Corriere della Sera - La Lettura
Cercasi chitarrista, meglio dell’analista
L’elegia generazional-musicale di Luca Giachi nella Roma degli anni Duemila
Roma, anni Zero: Mattia, architetto ultratrentenne insoddisfatto, si rimette a suonare nell’ennesimo gruppo dopo una cocente delusione d’amore. L’inizio della vicenda suona come una cover di melodie drammatiche già incontrate ma, per dirla con il jazz, esercitarsi negli standard — i temi che fanno repertorio — non è un male. Almeno per Luca Giachi che nel suo secondo romanzo Come una canzone usa una felice leggerezza nella lingua e nella costruzione drammaturgica che non escludono, dietro le righe, certa amarezza.
Fin dall’apertura, nel brevissimo capitolo «Sipario» che recita: «Mattia, tu attrai disagio intorno a te», il tono agrodolce e talvolta comico abbraccia le pagine. Il protagonista si muove nella scena musicale indipendente romana, definita come «una sorta di setta per sfigati accaniti di cause perse in partenza», e ha al suo fianco l’amico Andrea che gli propone una nuova cantante, Letizia, ventisettenne abruzzese dall’ottima voce ma bloccata nel dare calore ai pezzi.
Il colpo di fulmine tra Mattia e Letizia è immediato ma il tragitto della loro relazione non è per nulla facile. La parola chiave del mondo di Mattia, infatti, è «ipotesi», ben più debole di «progetto», e vale sia per la band che per il rapporto a due. È qui che Giachi sa raccontare la vita nella via di mezzo e nell’impasse, senza incidenti strappalacrime né rabbie esplosive: un tono medio ma emotivamente carico e significativo, teso a dare una temperatura generazionale. Né Mattia né Letizia trovano il loro posto nel mondo, ma se per lui è il tempo in cui fare i conti con le scelte mancate e gli amori delusi — come quello precedente per Elena — per lei è quello di trovare e interpretare un futuro diverso.
Per Mattia, in fondo, l’unico momento in cui sentirsi veramente se stesso è la musica: «Quando suonavo non avevo mai la sensazione di voler essere altrove», ma è una pienezza che non apre ad altre strade. Così, la storia della band «Montessori», cui si aggiungono al basso e alla batteria i fratelli Matilde, non esce dallo scantinato in cui provano in un Istituto di Sessuologia ribattezzato «peni infranti e vagine complessate» mentre i personaggi si muovono in una Roma spesso reale, dal bistrot Comò a Pietralata, alla presenza di Fabio Recchia, anima del gruppo grind-breakcore Germanotta Youth che, per usare un eufemismo, «pesta duro».
Dopo l’esordio Oltre le parole (Hacca, 2007) che vinse il Mondel- lo Opera Prima, l’autore prosegue nell’indagare i sentimenti di adulti che faticano a crescere, impantanati in una tardo-adolescenza delusa. Lo fa con un taglio personale, anche perché nei 25 capitoli si alternano alla narrazione riflessioni, mail, istruzioni per l’uso, e in una piccola tradizione di romanzi ambientati nella musica alternativa, da Despero (Fernandel, 2001) di Gianluca Morozzi a Le
rockstar non sono morte (e/o, 2014) di Valerio Piperata, dà conto anche di certe passioni artistiche. Talvolta, quando si appende in una bacheca «Cercasi chitarrista», probabilmente si sta dicendo «Cercasi analista» ma il primo, senza dubbio, suona meglio e, forse, aiuta di più.