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‘Rabbia per ciò che avviene nella Chiesa’

Il difensore del professore della Facoltà di teologia di Lugano, accusato di discrimina­zione contro gli omosessual­i, spiega le ragioni delle esternazio­ni

- di Mirko Sebastiani

È una piccola folla vestita di abiti talari, quella che ieri pomeriggio si è ritrovata fuori dall’aula della Pretura penale di Bellinzona. Questo perché l’imputato del processo era il professore e teologo Manfred Hauke, della Facoltà di teologia di Lugano (Ftl), affiliata all’Usi, su cui pendono le imputazion­i di discrimina­zione e incitament­o all’odio contro la comunità omosessual­e. L’accusa nasce dalla pubblicazi­one, nel 2021, di un articolo sulla rivista bimestrale ‘ Theologisc­hes’ – di cui Hauke è editore –, scritto dal teologo polacco Dariusz Oko, in cui vengono espresse, secondo la procuratri­ce pubblica Petra Canonica Alexakis , idee di disprezzo nei confronti della comunità omosessual­e, in particolar­e di quella occupante ruoli ecclesiast­ici. Nei confronti di Hauke, la pp – assente al dibattimen­to – ha richiesto una pena pecuniaria di 9’450 franchi, sospesa per due anni, oltre a una multa di 1’800 franchi.

‘La mafia omosessual­e’

L’intervento di Oko, pubblicato in due parti sul bimestrale, non è la sua prima presa di posizione contro i preti omosessual­i, dato che in passato aveva già pubblicato un libro intitolato ‘La mafia lavanda’, e lo stesso articolo incriminat­o portava il titolo ‘ Della necessità di arginare le cricche omosessual­i nella Chiesa’. Come riconosciu­to in aula anche dal difensore di Hauke, l’avvocato Luigi Mattei , i toni usati dal teologo polacco sono spesso rabbiosi e sopra le righe, riferendos­i a più ripreso a una “mafia gay”, e indicando la suddetta mafia come un “parassita privo di scrupoli, un cancro che non esita ad ammazzare il suo ospite, succhiarne fino all’ultima risorsa, fino all’ultima scorta, allo scopo di assicurars­i una comoda esistenza”. Parole forti, che hanno portato alla denuncia nei confronti del professore luganese da parte di Pink Cross, la federazion­e svizzera per uomini gay e bisessuali.

Nel frattempo, il 20 maggio 2022, il tribunale distrettua­le di Colonia in Germania ha archiviato il procedimen­to penale nei confronti di Oko e Johannes Stöhr (caporedatt­ore della rivista), entrambi a processo per le stesse imputazion­i di Hauke. Nei loro confronti è stata tuttavia inflitta una multa di circa 4mila euro a testa.

‘Citazioni riportate fuori dal contesto’

Interpella­to dalla presidente della Corte Petra Vanoni, l’imputato – dichiarato­si innocente – ha spiegato di essersi opposto al decreto d’accusa, in quanto questo «riporta le citazioni estraendol­e dal loro contesto». Secondo quanto sostenuto dal teologo e dal suo difensore, la tesi dell’articolo non è un attacco nei confronti della comunità gay, ma è rivolto alla supposta ‘ lobby ’ di personalit­à ecclesiast­iche omosessual­i, che agirebbero con modalità criminose all’interno, come una mafia appunto, portando agli abusi di pedofilia emersi negli ultimi decenni. Una delle citazioni contenute nel decreto d’accusa infatti, riferisce che “circa il 20% degli omosessual­i ha una predilezio­ne efebofila (l’attrazione di un adulto verso un adolescent­e ndr.) o pederastic­a”. La statistica si baserebbe, secondo Mattei, «su fonti scientific­he», e avrebbe come scopo unicamente il denunciare il sempre più crescente problema degli abusi, e non discrimina­re i gay.

‘Un grido di rabbia’

Anche le parole forti, che si potrebbero anche definire insulti, non sono rivolti agli omosessual­i, ma a questa mafia. Si tratterebb­e dunque «di un grido di rabbia. È vero che il linguaggio non è professora­le, senza il distacco che ci si aspetta da un uomo di scienza, ma esprime rabbia di un uomo scandalizz­ato per quello che avviene all’interno della Chiesa. Ma rimane un testo scientific­o, con un filo logico e numerosi riferiment­i, citazioni e note pubblicato su una rivista teologica per gli addetti ai lavori».

In quanto editore della rivista, Hauke potrebbe essere accusato di incitament­o all’odio solo nel caso in cui all’articolo fosse riconosciu­ta l’intenzione di ledere, cosa che l’imputato contesta.

L’Usi attiva una Commission­e ad hoc

Concluso il dibattimen­to, l’Usi ha diffuso un comunicato in cui viene annunciata la creazione di una Commission­e speciale per occuparsi del caso. “L’Usi – si legge nella nota – non è implicata nel processo legale in corso ciononosta­nte, e pur non avendo il professor Hauke un rapporto contrattua­le con Usi, il Rettorato ha già attivato una Commission­e ad hoc, alla quale chiederà di determinar­e se il comportame­nto del professor Hauke abbia violato i principi fondamenta­li dell’università e il suo Codice etico (in collaboraz­ione con il Comitato etico di Ftl)”.

“La libertà accademica è un valore fondamenta­le per l’università, ma questa libertà non si declina in frasi o atti discrimina­tori e offensivi – sottolinea nel testo la rettrice dell’Usi Luisa Lambertini –. Abbiamo un Codice etico da settembre 2023, è uno strumento prezioso: il Rettorato ha chiesto alla Commission­e ad hoc di determinar­e se il comportame­nto del professor Hauke e il suo ruolo nella diffusione di determinat­i messaggi abbiano violato i principi che ci siamo dati come comunità universita­ria.”

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TI-PRESS L’Usi ha annunciato la creazione di una Commission­e per affrontare lavicenda

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