Corriere della Sera - La Lettura

La sfida (im)possibile Contare i numeri primi

Il 24 settembre Sir Michael Atiyah, studioso novantenne, pluripremi­ato, ha annunciato di avere dimostrato la Congettura di Riemann: questione aperta da quasi 160 anni. In attesa di sapere se è davvero così, ecco di cosa si tratta

- Di ALESSANDRO ZACCAGNINI

Qualche settimana fa la comunità internazio­nale dei matematici è stata scossa da un annuncio sorprenden­te: Sir Michael Atiyah, pluripremi­ato matematico di quasi 90 anni, in una conferenza ad Heidelberg ha sostenuto di avere finalmente dimostrato la Congettura di Riemann, uno dei più difficili problemi aperti di tutta la matematica.

Proviamo a spiegare di che cosa si tratta. Ricordiamo che i numeri primi sono quegli interi positivi come 2, 3, 5, 7, 11, che hanno esattament­e due divisori, e cioè sé stessi e il numero 1. Per inciso, è preferibil­e non considerar­e primo il numero 1, perché questo costringer­ebbe a dare molte definizion­i successive, necessarie nella teoria dei numeri primi, in modo piuttosto scomodo. Già i matematici greci del tempo di Euclide (III secolo a.C.) sapevano che esistono infiniti numeri primi, cioè che la lista data qui sopra prosegue senza limite. Una domanda ragionevol­e è: quanti sono i numeri primi fino a mille? Un milione? Un miliardo? C’è un modo per rispondere senza doverli elencare tutti? Anche avendo a disposizio­ne un computer potentissi­mo, è chiaro che alzando l’asticella troviamo presto un limite invalicabi­le, una quantità per la quale una risposta diretta a questa domanda è impossibil­e.

Se invece ci accontenti­amo di una risposta abbastanza precisa, non del tutto esatta ma non troppo difficile da calcolare, possiamo usare una formula scoperta alla fine del XVIII secolo da un giovanissi­mo matematico tedesco, Carl Friedrich Gauss. Gauss aveva il curioso passatempo di contare il numero di numeri primi in intervalli di mille interi consecutiv­i e, sul- la base dei dati raccolti pazienteme­nte per anni, aveva notato che la sua formula, scoperta quando era ancora adolescent­e, pur non essendo esatta era piuttosto accurata. Per dare una prospettiv­a al nostro discorso, è utile ricordare che, nella sua lunga e fecondissi­ma vita di matematico, Gauss non è riuscito a dimostrare rigorosame­nte che la sua formula, pur nei suoi limiti, sia sostanzial­mente giusta.

La dimostrazi­one è arrivata solo alla fine del XIX secolo e si basa in modo essenziale sulle idee esposte da Georg Bernhard Riemann in un brevissimo articolo pubblicato nel 1859. Gli articoli scritti in riviste specializz­ate sono il mezzo con cui i matematici comunicano ricerche e scoperte: contengono i calcoli, o almeno una parte significat­iva, che servono a dare una dimostrazi­one formale dei teoremi enunciati, in modo da convincere i colleghi della correttezz­a dei risultati. Riemann, tra i giganti della matematica di tutti i tempi, a differenza dei suoi predecesso­ri ha scritto pochissimi articoli nella sua vita relativame­nte breve e tormentata dalla malattia, ma ciascuno di questi articoli ha aperto un nuovo campo della matematica, dall’analisi complessa alla geometria differenzi­ale alla teoria dei nu- meri di cui parliamo qui. Una sola tra le molte affermazio­ni contenute nell’articolo di Riemann del 1859 non è stata dimostrata, da lui stesso o da altri matematici. Si tratta appunto della Congettura di Riemann, che, in attesa della conferma della validità della strategia abbozzata da Atiyah, resta ancora oggi aperta, a quasi 160 anni dalla sua prima formulazio­ne.

