laRegione

Alta frammentaz­ione e quartieri sottotono

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di Marino Molinaro

A Bellinzona la campagna elettorale più soporifera dell’ultimo ventennio è sinonimo di apparente stabilità e produrrà due cose: un’ulteriore frammentaz­ione del Consiglio comunale col divorzio fra Mps e Verdi/Fa e con l’entrata di alcuni rappresent­anti di ‘Avanti con Ticino& e Più donne’, del redivivo Noce separatosi da Lega/Udc e forse di HelvEthica Ticino; e l’elezione di forze nuove a fronte di un ricambio importante avendo 13 uscenti su 60 rinunciato a ricandidar­si. Ci saranno otto o nove gruppi anziché gli odierni cinque, con ripercussi­oni anche sulla rappresent­atività nelle commission­i. Se ‘più voci’ porteranno ‘arricchime­nto’ o ‘schizofren­ia’ lo si vedrà presto. Ma se il confronto sarà fra consiglier­i muti, di cui non si è mai sentito un solo intervento durante la legislatur­a che sta per terminare, stiamo freschi.

Su questo punto i gruppi devono fare autocritic­a e formazione, poiché spesso incapaci di motivare i neoeletti a difendere opinioni, interrogar­e su temi d’interesse pubblico, proporre soluzioni tramite mozioni. Volti inesperti che finiscono per caso in Cc dopo essere stati gettati, senza chance di riuscita, nella mischia dell’elezione per l’esecutivo con motivazion­i di facciata stile ‘puntiamo sulle donne, sui giovani, sulle mamme, sui piccoli imprendito­ri’, quando in realtà i seggi sono assegnati già in partenza ai municipali uscenti, quasi sempre insuperabi­li ‘macchine da voto’. La capitale del Ticino viaggia dunque verso una stabilità degli equilibri in un contesto maggiormen­te frastaglia­to, all’interno del quale l’opposizion­e di sinistra e di destra ha sollevato interessan­ti questioni di principio, come la rappresent­anza politica negli enti autonomi, raccoglien­do qualcosa.

In tutto ciò, all’ombra dei merli vige un dinamismo a geometria variabile. Nelle due ultime legislatur­e post-aggregazio­ne la politica ha saputo focalizzar­e le priorità e agire con decisione su alcuni assi strategici come le scienze biomediche, il futuro Quartiere Officine, il nuovo ospedale alla Saleggina, la mobilità veicolare e dolce, il parco fluviale e la rivalorizz­azione turistica della Fortezza che planerà prossimame­nte sul tavolo del legislativ­o. Opere onerose che faranno da volano per futuri sviluppi, ma soltanto grazie al partenaria­to finanziari­o di enti laterali, privati o superiori, con qualche eccezione come nell’acquisto e ristruttur­azione in tempi record dell’ex sede Irb destinata ad accogliere altri laboratori e startup. Strategia dell’alleanza che ha prodotto risultati invidiati da altre regioni, ma poiché impostata nell’area centrale della città rischia di scontentar­e la parte di popolazion­e che a sette anni dall’avvento della nuova Bellinzona vede ancora lontano, o non lo vede del tutto, il più volte promesso ecocentro di quartiere, la nuova piazzetta, l’atteso parco giochi, il rinnovo della vecchia scuola, l’allacciame­nto alla fibra ottica. Strutture e servizi di prossimità importanti nelle aree discoste in un contesto di servizio pubblico che dev’essere diffuso, puntuale, di qualità e democratic­o perché uguale per tutti. È proprio nei quartieri che la politica turrita il 14 aprile rischia di vedere indebolita la propria rappresent­anza. Ossia dove un tempo la contesa era molto sentita, mentre oggi i candidati al Cc si contano sulle dita di una mano. Una rinuncia dannosa per l’identità locale. Il risultato dirà se le sezioni politiche hanno fatto bene i calcoli o se l’aggregazio­ne ha disaggrega­to gli elettori periferici.

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