‘Clima insostenibile’, sindacati indignati
Unia e Ocst denunciano un grave malessere tra i dipendenti, chiedendo alla direzione di fare marcia indietro sui tre recenti licenziamenti
Toni duri quelli utilizzati da Unia e Ocst in occasione della conferenza stampa indetta ieri proprio davanti all’entrata del panificio Coop di Castione. I sindacati sono indignati per quelle che definiscono decisioni inaccettabili da parte della direzione. In ultima battuta il licenziamento di tre collaboratori e lo spostamento di due ad altre mansioni. Secondo i rappresentanti dei lavoratori negli ultimi mesi, a più riprese, sono state segnalate situazioni di enorme disagio tra il personale e i superiori di linea all’interno del panificio dove sono impiegati circa 80 dipendenti. Ma la direzione Coop – lamentano i sindacati – piuttosto che discutere della situazione con le due organizzazioni “ha pensato bene di procedere in solitaria intimando la disdetta a tre lavoratori, con tanto di accompagnamento forzato alla porta dal personale di sicurezza”. Nonostante le richieste di informazioni, sentita anche la Commissione del personale Coop, a oggi Ocst e Unia non dispongono di alcun elemento che possa far luce sulla situazione rilevata dall’Ispettorato del lavoro. Da qui la richiesta a Coop di ritornare sui suoi passi e “condividere con le organizzazioni sindacali soluzioni più adeguate ed equilibrate”. Secondo Unia e Ocst, a Castione il malessere è riconducibile allo stile di conduzione da parte del responsabile del sito e dei quadri intermedi. Vincenzo Cicero
di Unia ha parlato di «atteggiamento aggressivo e autoritario», di un «clima di lavoro insostenibile con fortissima pressione sulla produzione», di «un’organizzazione del lavoro lacunosa, con turni fino a 11 ore. Tutte situazioni esasperanti – ha aggiunto il sindacalista – che abbiamo più volte segnalato alla direzione locale e nazionale di Coop, ma sempre trovando un muro». Il caso ha portato all’attivazione dell’Ufficio cantonale dell’ispettorato del lavoro, che alla fine dello scorso anno è intervenuto avviando un sondaggio scritto tra i dipendenti. Il tutto concordato con la direzione nazionale di Coop. Tuttavia, hanno riferito i sindacati, i collaboratori non sono poi stati informati sulle problematiche emerse e le misure implementate. Stando a Unia e Ocst (che pure lamentano di non avere potuto vedere i risultati), la situazione è ulteriormente degenerata negli ultimi mesi (fino ai recenti licenziamenti), con il consolidamento di «un modello di gestione basato su discriminazione, comportamenti vessatori e intimidatori» (i sindacati parlano addirittura di dipendenti perquisiti).
‘Stabile militarizzato’
Durante l’incontro con la stampa (concordato con la commissione del personale) è stato riferito che i licenziamenti hanno toccato tre dipendenti di 53, 56 e 59 anni, che secondo Coop rendevano difficoltoso il lavoro del management e hanno numerosi provvedimenti alle spalle. Tutte falsità, invece, per Unia e Ocst: «In realtà si trattava di figure fortemente legittimate agli occhi dei colleghi e più critiche di fronte ai numerosi abusi perpetrati dalla dirigenza». All’immagine del clima di tensione, da mercoledì 10 aprile Coop ha assunto agenti di sicurezza a sorveglianza dello stabile ubicato in via Industria dove vengono prodotti oltre 2,6 milioni di chilogrammi di pane all’anno destinato alla distribuzione in tutta la Svizzera. Secondo i sindacati, una mossa per mettere pressione sui dipendenti e allo stesso tempo dissuadere da qualsiasi forma di azione di solidarietà. «Oggi è importante dare un segnale – ha affermato il sindacalista Ocst Patrick Mazza–. E questa militarizzazione non ha nulla a che fare con la pace sociale. Mercoledì 10 aprile siamo stati convocati dalla direzione generale di Coop, ma nel mentre venivano accompagnati alla porta dei dipendenti, quando in realtà noi ci aspettavamo di discutere di questi provvedimenti. Non erano questi gli accordi». Ha completato il quadro la dura presa di posizione della sindacalista Unia, Chiara Landi: «Quanto successo in questo panificio è solo la parte più plateale di un cambiamento della politica aziendale che purtroppo ha trasformato la missione sociale di Coop in un’azienda che impone un regime di repressione e intimidazione sui dipendenti, cercando di far tacere ogni voce di insoddisfazione».
Coop replica: ‘Visione che non confermiamo’
La situazione descritta “è una visione delle cose che non confermiamo”, risponde il servizio comunicazione della catena di distribuzione, che sollecitata da laRegione fornisce la propria versione dei fatti. Ma prima, una premessa: “La produzione in Ticino è di enorme importanza per Coop. Crediamo nel sito produttivo in questo cantone e vi investiamo moltissimo. Negli ultimi cinque anni si è tenuto conto di tale aspetto, ampliando in modo significativo l’organico da 20 a quasi 80 collaboratori e aumentando il volume di produzione”. Entrando nel merito, Coop riconosce che l’anno scorso (era il 7 febbraio 2023 quando parte dei dipendenti del panificio si era astenuta dal lavoro in segno di protesta, ndr), si è effettivamente venuta a creare una situazione “non più sostenibile”. Coop “ha preso sul serio tale fatto e ha adottato tutta una serie di provvedimenti per trovare una soluzione. Sono stati effettuati colloqui con tutti i reparti e anche con ogni singolo collaboratore. Sono stati aperti diversi tavoli di confronto con le parti sociali in Ticino e con l’Ispettorato cantonale del lavoro. Con nostro rammarico non è stato possibile giungere a una soluzione soddisfacente”. Una situazione che ha quindi “portato a nuove misure che prevedono anche adeguamenti all’organico. I provvedimenti hanno lo scopo di riportare in azienda un clima di lavoro piacevole e stimolante. Sono state svolte sessioni informative, un sondaggio tra i collaboratori, l’ottimizzazione della pianificazione della produzione e misure di qualità nella produzione conformi alle direttive nazionali”. Come giustificate i recenti tagli? “Con tre persone scioglieremo il contratto in via ordinaria, mentre alle altre due verrà offerto un posto di lavoro alternativo all’interno del gruppo Coop. Siamo giunti a tale decisione sulla base di un’analisi fondata, tenendo conto anche delle misure disciplinari già in essere”. Nessuna dichiarazione sull’assunzione di agenti di sicurezza comparsi mercoledì per sorvegliare lo stabile.