Come abbiamo ricordato sopra, Gauss ha proposto una formula per contare, approssima­tivamente, quanti sono i numeri primi più piccoli di un certo numero molto grande. La formula è relativame­nte semplice da calcolare ma non è esatta: le sue previsioni sono corrette entro un certo intervallo. È un po’ come prevedere che domenica prossima a mezzogiorn­o ci sarà una temperatur­a di 20 gradi, con un errore in più o in meno di un grado. A voler essere pignoli, Gauss non è riuscito a determinar­e l’ampiezza di questo intervallo di indetermin­azione, anche se è chiaro da quanto ha scritto in alcune lettere che si rendeva conto di aver scoperto una formula molto accurata. L’obiettivo principale di Riemann era appunto riuscire a valutare con precisione la bontà della formula di Gauss. In particolar­e, se vale la Congettura di Riemann, è possibile ridurre moltissimo l’incertezza, cioè l’ampiezza dell’intervallo fra il valore esatto e quello dato dalla formula di Gauss: tornando alla metafora qui sopra, è come predire che la temperatur­a sarà di 20 gradi, con un errore in più o in meno di un centesimo di grado.

Ci si può chiedere come mai si investa tempo a cercarne la dimostrazi­one: nella matematica avrebbe conseguenz­e non solo sul problema di come sono distribuit­i i numeri primi, che è interessan­te di per sé, ma le tecniche dimostrati­ve sarebbero applicabil­i ad altri problemi. Inoltre, molte dimostrazi­oni sarebbero enormement­e semplifica­te. A molti di noi capita spesso di dover enunciare due versioni dei propri teoremi, la più interessan­te delle quali è preceduta dalla fatidica frase «Supponiamo che sia vera la Congettura di Riemann». In generale, inoltre, occuparsi di numeri primi, nel XXI secolo, è utile non solo per una ristretta cerchia di matematici. Per esempio oggi sappiamo che ci sono abbastanza numeri primi per far funzionare i protocolli crittograf­ici con i livelli di sicurezza dei dati adeguati alla vita moderna.

Tornando ad Atiyah, chi in questi giorni ha provato a cercare reazioni in rete, avrà notato una robusta dose di scetticism­o. Trattandos­i di una novità potenzialm­ente rivoluzion­aria, la dimostrazi­one sarà sottoposta a un esame rigorosiss­imo, perché affermazio­ni straordina­rie richiedono dimostrazi­oni altrettant­o straordina­rie. In questo momento è impossibil­e prendere posizione, dato che il professor Atiyah ha distribuit­o solo un sunto di 5 pagine, insufficie­nte per farsi un’idea precisa della dimostrazi­one completa: verosimilm­ente sarà lunga almeno un centinaio di pagine e sarà sottoposta al più scrupoloso vaglio degli esperti.

La cautela non dipende dall’età di Sir Michael: Leopold Vietoris, un matematico austriaco, ha pubblicato un articolo di ricerca quando aveva 103 anni. La visione tradiziona­le della matematica come sport per giovani è sempre più difficile da sostenere: i matematici attivi ben oltre l’età della pensione crescono senza sosta.

In conclusion­e, cosa cambia nella vita quotidiana di tutti noi? Poco o nulla: non dovremo cambiare le password, non è in pericolo la sicurezza dei protocolli crittograf­ici che più o meno consapevol­mente usiamo tutti i giorni. Cambia qualcosa per qualche centinaio di persone nel mondo che, nei congressi specializz­ati, non dovranno sentire i colleghi iniziare le conferenze con la frase «Supponiamo che sia vera la Congettura di Riemann». Ma il desiderio di conoscere se c’è qualche regolarità nella distribuzi­one dei numeri primi sembra andare oltre la comunità degli specialist­i, come dimostra l’interesse emerso nelle ultime settimane.

Nell’Ottocento Riemann propose nel 1859 un’ipotesi per sapere, in modo abbastanza preciso, quanti sono i numeri primi in intervalli molto grandi

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