Réservé Magazine

“Molto si è trasformat­o in turismo d’alta quota”

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Come governare il rischio e come vivere una rinuncia?

Noi siamo esperti nell'“arte della fuga senza vergogna”. Spesso bisogna lasciare che sia il corpo a decidere quando è più saggio mollare che insistere. Dobbiamo rimuovere tutti i pensieri che in quell'istante sono superflui o potrebbero distrarre dal vero, cruciale obiettivo: quello dell'integrità della cordata per tornare giù sani e salvi.

Dei 14 giganti, quale vi è rimasto più addosso e perché?

C'è il nostro “K in 2”, altra montagna cui siamo legati; poi c'è il Kangchendz­onga, perché è da lì che siamo ripartiti dopo la malattia (“Aplasia midollare severa”) di Romano e il fermo ai box per due anni, dal 2009 al 2011. Quella cima l'abbiamo raggiunta in… tre, perché ci teneva ideale compagnia il fratello genetico di Romano (l'ignoto donatore di midollo, NdA). Ogni montagna ha la sua storia e tutte, a vario titolo, hanno lasciato una traccia molto profonda in noi.

Lei ha definito l'Everest “un parco giochi per gente annoiata”. Montagna e modernità in che rapporto stanno?

La modernità ha portato un grande migliorame­nto nelle conoscenze dei luoghi, dei materiali, della fisiologia d'alta quota. L'alpinismo è sempre stato figlio del suo tempo: nel presente in larga misura - per fortuna non tutto - si è purtroppo trasformat­o in un turismo d'alta quota. L'estate scorsa siamo stati con amici sul Manaslu, 8'163 m: l'impatto è stato devastante. Al campo base ci saranno state 800 persone, più di 400 alpinisti stavano aspettando di salire, elicotteri che partivano altri che arrivavano, campi base illuminati di notte, recintati per ciascun gruppo, musica da discoteca. Non parliamo dei cumuli di immondizia lungo la via di salita… L'atteggiame­nto è quello del “pago dunque posso fare ciò che voglio”.

Dopo oltre 40 anni di grandi imprese, quanto è rimasto di sognatori in voi?

Le molte spedizioni fatte insieme non ci hanno tolto niente della sorpresa, del piacere di salire e scoprire, dello stupore davanti a questi vertici del creato. La montagna per noi non è mai un'abitudine: è la natura che si sposa con l'incanto.

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