L’accusa chiede pene pesanti: dieci e nove anni
Nel processo 1Mdb in corso al Tribunale penale federale (Tpf) di Bellinzona, la procuratrice federale Alice de Chambrier ha chiesto dieci anni nei confronti di Tarek Obaid, Ceo di Petrosaudi, e nove anni per il suo braccio destro Patrick Mahony. I principali capi d’accusa contro i due sono truffa per mestiere e riciclaggio di denaro aggravato.
L’accusa ha anche domandato che gli imputati vengano posti in detenzione di sicurezza per evitare il rischio di fuga. Stando al Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) vi è la possibilità che i due si sottraggano a una condanna: fino alla sentenza avranno infatti diverso tempo per riflettere sulla pena detentiva e per lasciare la Svizzera. In alternativa alla detenzione, De Chambrier auspica misure alternative per garantire che le persone interessate restino nella Confederazione. La procuratrice ha anche chiesto che i beni sequestrati in Svizzera vengano confiscati e restituiti al fondo sovrano malaysiano 1Mdb. È stata pure avanzata domanda di un risarcimento, sempre per 1Mdb, di circa due miliardi di dollari (1,8 miliardi di franchi al cambio attuale), pari alle somme sfuggite alla confisca. Come le parti civili, anche la rappresentante della Procura ha insistito sulla natura “straordin aria” del caso. La somma sottratta a 1Mdb non è calcolata in decine o centinaia di milioni di dollari, ma raggiunge 1,83 miliardi, ovvero l’1% del prodotto nazionale lordo della Malaysia. De Chambrier ha descritto gli autori di questa “truffa del secolo” come persone che, all’apparenza, sembravano “buone in tutti i sensi”, ma in realtà sono “calcolatrici, manipolatrici e oscenamente avide”. Persone che hanno sperperato il loro bottino per noleggiare jet e yacht privati, acquistare proprietà a Londra e a Ginevra e comprare pietre preziose.
Ciascuna delle tre operazioni di sottrazione di fondi compiute meriterebbe il massimo della pena. La rappresentante dell’Mpc ha sottolineato la “straordinaria attività criminale e tenacia” degli imputati.
Per giustificare le pene richieste, De Chambrier ha fatto riferimento alle complesse strutture finanziarie, all’uso di prestanome e alle false spiegazioni. Quando le indagini sono iniziate in Svizzera, gli imputati hanno aumentato il numero di trasferimenti di denaro all’estero per nascondere il più possibile i loro patrimoni. L’accusa ha anche sottolineato l’“atteggiamento lamentoso” dei due, che in tre occasioni hanno chiesto che il pubblico ministero venisse ricusato. Queste circostanze personali sfavorevoli escludono qualsiasi riduzione della pena. L’avvocato Lezgin Polater, che difende gli interessi di 1Mdb, ha parlato di “metodi degni della criminalità organizzata”: soprannomi, codici, società di comodo, movimenti multipli di fondi. Il legale ha anche sottolineato i vuoti di memoria degli imputati, la loro tendenza a scaricare le responsabilità sui malaysiani, a suggerire che stavano obbedendo a ordini “dall’alto” o a nascondersi dietro i segreti di Stato.