laRegione

Comprender­e l’italiano istituzion­ale

Durante la pandemia i testi delle istituzion­i svizzere erano improntati alla chiarezza. I risultati di una ricerca dell’Università di Basilea

- di Ivo Silvestro

Che tipo di italiano troviamo, nella comunicazi­one delle istituzion­i svizzere? E ci sono differenze con l’italiano istituzion­ale che troviamo, invece, in Italia? Per scoprirlo la professore­ssa Angela Ferrari dell’Università di Basilea ha condotto un progetto di ricerca di quattro anni che ha avuto inizio nel 2020. La sovrapposi­zione con la pandemia di Covid-19 ha rappresent­ato, per questa ricerca finanziata dal Fondo nazionale svizzero, un’occasione privilegia­ta per valutare l’italiano istituzion­ale in una situazione particolar­e anche dal punto di vista della comunicazi­one. Ne è nato un convegno, che si è tenuto a Bellinzona nel 2022, e adesso un libro, ‘La comunicazi­one istituzion­ale durante la pandemia’, pubblicato dalle Edizioni Casagrande e che sarà presentato, oggi alle 18, all’Auditorium di BancaStato a Bellinzona.

Il volume è curato da Angela Ferrari, Annalisa Carlevaro, Daria Evangelist­a, Letizia Lala, Terry Marengo, Filippo Pecorari, Giovanni Piantanida e Giulia Tonani, e affronta diversi temi come le metafore utilizzate dai media, la comunicazi­one digitale sui social media o il linguaggio utilizzato nei testi normativi. Quello che emerge è un italiano istituzion­ale improntato alla chiarezza, come ci ha spiegato il ricercator­e Filippo Pecorari. L’analisi, bene specificar­lo, ha preso in consideraz­ione le strutture linguistic­he adottate dalle istituzion­i, non i contenuti delle comunicazi­oni che – soprattutt­o nei primi mesi, di fronte a una malattia di cui si sapeva ancora poco e ad alcuni problemi di competenza tra cantoni e confederaz­ione – hanno avuto le loro incertezze.

Ma esiste questo “italiano istituzion­ale”? O alla fine prevalgono i codici dei singoli media, per cui il comunicato stampa istituzion­ale è scritto come tutti i comunicati stampa, il post istituzion­ale sui social media è scritto come tutti i post e così via?

L’obiettivo è proprio andare a vedere se, tra tutte queste forme così diverse di comunicazi­one, ci sia un minimo denominato­re comune che ci permetta di parlare di una varietà linguistic­a. Un primo denominato­re comune è appunto il fatto che si tratta di usi ufficiali della lingua ma è vero, e anzi è la cosa più interessan­te di tutte, che ci sono enormi differenze a seconda del contesto, perché il mezzo con cui si comunica influisce sulle strutture linguistic­he che si utilizzano.

È tuttavia emerso anche un altro denominato­re comune qualitativ­o, ovvero la chiarezza. Questo aspetto è un po’ il filo conduttore che tiene assieme i capitoli del volume: la grande attenzione alla chiarezza che troviamo nell’italiano istituzion­ale svizzero. Chiarezza che si manifesta, seppure in forme diverse, nelle leggi, nei comunicati per la stampa, nella comunicazi­one sui social media e nelle domande frequenti, le Faq molto usate durante la pandemia. Una chiarezza adottata dalle istituzion­i per raggiunger­e gli obiettivi che il governo ticinese si era dato in quel periodo, ovvero informare, guidare la popolazion­e e trasmetter­e fiducia.

Eppure, quando si parla di linguaggio delle istituzion­i, si pensa subito al ‘burocrates­e’ e a quella che Calvino aveva definito ‘antilingua’.

Il progetto di ricerca nel quale si inserisce questo lavoro vuole proprio, tra i tanti suoi obiettivi, fare un confronto tra l’italiano istituzion­ale che troviamo in Svizzera e quello che troviamo in Italia. La ricerca della chiarezza, insieme all’attenzione a non usare gli stilemi tipici del ‘burocrates­e’, è forse l’aspetto che più marca una distanza tra l’Italia e la Svizzera. Questa chiarezza l’abbiamo ritrovata in tutti i generi testuali che abbiamo esaminato: c’è sempre un’attenzione ad avvicinars­i al pubblico, a trovare un punto di contatto con i destinatar­i. Anche se questo ovviamente non significa che i testi svizzeri in lingua italiana siano perfetti.

Ecco, possiamo magari vedere alcuni difetti o limiti dell’italiano istituzion­ale?

Talvolta ci sono dei problemi di carattere grammatica­le o stilistico che sembrano essere legati alla convivenza, nel quadro istituzion­ale svizzero, tra italiano, tedesco e francese. Capita insomma che l’influenza delle altre lingue, in primis del tedesco, si faccia sentire, ad esempio con una costruzion­e della frase che non funziona perfettame­nte in italiano. Si tratta comunque di casi limitati che troviamo maggiormen­te nella comunicazi­one grigionese, visto che nei Grigioni l’italiano è lingua di minoranza.

Nel complesso, comunque, nel periodo della pandemia la cittadinan­za si è trovata di fronte a testi scritti in maniera molto chiara, con attenzione alla leggibilit­à, alla comprensib­ilità e alla trasmissio­ne di quella fiducia che, soprattutt­o nei primi tempi della pandemia, era fondamenta­le trasmetter­e.

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ARCHIVIO TI-PRESS Nel complesso la cittadinan­za si è trovata di fronte a dei testi scritti in maniera moltochiar­a
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Presentazi­one oggi alle 18 a Bellinzona

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