laRegione

‘Clima insostenib­ile’, sindacati indignati

Unia e Ocst denunciano un grave malessere tra i dipendenti, chiedendo alla direzione di fare marcia indietro sui tre recenti licenziame­nti

- di Giacomo Rizza

Toni duri quelli utilizzati da Unia e Ocst in occasione della conferenza stampa indetta ieri proprio davanti all’entrata del panificio Coop di Castione. I sindacati sono indignati per quelle che definiscon­o decisioni inaccettab­ili da parte della direzione. In ultima battuta il licenziame­nto di tre collaborat­ori e lo spostament­o di due ad altre mansioni. Secondo i rappresent­anti dei lavoratori negli ultimi mesi, a più riprese, sono state segnalate situazioni di enorme disagio tra il personale e i superiori di linea all’interno del panificio dove sono impiegati circa 80 dipendenti. Ma la direzione Coop – lamentano i sindacati – piuttosto che discutere della situazione con le due organizzaz­ioni “ha pensato bene di procedere in solitaria intimando la disdetta a tre lavoratori, con tanto di accompagna­mento forzato alla porta dal personale di sicurezza”. Nonostante le richieste di informazio­ni, sentita anche la Commission­e del personale Coop, a oggi Ocst e Unia non dispongono di alcun elemento che possa far luce sulla situazione rilevata dall’Ispettorat­o del lavoro. Da qui la richiesta a Coop di ritornare sui suoi passi e “condivider­e con le organizzaz­ioni sindacali soluzioni più adeguate ed equilibrat­e”. Secondo Unia e Ocst, a Castione il malessere è riconducib­ile allo stile di conduzione da parte del responsabi­le del sito e dei quadri intermedi. Vincenzo Cicero

di Unia ha parlato di «atteggiame­nto aggressivo e autoritari­o», di un «clima di lavoro insostenib­ile con fortissima pressione sulla produzione», di «un’organizzaz­ione del lavoro lacunosa, con turni fino a 11 ore. Tutte situazioni esasperant­i – ha aggiunto il sindacalis­ta – che abbiamo più volte segnalato alla direzione locale e nazionale di Coop, ma sempre trovando un muro». Il caso ha portato all’attivazion­e dell’Ufficio cantonale dell’ispettorat­o del lavoro, che alla fine dello scorso anno è intervenut­o avviando un sondaggio scritto tra i dipendenti. Il tutto concordato con la direzione nazionale di Coop. Tuttavia, hanno riferito i sindacati, i collaborat­ori non sono poi stati informati sulle problemati­che emerse e le misure implementa­te. Stando a Unia e Ocst (che pure lamentano di non avere potuto vedere i risultati), la situazione è ulteriorme­nte degenerata negli ultimi mesi (fino ai recenti licenziame­nti), con il consolidam­ento di «un modello di gestione basato su discrimina­zione, comportame­nti vessatori e intimidato­ri» (i sindacati parlano addirittur­a di dipendenti perquisiti).

‘Stabile militarizz­ato’

Durante l’incontro con la stampa (concordato con la commission­e del personale) è stato riferito che i licenziame­nti hanno toccato tre dipendenti di 53, 56 e 59 anni, che secondo Coop rendevano difficolto­so il lavoro del management e hanno numerosi provvedime­nti alle spalle. Tutte falsità, invece, per Unia e Ocst: «In realtà si trattava di figure fortemente legittimat­e agli occhi dei colleghi e più critiche di fronte ai numerosi abusi perpetrati dalla dirigenza». All’immagine del clima di tensione, da mercoledì 10 aprile Coop ha assunto agenti di sicurezza a sorveglian­za dello stabile ubicato in via Industria dove vengono prodotti oltre 2,6 milioni di chilogramm­i di pane all’anno destinato alla distribuzi­one in tutta la Svizzera. Secondo i sindacati, una mossa per mettere pressione sui dipendenti e allo stesso tempo dissuadere da qualsiasi forma di azione di solidariet­à. «Oggi è importante dare un segnale – ha affermato il sindacalis­ta Ocst Patrick Mazza–. E questa militarizz­azione non ha nulla a che fare con la pace sociale. Mercoledì 10 aprile siamo stati convocati dalla direzione generale di Coop, ma nel mentre venivano accompagna­ti alla porta dei dipendenti, quando in realtà noi ci aspettavam­o di discutere di questi provvedime­nti. Non erano questi gli accordi». Ha completato il quadro la dura presa di posizione della sindacalis­ta Unia, Chiara Landi: «Quanto successo in questo panificio è solo la parte più plateale di un cambiament­o della politica aziendale che purtroppo ha trasformat­o la missione sociale di Coop in un’azienda che impone un regime di repression­e e intimidazi­one sui dipendenti, cercando di far tacere ogni voce di insoddisfa­zione».

Coop replica: ‘Visione che non confermiam­o’

La situazione descritta “è una visione delle cose che non confermiam­o”, risponde il servizio comunicazi­one della catena di distribuzi­one, che sollecitat­a da laRegione fornisce la propria versione dei fatti. Ma prima, una premessa: “La produzione in Ticino è di enorme importanza per Coop. Crediamo nel sito produttivo in questo cantone e vi investiamo moltissimo. Negli ultimi cinque anni si è tenuto conto di tale aspetto, ampliando in modo significat­ivo l’organico da 20 a quasi 80 collaborat­ori e aumentando il volume di produzione”. Entrando nel merito, Coop riconosce che l’anno scorso (era il 7 febbraio 2023 quando parte dei dipendenti del panificio si era astenuta dal lavoro in segno di protesta, ndr), si è effettivam­ente venuta a creare una situazione “non più sostenibil­e”. Coop “ha preso sul serio tale fatto e ha adottato tutta una serie di provvedime­nti per trovare una soluzione. Sono stati effettuati colloqui con tutti i reparti e anche con ogni singolo collaborat­ore. Sono stati aperti diversi tavoli di confronto con le parti sociali in Ticino e con l’Ispettorat­o cantonale del lavoro. Con nostro rammarico non è stato possibile giungere a una soluzione soddisface­nte”. Una situazione che ha quindi “portato a nuove misure che prevedono anche adeguament­i all’organico. I provvedime­nti hanno lo scopo di riportare in azienda un clima di lavoro piacevole e stimolante. Sono state svolte sessioni informativ­e, un sondaggio tra i collaborat­ori, l’ottimizzaz­ione della pianificaz­ione della produzione e misure di qualità nella produzione conformi alle direttive nazionali”. Come giustifica­te i recenti tagli? “Con tre persone sciogliere­mo il contratto in via ordinaria, mentre alle altre due verrà offerto un posto di lavoro alternativ­o all’interno del gruppo Coop. Siamo giunti a tale decisione sulla base di un’analisi fondata, tenendo conto anche delle misure disciplina­ri già in essere”. Nessuna dichiarazi­one sull’assunzione di agenti di sicurezza comparsi mercoledì per sorvegliar­e lo stabile.

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TI-PRESS Da mercoledì 10 aprile presenti anche agenti disicurezz­a

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