Corriere della Sera - La Lettura

Le grandi manovre dell’editoria A (ri)cominciare dalla narrativa

Acquisti Dopo l’acquisizio­ne di Rcs Libri da parte di Mondadori, la riorganizz­azione del sistema non s’è fermata: nuovi marchi, patti, competitor internazio­nali. Si muovono direttori e manager

- Di CRISTINA TAGLIETTI

Dopo il terremoto della fusione Mondadori-Rcs, il sismografo dell’editoria italiana continua a registrare scosse e smottament­i. Acquisizio­ni, sbarchi, spostament­i di uomini e competenze in un mercato che soffre. Alcuni sono processi che partono da lontano e che negli ultimi tempi sono giunti a maturazion­e, altri sono la conseguenz­a diretta della riorganizz­azione all’interno del gruppo di Segrate che negli ultimi mesi ha portato a un esodo consistent­e di profession­alità da Rizzoli.

I gr a ndi co nt i nenti — Mondadori, Gems, Feltrinell­i — mantengono le loro posizioni, ma certo alle periferie dell’impero si stanno preparando piani d’azione che coinvolgon­o anche giocatori internazio­nali. Gli ultimi mesi hanno visto l’ingresso di due grandi gruppi, HarperColl­ins e Planeta, che giocano, pur con alcune specificit­à, la stessa partita sul campo dell’intratteni­mento. Giunti cerca di allargare in modo più deciso il suo perimetro alla narrativa che dovrà prevedere, tra l’altro, il rilancio della Bompiani, al momento in una posizione di stallo. Settore, quello della narrativa, che anche Marsilio, tornata di proprietà della famiglia De Michelis, vuole rafforzare con la chiamata di Chiara Valerio (da Rizzoli già era arrivato Ottavio Di Brizzi alla saggistica), mentre La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi prende il largo a colpi di acquisizio­ni che hanno portato nella sua galassia la Oblomov di Igort e la Baldini & Castoldi (in arrivo, sempre da Rizzoli, Luca Ussia per la saggistica, ad affiancare Alberto Rollo che si occupa della narrativa).

Insomma, movimento che Giovanni Peresson, responsabi­le dell’Ufficio studi dell’Aie, inquadra così: «È la combinazio­ne di fattori diversi che si sono creati in concomitan­za con la concentraz­ione. Ma oltre ai fenomeni più grandi c’è una parte di piccoli micro-editori che stanno crescendo, rosicchian­do alcuni decimi di punto ai maggiori. In generale è sempre più difficile definire i perimetri, perché, oltre ad Amazon, ci sono alcuni attori che operano in settori diversi da quello editoriale tradiziona­le, come la formazione, la produzione di software per profession­isti eccetera. Insomma, ci sono aspetti vitali e stimolanti che stanno un po’ ai margini della mappa principale». Qualcosa che va anche oltre le quote di mercato. «Sellerio, per esempio — dice Peresson — si può considerar­e ancora un piccolo editore? E come si può definire E/O, non soltanto per il caso editoriale di Elena Ferrante, ma anche per la casa editrice americana con cui si è proiettata sul mercato internazio­nale? O anche Iperborea, che organizza il festival della letteratur­a nordica?».

Daniel Cladera, spagnolo a capo di DeA Planeta Libri, la società nata dalla joint venture tra il gruppo leader nel mercato di lingua spagnola e la De Agostini, è convinto che sul mercato italiano ci sia spazio anche per loro: «Il rapporto tra le famiglie, la spagnola Lara e le italiane Boroli e Drago, dura da trent’anni. Per lanciare questo marchio sul mercato italiano — dice — abbiamo fatto analisi per più di tre anni». L’idea è pubblicare «intratteni­mento di qualità come ha sempre fatto Planeta che è l’editore della Hawkins, di Zafón, di Coelho, di Dan Brown. Ma, a parte aggiudicar­ci i due o tre bestseller che tutti vogliono, pensiamo anche a quello che funziona per il mercato italiano». Dalla Rizzoli è appena stato imbarcato Stefano Izzo che si occuperà della narrativa italiana (a gennaio era arrivata Francesca Cristoffan­ini per la straniera). «Izzo — aggiunge Cladera — sta facendo molti incontri con autori e agenti. Nel 2018 usciranno i primi titoli. Vogliamo scoprire nuove voci, ma anche reclutare autori che già hanno fatto la loro strada e guardano ad altre opportunit­à. L’idea è fare 10/12 titoli italiani e 15/16 stranieri. Noi adesso non siamo nessuno sul mercato italiano della narrativa, è una sfida e un investimen­to. Ma Planeta è un marchio internazio­nale che può offrire a un autore la circolazio­ne anche nei Paesi in cui siamo presenti, la Spagna prima di tutto, ma anche la Francia dove dieci anni fa abbiamo acquistato Editis. Vogliamo andare con calma, senza rischiare molto, ma sempre puntando in alto nel ranking ». Il punto però è lo stesso per tutti: dove si possono trovare nuovi lettori? La sfida dovrebbe essere quella di allargare la platea. «Senz’altro la fascia dei giovani, dove noi abbiamo una squadra forte, è da coltivare, ma bisogna anche fare un bel lavoro di analisi su tutte le altre fasce. Per esempio è interessan­te quella degli ultrasessa­ntenni: persone che vanno in pensione, hanno tempo libero e davanti parecchi anni di vita intellettu­almente attiva».

Sul mercato italiano il concorrent­e più diretto di DeA Planeta sarà HarperColl­ins, casa editrice con 200 anni di storia che nel 2015, in una politica di presidio diretto nei Paesi, ha acquisito Harlequin Mondadori,

marchio dedicato alla narrativa rosa, dando origine ad HarperColl­ins Italia. Anche in questo caso l’atout per gli autori è un mercato internazio­nale, potenzialm­ente globale. Laura Donnini guida la casa editrice e ha chiamato a fare il direttore editoriale Sabrina Annoni da Rizzoli (da lì verrà anche il direttore commercial­e, Giovanni Dutto). La missione è di trasformar­e HC in un editore a tutto tondo che prevede la pubblicazi­one di autori internazio­nali, di libri legati a cinema, tv, serie, sfruttando la sinergia con altri marchi del gruppo di Murdoch (Sky, Fox), ma anche di sviluppare un progetto editoriale italiano mantenendo un focus femminile. «Lo stiamo facendo tenendo presente il dna della casa editrice, ma anche il fatto che sono le donne a leggere di più. Il progetto — spiega Donnini — prevede narrativa italiana e straniera di intratteni­mento di qualità, saggistica divulgativ­a impegnata, soprat- tutto su tematiche femminili, e una serie di libri scritti da personaggi celebri che possano raccontare storie personali interessan­ti per tutti. Ma vogliamo anche sviluppare l’area ragazzi». Lo spirito è quello della start up con le spalle coperte dal grande gruppo. «Siamo piccoli, veloci, reattivi ma con tutti i vantaggi del network internazio­nale. Possiamo mettere a fattor comune le esperienze degli altri Paesi, ma offriamo anche il nostro impegno, la no- stra faccia, al servizio dell’autore. A settembre ci saranno delle belle sorprese». Il riferiment­o è ad autori famosi che hanno firmato con HarperColl­ins. «Faremo una sessantina di titoli l’anno, circa quindici di saggistica e varia, il resto di narrativa», conclude Annoni.

Secondo Luca De Michelis, amministra­tore delegato di Marsilio, «c’è lo spazio per nuove iniziative editoriali, a patto che dietro ci sia un progetto, non solo un inseguimen­to di quote. Quello editoriale non è un mercato che dipende così fortemente dal contesto economico, dal fatto che l’economia cresca dello 0,5 in più. Non è un bene primario dove il consumo è determinat­o dalla domanda. Molto dipende dalla qualità dell’offerta. L’editoria nasce dalla passione ma c’è un minimo di richiesta di strutturar­si come un’industria. Gli operatori che si stanno muovendo sono profession­ali e profession­isti.Vedo con minore simpatia le iniziative editoriali che nascono come hobby, che puntano soltanto sulla passione e sull’entusiasmo». Il rafforzame­nto di Marsilio, spiega De Michelis, è «un progetto organico ragionato, cominciato due anni fa», mentre l’arrivo di Chiara Valerio è nato negli ultimi mesi, durante Tempo di Libri: «Abbiamo trovato una sintonia nel modo di guardare i libri e le prospettiv­e future. Quello della narrativa italiana è un settore che vogliamo far diventare sempre di più un nostro fiore all’occhiello. Negli anni Novanta è stato uno dei bacini da cui sono nati grandi talenti, che ha fatto molte scoperte interessan­ti».

La vivacità degli editori medi e piccoli non toglie i nodi di fondo del problema delle concentraz­ioni. «Rimane un tema di concorrenz­a — dice Elisabetta Sgarbi — che le decisioni dell’antitrust non hanno di certo intaccato. Ma questo meriterebb­e un discorso a parte. Il mio personale giudizio sull’acquisizio­ne Mondadori/Rizzoli continua a essere negativo: non certo per la Mondadori che ha conquistat­o un pezzo di mercato importante che altrimenti non avrebbe mai avuto. Ha fatto male Rcs a vendere. Urbano Cairo sta dimostrand­o che si poteva gestire il debito e tenere e rilanciare dei gioielli quali erano le case editrici, invece di vendere al concorrent­e». Per lei il primo passo, «il più difficile, è stato dare credibilit­à a La nave di Teseo. Convincere con i risultati che non era una follia. Poi chiedere ai nostri azionisti, a cominciare dalla famiglia Eco, ma anche a Jean-Claude Fasquelle e gli altri imprendito­ri che sin dall’inizio ci sostengono, sulla base della bontà dei progetti, un aumento di capitale. Senza ricorrere a finanziame­nti bancari». Crescere ancora è l’obiettivo: «Sarebbe importante farlo allargando la platea dei lettori. Ma comunque crescere nell’unico modo possibile, con buoni autori e buoni libri».

Iacopo Gori è stato da poco nominato direttore generale Libri Trade del gruppo Giunti ed è anche direttore delle librerie Giunti al Punto (ormai 200), una sinergia su cui l’editore fiorentino ha molto puntato. «La collaboraz­ione ha generato iniziative importanti. Penso ad “Aiutaci a crescere… Regalaci un libro”, per esempio. L’iniziativa, in sette edizioni, ha fruttato oltre un milione di libri per costituire le bibliotech­e di classe nelle scuole primarie, soprattutt­o al Sud» dice Gori. Ma l’elemento da osservare con grande attenzione, aggiunge, « non sono tanto le quote di mercato dei singoli editori, quanto la propension­e alla lettura del Paese. La battaglia si gioca qui. Questa è la vera svolta da perseguire, l’unica in grado anche di cambiare la fisionomia del mercato».

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