DATI E TELEFONINO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
In questi tempi vi è stato un gran parlare di “Socialpass” e di “App Swisscovid”, in particolare per quanto concerne la protezione dei dati. E' un sacrosanto diritto chiedere e sapere come vengono utilizzati i nostri dati che forniamo a terzi, rispettivamente verificando le condizioni di accettazione.
Tutte queste informazioni possono essere lette nel sito della Confederazione per la “App Swisscovid”, mentre per il “Socialpass” – oltre al sito – anche l'esercente è tenuto a mostrare il contratto con la società gestrice del programma a chi ne faccia richiesta (questo limitatamente alla protezione dei dati). Va comunque detto che per la “App Swisscovid” l'incaricato federale ha confermato il rispetto dei dati. Anche qualora l'applicazione dovesse segnalare un potenziale contagio, l'autorità non saprà mai a chi è stato spedito quel messaggio. Per quanto concerne “Socialpass”, invece, al momento della redazione di questo contributo, già due incaricati cantonali per la protezione dei dati hanno confermato la tutela dei medesimi secondo le condizioni fornite. E altri seguiranno, visto che le basi legali sono molto simili. Appurata la regolarità sotto il profilo della tutela della persona, qualcuno rimane pur sempre scettico.
Ognuno è libero di credere e di non credere a quanto assicurano le autorità. Ma lo stesso spirito critico dovrebbe essere avanzato con le aziende private. Nella stragrande maggioranza delle persone scettiche l'incoerenza sta altrove. Si tratta di quelle persone che mal fidano delle autorità (le quali non agiscono a scopo di lucro) ma ciecamente gettano migliaia di informazioni in pasto ai gestori di siti internet. È poco lungimirante malfidare di un sito della Confederazione, e poi esprimere di tutto e di più tramite i vari canali Facebook, Tiktok, Instagram, Chats, Whatsapp, ecc. Per non parlare delle E-mails (ricordate i milioni di dati apparentemente rubati a Google, Yahoo e Bluewin di cui non si è più saputo nulla?), dei numeri di carte di credito inviati nell'etere, codici Qr-code richiesti, ecc.. E non parliamo dei programmi nei PC o quelli operativi nel telefonino. Si tratta di aziende private che (tranne Bluewin) hanno sede all'estero: quale garanzia forniscono per i dati sensibili che noi diamo? Praticamente nessuna. Pertanto: giusto e doveroso verificare a chi diamo i dati e come vengono trattati. Ma la coerenza non lasciamola a casa!