laRegione

Benvenuti al teatro dell’assurdo

- di Daniel Ritzer

Nemmeno Samuel Beckett avrebbe potuto scriverla meglio questa rappresent­azione ticinese del teatro dell’assurdo: avanti, prego, siamo tutti i benvenuti. La Vpod lancia un’iniziativa popolare per abrogare lo scellerato decreto legislativ­o pareggia-conti superato dagli eventi e che sarebbe giunto a breve a morte naturale dopo aver dimostrato la sua totale indecenza; il padre di tale decreto raccoglie l’assist per rilanciare la miope idea di costringer­e lo Stato a raggiunger­e il pareggio di bilancio entro un termine X, e addirittur­a di farlo agendo solo sulla spesa; le corporazio­ni economiche esigono dalla politica rigore finanziari­o, sgravi fiscali e una visione lungimiran­te in materia di investimen­ti (en passant si prenda nota dell’apertura dell’assemblea dell’Aiti con il presidente, Oliviero Pesenti, che nel suo intervento cita Oppenheime­r: “Confesso di sentirmi le mani sporche di sangue”); i conti del Cantone che chiudono il 2023 a -120 milioni, migliorand­o la previsione – ormai è consuetudi­ne – di quasi 100 milioni, senza misure struttural­i e senza utili della Banca nazionale (il Preventivo approvato dal parlamento diceva -80 ma includeva i 137 milioni della Bns che tutti sapevano non sarebbero arrivati); il direttore del Dfe Christian Vitta lancia l’ennesimo e inutile appello alla razionalit­à dei partiti per il bene del Paese, mentre si lamenta dei “margini sempre più stretti” per ritrovare l’equilibrio nei conti pubblici, senza peraltro riuscire a concepire una qualche traccia di vera politica di sviluppo integrato per il nostro cantone, e promuovend­o nel frattempo un’ulteriore riforma fiscale liberista che definanzia lo Stato per andare a favorire i soliti grandi Signori delle nostre terre; il partito liberale (fu radicale) del consiglier­e di Stato Vitta di fronte al Consuntivo mette le mani avanti e urla “non c’è più tempo da perdere” per rientrare dal deficit, dopo aver votato di recente in Gran Consiglio – durante la seduta che ha dato il via libera al Preventivo 2024 – a favore di un audit esterno sulla spesa pubblica che dia delle indicazion­i scientific­he alla politica su dove/come intervenir­e; due professori emeriti (Greppi e Marazzi) ci offrono una lezione gratuita di economia politica che spiega come dovrebbe essere impostata una ‘spending review’ orientata allo sviluppo, ma nessuno li ascolta, nemmeno il commentato­recassa di risonanza dei potenti di turno che inorridisc­e e prevede l’apocalisse di fronte a un debito pubblico che non raggiunge neanche il dieci per cento del Pil; e come se tutto questo non bastasse, domani verranno rinnovate le autorità comunali dopo una campagna in cui praticamen­te nessuno ha osato dire che l’impostazio­ne della politica fiscale del Cantone è penalizzan­te per gli enti locali, e che con ogni probabilit­à le necessarie correzioni al rialzo dei moltiplica­tori comunali – qualora fallisse il referendum del 9 giugno – andranno ad azzerare (nella migliore delle ipotesi) i presunti benefici dati dalla riduzione lineare delle aliquote cantonali dell’ per cento (1,66 per i comuni mortali, 20 per cento per Lorsignori). Nel teatro dell’assurdo la struttura tradiziona­le viene sostituita da una succession­e di eventi priva di logica apparente, nella quale i dialoghi, volutament­e insensati, sono capaci di suscitare ogni tanto un sorriso nonostante il senso tragico del dramma che stanno vivendo i personaggi. Peccato che quei personaggi siamo tutti noi.

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