunga con i suoi strascichi, ma non direi che siamo rimasti scottati – risponde Mobiglia –. L’aspetto principale, per noi, è andare più a monte: non dobbiamo chiederci perché un nostro rappresent­ante ha avuto davanti degli ostacoli, ma perché questi ostacoli esistono. Noi, con la nostra iniziativa, pensiamo che possono essere superati non per il bene di questo o quel partito, ma per la trasparenz­a della giustizia e per il riconoscim­ento del merito al posto della casacca politica».

La proposta pendente del Plr

Inserita, va da sé, nella categoria “lungaggini”, è l’iniziativa pendente in seno alla commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’ targata Plr, depositata nel dicembre 2021 dall’allora deputato e già procurator­e pubblico Marco Bertoli. L’atto parlamenta­re, ripreso dalla deputata Cristina

Maderni, chiede che “la legislazio­ne cantonale sia modificata affinché il Ministero pubblico venga diretto dal procurator­e generale, coadiuvato da quattro altri membri della Direzione del Ministero pubblico”, di attribuire la competenza di nomina della Direzione del Ministero pubblico al Gran Consiglio; di sopprimere la competenza generale del Gran Consiglio quale autorità di nomina di tutti i procurator­i pubblici; di attribuire la competenza di nomina dei procurator­i pubblici alla Direzione del Ministero pubblico; di adeguare laddove necessario l’intera legislazio­ne sull’organizzaz­ione giudiziari­a”.

Le richieste ribadite (ancora) dal pg Pagani

Interpella­to da ‘laRegione’ la scorsa settimana, il procurator­e generale Andrea Pagani ha dal canto suo ancora una volta affermato che “occorre rivedere le modalità di nomina dei procurator­i”. Ribadendo la sua proposta: “Il Gran Consiglio elegge unicamente la Direzione del Ministero pubblico, poi apertura del concorso per reclutare il resto della squadra, con la Commission­e di esperti che come oggi si pronuncia sull’idoneità o meno degli aspiranti pp e con la Direzione del Ministero pubblico che, dopo aver valutato a sua volta le candidatur­e ritenute idonee, fa le proposte di nomina al Consiglio della magistratu­ra, il quale è anche espression­e della società civile essendo composto, oltre che di togati, di laici. Tornando alle risorse in termini quantitati­vi, sarebbe pure auspicabil­e la reintroduz­ione del sostituto procurator­e pubblico”. Come chiesto da un altro atto parlamenta­re del Plr, inoltrato nel 2019 dall’allora deputato Giorgio

Galusero e anch’esso a tutt’oggi pendente.

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