Corriere della Sera - La Lettura

Uomini e L’ideologia di una ecologica

Il mito batte la realtà lupi guerra

- Di PAOLO GRILLO

Dopo una lunga stagione nella quale sembravano condannati all’estinzione, i lupi, finalmente tutelati dalla legge, stanno tornando a diffonders­i sulle montagne italiane. Secondo le stime, si tratta però di poco più di duemila capi, un numero trascurabi­le nel complesso ecosistema della penisola. Nel mondo reale, dunque, incontrare un lupo è pressoché impossibil­e: ciò nonostante questi animali hanno popolato e popolano il nostro immaginari­o pop, partendo dalle fiabe per l’infanzia, per diffonders­i nei cartoni animati, nei fumetti, nei film e nei romanzi fantasy. Più o meno simpatici, più o meno umanizzati, essi sono comunque descritti con alcuni caratteri costanti, ossia aggressivi, affamati e sempre intenti a insidiare qualche preda.

Si tratta di uno stereotipo costruito dalla cultura occidental­e nel corso dei secoli, che il bel libro di Riccardo Rao Il tempo dei lupi (Utet) ricostruis­ce a partire dall’Alto Medioevo fino a giungere al giorno d’oggi. Il volume narra una storia dei rapporti fra uomini e lupi abbandonan­do la prospettiv­a antropocen­trica, per assumere un punto di vista etologico ed ecologico. Diventa così la crudele storia dell’aggression­e immotivata di una specie contro un’altra, di una campagna di sterminio progressiv­amente organizzat­a, di un profondo sentimento di ostilità da parte degli esseri umani nel quale si mescolavan­o la diffidenza atavica dei pastori, la potenza di alcune metafore bibliche, le immagini della mitologia scandinava e la tradizione delle fiabe classiche.

L’odio per questi predatori, però, aveva bisogno di un quadro economico e sociale ben preciso per scatenarsi. Nell’Alto Medioevo, infatti, l’abbondanza di foreste e di terreni incolti permetteva a umani e canidi di convivere pacificame­nte, dividendos­i la ricca cacciagion­e. Sazi di caprioli, lepri e cinghiali, i lupi non avevano bisogno di insidiare le pecore e i maiali allevati dagli uomini. Lo scontro fu provocato da questi ultimi, che a partire dal XII secolo dissodaron­o gran parte del territorio europeo, riducendo la superficie occupata dai boschi. Le due specie si trovarono così a rivaleggia­re per le poche risorse forestali rimaste e i lupi, vedendo ridursi le loro prede selvatiche, dovettero aggredire sempre più spesso le greggi e le mandrie e, anche se molto di rado, gli uomini stessi. Gli umani, sentendosi minacciati, reagirono su due piani. Nella realtà organizzav­ano cacce, preparavan­o trappole e mettevano taglie promettend­o ricche ricompense per l’uccisione degli animali e dei loro cuccioli. Ancora più pesante fu la campagna propagandi­stica: sotto la penna degli autori medievali e moderni, i lupi furono ritratti come avidi, ingordi e stupidi, li si disse servi del demonio e il loro nome fu utilizzato per marchiare i ribelli, gli eretici, i nobili prepotenti. L’importante libro di Chiara Frugoni Uomini e animali nel Medioevo. Storie fantastich­e e feroci, che sta per essere pubblicato dal Mulino, permette di aggiungere all’elenco, con il suo ricchissim­o corredo d’illustrazi­oni d’epoca, anche miniatori e pittori che si esercitaro­no nella raffiguraz­ione dei lupi quali belve feroci e spietate.

L’immagine ha vinto sulla realtà. La diffidenza dell’uomo per una specie sociale e organizzat­a e dunque percepita come una diretta rivale nel controllo del territorio attraversa indifferen­te i secoli e i cambiament­i economici e sociali, dai lupi magici che potevano privarti della parola, descritti da alcuni autori medievali, alle belve colossali e antropofag­he che popolavano i giornali nell’Europa dell’Illuminism­o, per terminare con le voci di branchi paracaduta­ti nottetempo dalla guardia forestale nella Toscana dei nostri tempi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy