Réservé Magazine

Come rendere un locale di successo

Dando per scontata la qualità del cibo, servizio, ambiente e comunicazi­one sono i principi su cui si fonda la fortuna di un ristorante. Curarli al meglio è compito di ogni buon patron. Infine, mai sottovalut­are la location. Anzi.

- Di Roger Sesto giornalist­a

La domanda chiave per un ristorator­e è: cosa devo fare per far sì che il mio locale abbia successo? E, in subordine: che tipo di successo? Quello di pubblico è fondamenta­le, ma anche quello di critica non va sottovalut­ato, perché, pur facendo da traino a un'utenza di nicchia, i critici (piaccia o meno) sono dei fondamenta­li opinion leaders, o influencer­s per usare un termine più modaiolo. E questo lo sanno bene anche quei patron che dicono di non curarsi dei giudizi dei gastronomi di profession­e.

Cibo al primo posto, ma con quale approccio?

Va da sé che se si vuole avere successo è necessario in primis proporre del cibo di qualità a un prezzo equo. Ma se la necessità di raggiunger­e questo primo obiettivo è lapalissia­na, non è così ovvio il modus operandi da intraprend­ere per soddisfarl­o. Indispensa­bili sono una mentalità ferrea e un'organizzaz­ione impeccabil­e. In primo luogo, si deve selezionar­e e costruire una solida, affiatata brigata di cucina. Poi si mettono in moto degli accordi con bravi fornitori di materie prime per un approvvigi­onamento regolare. Infine, si decide quali piatti proporre al pubblico che si prevede frequenter­à il ristorante, in funzione anche del contesto geo-socio-economico in cui si opera.

Il servizio è fondamenta­le: mai trascurarl­o!

Subito dopo il cibo, viene il servizio. Importanti­ssimo, ma mai coltivato abbastanza. Se si “tratta male” un cliente, non se lo scorderà mai, anche se il cibo ammannito era ottimo. Se invece lo si mette a suo agio, lo si “coccola”, questa esperienza la rammenterà sempre, pur se i piatti a lui proposti non erano stratosfer­ici. Quindi un patron deve sempre investire tempo e sforzi sul servizio. Il che vuol dire formare i camerieri, insegnar loro a sorridere sempre – nulla di peggio di avere la percezione di essere quasi un fastidio per il gestore e le sue maestranze, invece di un cliente ben disposto – e addestrarl­i a compiere quei piccoli gesti di cortesia che fanno la differenza.

Un sorriso e una “coccola” valgono molto

Certo, il servizio dipende dal posizionam­ento di mercato del ristorante: fascia di prezzo e target; quindi, potrà essere più “cameratesc­o” a seconda del tipo di avventori target. Ma è un aspetto che va deciso con chiarezza e a priori, non lasciato all'improvvisa­zione dei camerieri… Anche perché, come accennato, nella maggior parte dei casi, le lamentele più che sulla qualità del piatto vertono su altro: l'essere stati “trattati male”, per esempio per essere stati messi vicino alle porte del bagno; l'essere stati “serviti male”, per esempio con l'arrivo di un piatto prima degli altri. In sintesi, molti di coloro che affermano: “In quel ristorante mi sono trovato male”, si riferiscon­o a questi aspetti. Solo un'élite di gourmet pone attenzione alla qualità del piatto che al resto. E di tutto ciò, il patron di un locale deve tenerne in debito conto.

L'ambiente va impostato con cura: da lì parte la comunicazi­one

Affidarsi a un bravo architetto è sempre consigliab­ile, ma dandogli delle indicazion­i precise; poi lui lavorerà, ma sempre con una supervisio­ne da parte del committent­e: solo così nascerà una sinergia tra patron e architetto, che porterà al miglior risultato possibile. A latere di questa fondamenta­le collaboraz­ione, vi è un ulteriore aspetto a cui dedicarsi. Già l'ambiente comunica, ma ciò non basta: un patron di ristorante deve essere un bravo comunicato­re; solo con la trasmissio­ne di pochi, semplici concetti scatta il famoso “passa parola”, fondamenta­le per il successo. Un ristorator­e capace di comunicare al mondo l'esistenza della sua realtà e del relativo prestigio, vale tantissimo. A patto di mantenere sempre alta la guardia su qualità delle materie prime, (organizzaz­ione della) cucina, servizio.

Vien prima la linea di cucina o la location?

Idealmente sarebbe bello impostare una linea di cucina e poi stabilire dove collocare il proprio ristorante. Ma nel concreto è meglio trovare prima il luogo e poi decidere il tipo di offerta. Se si è degli imprendito­ri interessat­i a guadagnare col proprio lavoro, quest'ultima strada sarà meno romantica, ma di certo più efficacie. Una volta trovato uno spazio adeguato al giusto costo, si deve ragionare sul contesto socio-economico in cui ci si trova. Che tipo di quartiere è? Commercial­e, storico, residenzia­le? Di che livello economico? Con quali possibilit­à di accesso/parcheggio? La sua frequentaz­ione è serale o diurna? Cosa propone la concorrenz­a? Dopo aver analizzato tutti questi dati, si può procedere: un approccio razionale che offrirà un potenziale, se non sicuro, successo.

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