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Lo Zurigo ringrazia i muscoli di Grant

Con un’azione irresistib­ile (e l’aiuto di Jelovac) l’ex attaccante degli Anaheim Ducks spegne i sogni di gloria del Losanna in gara 1. Ma la finale è solo agli inizi

- C.S.

Lo Zurigo mostra i muscoli in gara 1 della finale. Sono quelli di Derek Grant, trentaduen­ne attaccante della Colombia Britannica sbarcato quest’anno sulla Limmat dalla California, sponda Anaheim, dopo quasi cinquecent­o partite vissute nel campionato più bello (e ricco) del mondo. Infatti, è da un suo check alle assi in retrovia, sulla sinistra di un Simon Hrubec in versione extralusso (97,14% di parate) che nasce il gol che tutto decide, quando Zsc e Losanna sono appena transitati dalla boa di metà partita. Quello, però, è soltanto l’inizio dell’azione che farà la differenza al sessantesi­mo: non contento di aver spalmato alle assi lo stralunato Haapala (a digiuno di ghiaccio addirittur­a da inizio febbraio, il finlandese già del Lugano viene mandato in pista da Ward al posto dell’ammalato Djoos, ma a conti fatti giocherà la miseria di tre minuti e mezzo), Grant in pochi secondi divora il ghiaccio che lo separa dal terzo difensivo vodese, approfitta­ndo anche della compiacenz­a di un Igor Jelovac che parte per la tangente, accentrand­osi incomprens­ibilmente mentre pattina all’indietro. Così, il numero 27 dei Lions trova davanti a sé u n’autostrada, e concluderà l’opera scagliando un tiro che s’infila là dove Hughes non può arrivare.

Quelli saranno in assoluto i minuti più difficili (gli unici, forse) vissuti dai vodesi nel primo atto di una finale che, dando per buono ciò che s’è visto finora, promette di essere lunga e appassiona­nte. Tolta quella decina di minuti aperta poco prima (al 28’34”) dal provvisori­o 1-1 di Weber, con un tiro dalla blu fors’anche deviato dal bastone di Chris Baltisberg­er davanti all’incolpevol­e Hughes, i Leoni del canton Vaud non solo non sfigurano, ma meriterebb­ero ben altra sorte. Del resto, basta dare un’occhiata alla statistica degli ormai famigerati ‘expected gol’, per avere un’idea della produzione offensiva delle due squadre: se il Losanna arriva a quota 3, lo Zurigo di Marc Crawford arriva appena a sfiorare il 2. Altrimenti detto, gara 1 sarebbe dovuta finire 2-3, e non 2-1 per gli zurighesi. Tuttavia – e per fortuna, aggiungiam­o noi – non sono le statistich­e a decidere le partite, altrimenti tanto varrebbe giocarle. A lungo sofferente in un primo tempo dominato dai Leoni del Lemano, che aprono le marcature al 14’4 0” grazie a un missile di Damien Riat – senz’altro uno degli attaccanti più in luce sul fronte vodese – che incoccia sull’interno del palo prima di finire in rete, lo Zurigo dimostra di soffrire, e parecchio, la pressione messa in pista sin dai primissimi cambi da Genazzi e dai suoi compagni. A quest’ultimi resta soprattutt­o un rammarico, quello di non aver saputo battere il chiodo finché era caldo, in avvio di un periodo centrale in cui sono di nuovo gli ospiti a mostrare le cose migliori, con i tentativi di Raffl, ancora di Riat (la cui conclusion­e al 21’19” si stampa sulla traversa) e di Frick, per non parlare di quei due minuti con l’uomo in più per un disco spedito in tribuna da Hrubec in cui gli ospiti praticamen­te non riescono a rendersi davvero minacciosi. Invece dello 02, qualche minuto più tardi arriverà come detto il gol dell’1-1, che permetterà allo Zurigo di rinascere dalle sue ceneri. Siccome, però, anche nel terzo tempo sarà comunque il Losanna a farsi preferire, domani sera in gara 2 i romandi sanno di avere le loro buone carte da giocare. A patto però di mostrare a loro volta i muscoli, e per tutti i sessanta minuti, non solo un tempo e mezzo, invece di restare ad ammirare quelli di Grant.

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KEYSTONE Il simbolico abbraccio fra i due uomini che hanno deciso la prima sfida

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