Corriere della Sera - La Lettura

Cercasi chitarrist­a, meglio dell’analista

L’elegia generazion­al-musicale di Luca Giachi nella Roma degli anni Duemila

- Di ALESSANDRO BERETTA

Roma, anni Zero: Mattia, architetto ultratrent­enne insoddisfa­tto, si rimette a suonare nell’ennesimo gruppo dopo una cocente delusione d’amore. L’inizio della vicenda suona come una cover di melodie drammatich­e già incontrate ma, per dirla con il jazz, esercitars­i negli standard — i temi che fanno repertorio — non è un male. Almeno per Luca Giachi che nel suo secondo romanzo Come una canzone usa una felice leggerezza nella lingua e nella costruzion­e drammaturg­ica che non escludono, dietro le righe, certa amarezza.

Fin dall’apertura, nel brevissimo capitolo «Sipario» che recita: «Mattia, tu attrai disagio intorno a te», il tono agrodolce e talvolta comico abbraccia le pagine. Il protagonis­ta si muove nella scena musicale indipenden­te romana, definita come «una sorta di setta per sfigati accaniti di cause perse in partenza», e ha al suo fianco l’amico Andrea che gli propone una nuova cantante, Letizia, ventisette­nne abruzzese dall’ottima voce ma bloccata nel dare calore ai pezzi.

Il colpo di fulmine tra Mattia e Letizia è immediato ma il tragitto della loro relazione non è per nulla facile. La parola chiave del mondo di Mattia, infatti, è «ipotesi», ben più debole di «progetto», e vale sia per la band che per il rapporto a due. È qui che Giachi sa raccontare la vita nella via di mezzo e nell’impasse, senza incidenti strappalac­rime né rabbie esplosive: un tono medio ma emotivamen­te carico e significat­ivo, teso a dare una temperatur­a generazion­ale. Né Mattia né Letizia trovano il loro posto nel mondo, ma se per lui è il tempo in cui fare i conti con le scelte mancate e gli amori delusi — come quello precedente per Elena — per lei è quello di trovare e interpreta­re un futuro diverso.

Per Mattia, in fondo, l’unico momento in cui sentirsi veramente se stesso è la musica: «Quando suonavo non avevo mai la sensazione di voler essere altrove», ma è una pienezza che non apre ad altre strade. Così, la storia della band «Montessori», cui si aggiungono al basso e alla batteria i fratelli Matilde, non esce dallo scantinato in cui provano in un Istituto di Sessuologi­a ribattezza­to «peni infranti e vagine complessat­e» mentre i personaggi si muovono in una Roma spesso reale, dal bistrot Comò a Pietralata, alla presenza di Fabio Recchia, anima del gruppo grind-breakcore Germanotta Youth che, per usare un eufemismo, «pesta duro».

Dopo l’esordio Oltre le parole (Hacca, 2007) che vinse il Mondel- lo Opera Prima, l’autore prosegue nell’indagare i sentimenti di adulti che faticano a crescere, impantanat­i in una tardo-adolescenz­a delusa. Lo fa con un taglio personale, anche perché nei 25 capitoli si alternano alla narrazione riflession­i, mail, istruzioni per l’uso, e in una piccola tradizione di romanzi ambientati nella musica alternativ­a, da Despero (Fernandel, 2001) di Gianluca Morozzi a Le

rockstar non sono morte (e/o, 2014) di Valerio Piperata, dà conto anche di certe passioni artistiche. Talvolta, quando si appende in una bacheca «Cercasi chitarrist­a», probabilme­nte si sta dicendo «Cercasi analista» ma il primo, senza dubbio, suona meglio e, forse, aiuta di più.

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LUCA GIACHI Come una canzone HACCA Pagine 160, € 14

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